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La passione di Ratzinger

Benedetto XVI e la musica come compagna di viaggio. «Ci fa sentire la grandezza di Dio»

Papa Ratzinger ci ha lasciato un libro “Sulla musica” e un CD “Alma Mater” con alcune registrazioni di Radio Vaticana in cui il Pontefice legge e canta brani e preghiere.

«Nel guardare indietro alla mia vita, ringrazio Dio per avermi posto accanto la musica quasi come una compagna di viaggio, che sempre mi ha offerto conforto e gioia» disse il 16 aprile del 2007 quando, per il suo ottantesimo compleanno, Gustavo Dudamel in Aula Paolo VI diresse la Stuttgarter Radio-Symphonieorchesters, perché, sottolinea il Pontefice, «la musica è veramente il linguaggio universale della bellezza, capace di unire fra loro gli uomini di buona volontà su tutta la terra e di portarli ad alzare lo sguardo verso l’Alto ed ad aprirsi al Bene e al Bello assoluti, che hanno la loro ultima sorgente in Dio stesso». «La musica ci purifica e ci solleva, ci fa sentire la grandezza e la bellezza di Dio» la riflessione fatta nell’ottobre del 2005 da Papa Ratzinger dopo il concerto dei Münchner Philharmoniker diretti da Christian Thielemann.

Tutto il percorso di vita di Papa Ratzinger è stato accompagnato dalla musica. Già in famiglia la musica era presente «Mio fratello è un grande musicista, ha fatto delle composizioni già da ragazzo per noi tutti, così tutta la famiglia cantava. Il papà suonava la cetra e cantava; mia madre cantava; mia sorella Maria suonava l’harmonium, sono momenti indimenticabili». L’armonium è stato il primo strumento che il padre aveva acquistato per i propri figli. Joseph era portato per la musica, mostrando un interesse molto vivo che gli ha permesso di imparare in fretta a leggere gli spartiti. Il rapporto molto stretto tra Joseph e il fratello Georg, che diventerà poi sacerdote e direttore del coro della cattedrale di Ratisbona (scomparso nel 2020). In casa tutti fanno musica.

 

 

Ma è a partire dal 1941 che il quattordicenne Joseph si avvicina a Mozart. Ogni domenica, all’ora di pranzo, iniziava una trasmissione radiofonica interamente dedicata a Mozart per l’anniversario dei 150 dalla morte e che a casa Ratzinger si era soliti ascoltare. È lo stesso Ratzinger a testimoniarci l’influenza mozartiana nella sua vita: «La gran parte della mia giovinezza l’ho trascorsa a Traunstein, città molto vicina a Salisburgo. Mozart è penetrato a fondo nelle nostre anime, e la sua musica mi tocca ancora profondamente, perché è luminosa e al tempo stesso profonda. La sua musica non è affatto solo di intrattenimento, contiene tutto il dramma dell’esistenza umana». Di Mozart amava ascoltare soprattutto il concerto per clarinetto e il quintetto per clarinetto.

Oltre a Mozart amava molto Bach (il più grande maestro di musica di tutti i tempi, secondo Ratzinger) «esprime irresistibilmente la presenza della verità di Dio» e Beethoven del quale prediligeva le Sinfonie, in particolare la Nona «La Sinfonia n.9 in re minore, questo capolavoro imponente, che appartiene al patrimonio universale dell’umanità, suscita sempre di nuovo la mia meraviglia» disse nell’ottobre del 2007, in Aula Paolo VI, dopo l’esecuzione diretta da Mariss Jansons alla guida di orchestra e coro della Bayerische Rundfunk.

Molti altri autori erano da lui frequentati, fra i quali Schubert, Mendelssohn, Vivaldi, Rossini, Verdi, Bruckner e anche il contemporaneo estone Arvo Pärt del quale ascoltò nel 2010 in Aula Paolo VI il “Cecilia, vergine romana” con l’Accademia di Santa Cecilia diretta da Neeme Järvi «L’opera di Pärt, vuole dare voce ad un’altra realtà, che non appartiene al mondo naturale: dà voce alla testimonianza della fede in Cristo, che in una parola si dice “martirio”. Interessante che questa testimonianza sia impersonata proprio da santa Cecilia: una martire che è anche la patrona della musica e del bel canto”.

 

 

Papa Ratzinger ci ha lasciato anche un libro “Sulla musica” pubblicato nel 2013 dalla Marcianum Press e un CD “Alma Mater” uscito nel 2009 con alcune registrazioni di Radio Vaticana in cui il Pontefice legge e canta brani e preghiere accompagnato dal coro dell'Accademia Filarmonica Romana.

Il 4 luglio 2015 gli fu insignito il Dottorato honoris causa dall’Accademia di musica di Cracovia ed è interessante rileggere il discorso che ci ha lasciato nel quale ha affrontato la tematica della grande musica sacra e il compito della partecipazione comune alla sacra liturgia.

L’amore per la musica e l’attenzione alla liturgia erano alla base di una delle “battaglie” che Benedetto XVI ha portato avanti, prima da cardinale e poi da Papa: quella sulla riforma della musica liturgica. Sul tema, molto controverso, il Pontefice aveva un’idea molto chiara: la musica pop sta influenzando negativamente quella liturgica. Desiderava che il canto gregoriano e la grande musica sacra del cui patrimonio la chiesa e ricca tornassero ad accompagnare la liturgia. «La risposta grande e pura della musica occidentale si è sviluppata nell’incontro con quel Dio che, nella liturgia, si rende presente a noi in Cristo Gesù. Quella musica, per me, è una dimostrazione della verità del cristianesimo. Laddove si sviluppa una risposta così, è avvenuto un incontro con la verità, con il vero creatore del mondo. Per questo la grande musica sacra è una realtà di rango teologico e di significato permanente per la fede dell’intera cristianità, anche se non è affatto necessario che essa venga eseguita sempre e ovunque. D’altro canto è chiaro però anche che essa non può scomparire dalla liturgia e che la sua presenza può essere un modo del tutto speciale di partecipazione alla celebrazione sacra, al mistero della fede».

Un auspicio che tutti ci auguriamo si realizzi nelle nostre chiese.

Giorgio Benati

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