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Il dibattito

Persone e idee, l’azienda come un romanzo

Si è dibattuto ieri sul rapporto tra impresa e letteratura (Foto Colorfoto/Toniolo)
Si è dibattuto ieri sul rapporto tra impresa e letteratura (Foto Colorfoto/Toniolo)
Si è dibattuto ieri sul rapporto tra impresa e letteratura (Foto Colorfoto/Toniolo)
Si è dibattuto ieri sul rapporto tra impresa e letteratura (Foto Colorfoto/Toniolo)

Raccontare l’identità e il passato, ma anche disegnare il futuro. È ciò che il romanzo può fare per l’impresa, a patto però di superare alcuni pregiudizi. Il tema è stato al centro dell’incontro “La letteratura e l’impresa”, ieri a palazzo Chiericati. Uno spazio che ha visto intervenire - moderati dal caposervizio Economia del Giornale di Vicenza, Piero Erle - Cristina Ghiringhello, direttrice di Confindustria Ivrea e Canavese, Giuseppe Lupo, scrittore e docente di Letteratura italiana contemporanea all’università Cattolica del Sacro Cuore, Domiziano Pontone, global sales senior director di Gi Group e Luca Vignaga, autore di “L’impresa è un romanzo”, da cui il dibattito si è sviluppato.

«La letteratura è estremamente utile all’attività aziendale – spiega lo scrittore, amministratore delegato di Marzotto Lab -, il romanzo per le sue caratteristiche intrinseche è in grado di trascinarci e certi libri storici hanno anche la capacità di creare scenari che spesso si realizzano. Mi sono chiesto cosa possa tenere insieme la grande complessità del mondo imprenditoriale e la comunità di persone che è l’azienda. Forse la risposta è il romanzo, che per la capacità di raccontare una storia ed essere una progressione di alcuni fatti può rappresentare non solo il passato dell’azienda ma il suo futuro».

Ma se il mondo dell’impresa chiede aiuto a quello della letteratura, la risposta non è sempre quella attesa: «Se guardiamo all’esperienza del Novecento, ma anche a quella degli ultimi anni – sottolinea Lupo - ci accorgiamo che il più delle volte il tipo di sguardo che gli scrittori rivolgono all’azienda è pregiudiziale. L’impresa viene sempre raccontata secondo alcuni temi, la delocalizzazione, la dismissione, la precarietà, la morte sul lavoro. Un altro modo di guardare c’è, ma non viene sviluppato. Occorre adottare un approccio onesto e non ideologico». Puntando con forza sul dialogo tra il mondo dell’impresa e quello della cultura, come fa Ivrea, “città industriale del Ventesimo secolo”, patrimonio dell’Unesco, sulla scorta dell’eredità olivettiana. «Olivetti ha costruito un programma politico sull’idea di comunità – osserva Ghiringhello - e anche oggi per noi la comunità è un luogo dove le persone, tra operai, dirigenti, imprenditori, rappresentanze sindacali, industriali o politiche, si trovano per dibattere». Come i due mondi siano interconnessi lo spiega Pontone: «Non potrei essere un manager se non fossi uno scrittore e un accanito lettore. Francis Bacon diceva che la lettura rende l’uomo completo, il dialogo lo rende pronto e la scrittura preciso. È grazie alla conoscenza di culture diverse che in azienda riesco a gestire decine di persone di nazionalità diverse». 

Laura Pilastro