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All’interno del salone

Gli stand vanno oltre la protesta. L’ad Peraboni: «Grazie alle autorità»

Nessun intoppo tra i padiglioni, ma lunghe code e affluenza intensa, tra orologeria unica, design e creatività da tutto il mondo
Gli stand di VicenzaOro: all’interno del salone sono continuati gli affari con lunghe code FOTO TONIOLO
Gli stand di VicenzaOro: all’interno del salone sono continuati gli affari con lunghe code FOTO TONIOLO
Gli stand di VicenzaOro: all’interno del salone sono continuati gli affari con lunghe code FOTO TONIOLO
Gli stand di VicenzaOro: all’interno del salone sono continuati gli affari con lunghe code FOTO TONIOLO

Le manifestazioni non turbano gli affari. Le annunciate proteste anti-Israele svoltesi ieri non hanno avuto particolari ripercussioni all’interno dei padiglioni fieristici. Se, infatti, l’eco delle proteste è ovviamente arrivata e gli scontri erano uno degli argomenti discussi nei corridoi, le uniche preoccupazioni sono state quelle relative al traffico e alle lunghe code, dovute all’alto afflusso di visitatori (ieri mattina le file per la registrazione e ai tornelli erano importanti) e al traffico deviato per consentire lo svolgimento del corteo. 

Stand chiusi, per sabbath

Le proteste hanno colpito ancora meno gli stand degli espositori di religione ebraica, molti dei quali provenienti da altre nazioni, diversi dei quali il sabato restano chiusi in osservanza dello sabbath. Per questo, l’ad di Ieg Corrado Peraboni ha voluto «ringraziare la prefettura, la questura, tutte le autorità competenti per la gestione dell’ordine pubblico e l’amministrazione comunale per il grande lavoro che è stato fatto per garantire che un evento di grande importanza per il territorio venisse rovinato. Senza contare che non esiste un padiglione israeliano, ma esistono espositori israeliani, come in molte altre fiere, ma evidentemente questi signori non se ne sono accorti». 

Il salone dedicato all'orologio

Accanto alla folla in attesa di entrare a Vicenzaoro, una bella affluenza ha riguardato anche VO Vintage, il salone dedicato all’orologio e al gioiello d’epoca e retro, unica area aperta anche ai collezionisti privati, in corso fino a lunedì. Negli oltre 40 stand pezzi rari, che raccontano storie.

Il Rolex in missione di pace a Gaza

Tra queste, una iniziata proprio a Gaza, da un soldato svedese di stanza là nel 1966. A raccontarla Elvio Piva, titolare dell’orologeria Tempus di Padova. L’orologio in questione è un Rolex Submariner prodotto tra il 1965 e il 1966 ed acquistato allo spaccio militare di Cipro da un militare della UN Emergency Force di stanza a Gaza. «Questo pezzo - spiega Piva - è stato utilizzato dal primo proprietario per tutta la propria vita, durante missioni in Israele, Egitto e Siria. L’ha poi rivenduto nel 2017, insieme al suo basco, alle onorificenze ricevute, ai certificati di garanzia e al bracciale originale. All’epoca costava 300mila lire, adesso il suo valore è tra i 50 e i 60 mila euro».

Un’altra è quella dell’orologio che ha rivenduto da poco tempo, regalato da Michael Schumacher all’allora team manager della Benetton, quando gli diede il “via libera” per il trasferimento alla Ferrari.

A volte, però, gli stessi proprietari sono ignari di ciò che hanno. «Un privato aveva acquistato un Rolex Daytona a Londra e, vedendo che aveva una firma, temeva fosse un falso. Dopo 25 anni, quando ce l’ha venduto, abbiamo scoperto che era stato prodotto nel 1975 in soli tre esemplari su ordine del sultano Qaboos Bin Said Al Said, come regalo per importanti personalità e che quindi il suo valore era di varie centinaia di migliaia di euro. In Medio Oriente è infatti diffusa l’usanza di far realizzare orologi personalizzati da regalare. Ne abbiamo avuto uno di Gheddafi e ne abbiamo uno di Saddam Hussein». In vetrina su una custodia con incisa l’aquila irachena, fa bella mostra un Patek Calatrava in Oro bianco.

Anche tra i gioielli sono tante le rarità e le curiosità

Come quelle proposte da Graziella Barbotto allo stand della Gioielleria Piccolo di Milano, che spiega anche una differenza che sfugge ai più. «D’epoca e vintage - afferma - non sono sinonimi: se si parla di gioiello d’epoca, si guarda infatti al Settecento, Ottocento e ai primi del Novecento, mentre il vintage inizia dalla fine degli anni Cinquanta, fino ai Sessanta. Ci sono grosse differenze, anche nei materiali».

Uno di questi è il jet vittoriano, del quale ha portato alcuni pezzi. «Si tratta di un legno fossile, utilizzato dalla regina Vittoria per i suoi gioielli da lutto e che per questo divenne subito di moda. Fu copiato anche in Francia, ma con il Jais, che è una pasta vitrea, quindi un materiale molto diverso. Il jet, però, che è un materiale molto bello e leggero, non è ancora molto capito in Italia». Un’altra curiosità è una collana russa dell’inizio dell’Ottocento proveniente da San Pietroburgo «con microperle naturali, smeraldi, smalti e paste, una particolare pasta vitrea lavorata in base al colore che si voleva ottenere». 

Maria Elena Bonacini