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L'intervista

Bias: «Sperimentazione e chimica con gli artisti. I nostri cantanti sono iper-sensibili»

Nicolas Biasin, produttore, protagonista del primo incontro "Talenti" mercoledì 21 febbraio all'Università
Bias, al secolo Nicola Bisin, nella sua casa-studio
Bias, al secolo Nicola Bisin, nella sua casa-studio
Bias, al secolo Nicola Bisin, nella sua casa-studio
Bias, al secolo Nicola Bisin, nella sua casa-studio

Nicolas Biasin in arte Bias la sera di Sanremo ha esultato ed insieme ha sofferto. La sua amica Madame non era sul palco ma ha comunque vinto, come autrice del brano di Angelina Mango. E la canzone triste di Sangiovanni gli ha anticipato che le cose non sarebbero andate bene per il suo amico, che qualche giorno fa ha comunicato pubblicamente di non stare bene. Bias, 24 anni, lavora dietro le quinte dei brani ma vive alla ribalta della musica: lo racconterà - intervistato da Luca Ancetti - mercoledì 21 febbraio alle 18.30, al primo degli 11 incontri del ciclo "Talenti" che Il Giornale di Vicenza ha organizzato con la sede vicentina dell'università di Padova, nella sala 8 dell'edificio di viale Margherita 87. Si può partecipare (seguirà un aperitivo), le iscrizioni qui.

Bias, il suo mestiere è il producer ma lei nasce dj. Come si è evoluto il suo lavoro in un tempo rapidissimo?
Da dj mi piaceva la musica elettronica, ci trovo qualcosa di radicalmente diverso rispetto a tutto quello che ho ascoltato. Ho capito che molti dj noti e molto forti potevano produrre la propria musica. Era quello che volevo fare io. È successo che in Italia la scena urban si è riempita di proposte, il genere rap e trap ha inondato gli ascolti e in quel periodo ho conosciuto Francesca (Calearo, sul palco è Madame, ndr) attraverso un collega che faceva il pr per le discoteche: e semplicemente parlando con lei abbiamo capito che potevano fare qualcosa insieme e potevo fare il producer.

Ha fatto studi specifici?
No, sono autodidatta, ascolto il mio essere artista, e lo unisco all'uso degli strumenti tecnologici. Ci sono corsi, anche molto costosi, in cui si impara a diventare producer, ma oggi i tutorial gratuiti non mancano, poi bisogna sperimentare a lungo. Non sono un nerd al computer, uso programmi in modo basico e cerco di sviluppare la creatività. Se parliamo dei miei studi alle superiori, sono stati travagliati: dal liceo artistico a quello musicale al Pigafetta, poi il Canova artistico serale per due anni. Un diploma ce l'ho. Suono il pianoforte da autodidatta, compongo le parti al computer.

Come entra in sintonia con gli artisti di cui si occupa?
Parlando molto, ci vuole della psicologia per arrivare a capirsi. In studio metà del tempo lo investiamo nel confronto, su tutto. Ci vuole una bella chimica per fare un buon prodotto. Con Madame, Sangiovanni e gIANMARIA è stato così: abbiamo puntato sull'amicizia, è stato più facile lavorare. Con altri artisti che vengono in studio e non c'è tempo per conoscersi, vogliono solo finire il brano, non è la stessa cosa.

Lei produce, la casa discografica diffonde. Funziona così?
Quasi, ma è più complesso. Io guido i musicisti, ho la supervisione della registrazione, dei mixaggi, del mastering. Le case discografiche hanno in mano l'artista.

Sono molto diversi i tre artisti vicentini che lei ha contribuito a lanciare?
Hanno modi di reagire diversi. Francesca-Madame ha messo una pietra dopo l'altra, ha un substrato, ed in fondo questo secondo Sanremo l'ha vinto non partecipando direttamente, dopo il primo Sanremo in cui si è fatta conoscere. Un passo alla volta, il suo motto all'epoca era "parlare lento ma violento". Giò-Sangiovanni ha fatto un percorso di palco e televisivo che lo ha portato ad una popolarità pazzesca velocemente, non è facile mantenere l'equilibrio. È un attimo perdere la testa in questo ambiente che è molto, molto competitivo, e lui ha fatto bene a fermarsi e a cercare di ricucirsi. gIANMARIA è ancora diverso, molto sensibile, e abbiamo compiuto insieme un bel pezzo di strada. Ecco se devo dire gli artisti sono tutti persone iper sensibili e per affrontare l'impatto di questo lavoro devono fare un percorso.

Anche lei ha qualche cosa di personale che vorrebbe produrre?
Sì, spero di realizzarlo nei prossimi anni. La musica è il mondo in cui voglio stare. Tutto quello che faccio, anche i viaggi e ogni tipo di esperienza, alla fine si riconducono alla voglia di crescere musicalmente.

Nicoletta Martelletto