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Dal 20 al 24 gennaio

Vicenzaoro January, al via l’edizione più grande di sempre

In Fiera 1.300 espositori provenienti da 36 Paesi con tantissimi brand affascinanti. L'intervista al direttore Marco Carniello.

Ha lavorato senza sosta durante la pandemia, quando molti si chiedevano cosa ne sarebbe stato delle manifestazioni fieristiche. Ora Marco Carniello, direttore delle fiere Fashion & Jewellery di Italian Exhibition Group, guarda con soddisfazione ai numeri di Vicenzaoro, che hanno superato non solo quelli pre-Covid, ma di tutti i quasi 70 anni di storia del salone. All’inaugurazione, oggi alle 11.30, sono attesi il ministro delle imprese Adolfo Urso, il presidente del Veneto Luca Zaia, il sindaco Francesco Rucco, il presidente di Ieg Lorenzo Cagnoni. 

Direttore, oltre 1.300 espositori da 36 paesi, e avete addirittura aggiunto tensostrutture. Non siete solo sopravvissuti, ma inaugurate una Vicenzaoro da record. 
È esattamente così, perché l’occupazione del quartiere non è mai stata così alta, sia per quanto riguarda i padiglioni, con un’altissima densità, sia per il fatto che siamo dovuti ricorrere a delle tensostrutture esterne, due delle quali si attaccano al padiglione dei macchinari per aumentarne la superficie, con una crescita di T.Gold del 10%. Per quanto riguarda i volumi è la fiera più grande che abbiamo mai realizzato, speriamo che sia anche la più bella. 

C’è qualche paese che cresce particolarmente? 
Hong Kong è tornato ai livelli prepandemia, la Thailandia è cresciuta, l’India è aumentata molto e poi restando in Europa il Belgio e la Svizzera, grazie agli orologi. 

Un risultato che non arriva del tutto a sorpresa. 
Già a settembre si erano visti segnali molto confortanti riguardo alla rilevanza che Vicenzaoro sta assumendo nel mondo delle fiere B2B del gioiello, erano venuti moltissimi stranieri in più rispetto al pre-Covid. Negli anni di pandemia non siamo rimasti fermi né siamo indietreggiati, ma abbiamo fatto un balzo in avanti. Per noi è stata una grande opportunità, c’è stata qualche buona intuizione, una buona gestione e anche qualche colpo di fortuna. La fortuna però aiuta gli audaci. 

Gli audaci, ma anche chi lavora bene, visto che mentre voi organizzavate manifestazioni il vostro principale competitor europeo non è sopravvissuto. 
Abbiamo lavorato, cambiato continuamente format, cercato cose nuove, affrontato il tema degli allestimenti e le questioni commerciali. E tutto questo sempre con la cultura del fare, che è quella del territorio, mai allontanandoci dalla nostra visione. Non siamo mai indietreggiati rispetto a un modello di fiera che alla natura transazionale abbina quella culturale, compreso ViOff e tutto quello che si porta dietro. In questa fase avremmo potuto decidere di tagliare certe cose per concentrarci su altre, invece abbiamo continuato a lavorare moltissimo sul concetto di informazione, educazione e valorizzazione del territorio attraverso ViOff, che si è sempre tenuto. Questo è molto coerente con il nostro concetto di boutique e di bellezza, che non è associabile a un lusso che guarda solo al materiale prezioso, ma anche all’arte e alla capacità di goderne e di vivere in una città che ha oreficeria da settecento anni. 

In questo avete anche sempre coinvolto tutto il settore. 
Per noi questo rapporto è essenziale. La fiera serve la community e i suoi bisogni, non il contrario. È necessario ascoltarla, accoglierla e questo abbiamo fatto. Certamente questo richiede più attenzione e fatica. 

Una delle novità è Time, che con una cinquantina di aziende amplia il lavoro iniziato con marchi di orologeria indipendenti. 
Questa è la via giusta per noi. Dobbiamo proporre alle gioiellerie, ai distributori e agli importatori che vengono a Vicenza prodotti interessanti e Time è un mix di cose consolidate e novità, sia in termini di brand che di tecnologie. Questo va nella direzione del nostro nuovo claim: “Discover more”. La visita alla fiera è un grande percorso di scoperta ed ispirazione. Chi viene investe il suo tempo per trovare cose nuove che non conosceva e che possono aiutarlo nel suo business: Time è la giusta offerta. Continuiamo poi a mantenere tutta la componente culturale legata a VO Vintage, sempre molto focalizzato sugli orologi. Oggi è il momento di investire su questo, visti anche gli scenari internazionali, e crediamo che Vicenzaoro possa dare enormi opportunità al mondo dell’orologeria. 

Grazie a questo lavoro sono tornati o si sono aggiunti marchi internazionali importanti, penso ad esempio a Schreiner rientrato l’anno scorso. 
Sì. Novità di questa edizione è ad esempio il colosso tedesco Diamond Group, ma abbiamo tante aziende nuove e moltissime richieste. 

Avete ampliato le superfici con le tensostrutture, adesso si attendono i lavori… 
Il tema degli spazi diventerà sempre più importante. I risultati di oggi richiedono che i progetti che avevamo in testa vadano avanti. Durante il Covid ci si chiedeva se le fiere sarebbero ripartite, oggi siamo ancora più grandi di prima. 

Una novità è la giornata dedicata agli studenti, che potrebbero essere gli orafi di domani. 
Ci teniamo molto, perché il settore ci chiede a gran voce di supportarlo nell’attrarre i giovani a lavorare nelle aziende. Come minimo, quindi, dobbiamo aiutarli portando qui i ragazzi, facendo vedere che è un settore “figo”, una grande opportunità per loro e convincerli a investire in questo mondo quando faranno le loro scelte professionali. Dall’altro lato dobbiamo lavorare con le associazioni e le scuole affinché i programmi siano adeguati.

Maria Elena Bonacini