Il cantautore Luca Bassanese, attivo dai primi anni 2000, affianca alla musica un importante impegno sociale, civile e per l’ambiente. Anche in virtù di questa sensibilità Bassanese sarà ospite, domenica 8 dicembre, della “Diretta del cuore” su Tva. Tre sono state sostanzialmente le tappe importanti che hanno segnato la carriera di Bassanese dal punto di vista artistico: l’ascolto assiduo di Fabrizio De André, il contatto quotidiano con il padre armonicista e l’incontro con il compositore, autore e regista Stefano Florio, con il quale ha creato un sodalizio artistico e umano nella realizzazione degli album e degli spettacoli, l’ultimo dei quali a Vicenza si è tenuto nella centrale piazza dei Signori a fine settembre, con la sua Piccola Orchestra Popolare, in occasione (guarda caso) proprio della Festa del Volontariato. E poco più di un mese fa è uscito il nuovo album del cantautore, intitolato “Liberiamo l’elefante! Venite gente pim pum pam”, anticipato dal singolo e dal video di “Credo in una scuola”. La sua musica può essere inquadrata in una sorta di folk d’autore, con sfumature world music, grazie anche alle numerose partecipazioni a festival europei. L’artista vicentino, infatti, è reduce anche quest’anno da vari festival europei, come lo Sziget in Ungheria, il Paléo in Svizzera, Esperanzah! e Dranouter in Belgio. Numerosissimi i premi vinti, l’ultimi dei quali proprio quest’anno: premio come miglior colonna sonora originale al Carnevale di Viareggio con il brano “Adelante”, che ha poi inserito nel nuovo album.
Luca, l’impegno per cause importanti è sempre stato nelle sue corde, sin dall’inizio?
Senza dubbio, anche perché comunque io intendo la musica come strumento che ha pure una funzione sociale: tramite la canzone, infatti, spesso le parole arrivano dove altri modi di comunicare non arrivano. E poi le canzoni servono a sensibilizzare, creare comunità. La cosa bella è che ho incontrato associazioni in tutta Italia ma anche all’estero. Ad esempio, siamo stati invitati a febbraio a suonare al municipio di Vienna, in occasione del ballo dei rifugiati che si tiene ogni anno per raccogliere fondi. È davvero un piacere poter dare il mio contributo per questa iniziativa promossa da Il Giornale di Vicenza e TvA Vicenza.
E a proposito di parole e storie, quanto di Luca Bassanese c’è nelle sue canzoni?
Sono indubbiamente storie autobiografiche in un certo senso, contengono sempre qualcosa di personale, anche perché quando parti dal presupposto di essere autentico è inevitabile mettere qualcosa di te tra i versi. E ne ho un ritorno anche io, perché è chiaro che dare luce a determinate storie mi dice che esiste un mondo possibile fatto di grande umanità.
Però in un mondo che ha (ri)scoperto l’odio come si fa a mantenersi umani e solidali?
Sono fiducioso, già si stanno creando anticorpi a questo odio. A volte anche solo un sorriso, magari da parte dell’automobilista a fianco a te in colonna, ti dà qualcosa. Non dimentichiamo che alimentarsi di odio distrugge; alimentarsi invece di bellezza ci dà quella linfa vitale che è indispensabile.
L’indipendenza nella musica oggi come oggi è una scelta o una costrizione?
Diciamo che è un po’ uno stile di vita per avere la massima libertà. Lo si può infatti estendere a qualsiasi cosa. Essere indipendenti nella vita di tutti i giorni non è facile, ma vuole dire cercare di circondarsi di persone con le quali fai un percorso umano e non solo di lavoro. Così anche il cammino diventa più facile passo dopo passo.