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La riapertura senza più cantieri

La firma e la consegna con la passeggiata simbolica

Bentornato Ponte. Per l’inaugurazione con il nastro tricolore bisognerà attendere il 3 ottobre, ma la festa spontanea che venerdì scorso ha salutato la chiusura dei lavori è un’anteprima andata oltre le aspettative. E dopo sette anni di attesa si può finalmente brindare. Insieme, maggioranza e opposizione, «sul monumento simbolo della città – parole del sindaco Elena Pavan - nel quale tutti ci riconosciamo». Tutti i bassanesi, tutti i loro amministratori, e tutti gli Alpini. Ieri a rappresentarli c’era una delegazione dei vertici Ana e della sezione Monte Grappa, ma non c’è dubbio che l’emozione sia stata condivisa dalle penne nere in ogni angolo d’Italia. Il restauro infinito: così è stata definita la lunga serie di operazioni che ha rimesso il Ponte in salute. Era la fine dell’inverno del 2014 quando i segnali di cedimento della struttura si erano fatti inequivocabili e si era dovuto avviare l’iter di recupero. I primi due anni sono trascorsi tra indagini e interventi d’urgenza per la messa in sicurezza, i restauri in senso stretto sono iniziati nel 2016 con l’affidamento alla trevigiana “Vardanega Costruzioni”. Due anni e molte polemiche più tardi, il cambio in corso d’opera che ha messo il cantiere nelle mani della trentina “Inco”. Da allora, la strada è stata in discesa e senza eccessivi intoppi si è arrivati alla consegna avvenuta nelle mani di Elena Pavan, terzo sindaco dopo Stefano Cimatti e Riccardo Poletto alla guida della città nel periodo dei restauri. Nella sede degli Alpini, in borgo Angarano, ci sono i vertici dell’amministrazione, quelli dell’Ana e della Inco. Il sindaco evidenzia quanto il momento fosse atteso, ringrazia tutte le persone che hanno contribuito al restauro e si va all’atto che chiude i lavori. Per il Comune firma il dirigente dell’area tecnica, Walter Stocco, per la Inco l’amministratore Leonello Ruatti. «Siamo genuinamente emozionati – commenta Elena Pavan -, ma anche consapevoli che adesso cominci il bello e che potremo finalmente gustarci il nostro caro “vecio”». L’assessore ai lavori pubblici Andrea Zonta indossa il cappello con i gradi da ufficiale e la sua espressione lascia intendere tutto il sollievo per la fine dell’odissea. Si firma, si applaude, e Roberto Oss Emer, titolare della Inco, riconosce che anche per l’impresa «i lavori sul Ponte sono stati speciali. Parliamo di un monumento nazionale, non di una struttura come le altre». Tutti giù, all’accesso da Angarano. Sindaco e assessori, ma anche le maestranze cui va il primo applauso, i consiglieri di maggioranza e quelli di opposizione. Più molti cittadini che non vogliono perdersi la “prima”. Si aprono i cancelli, è una selva di smartphone - non sia mai che il momento solenne non finisca immortalato - e inizia la passeggiata simbolica sul Ponte rimesso a nuovo. Simbolica perché, necessariamente, in forma ridotta, mascherata e distanziata, ma con i capigruppo in consiglio, con la Giunta e con l’Ana, è come se ci fosse tutta la città e non solo. Parte un grido di gioia “W gli Alpini!” ed è come tornare alla grande Adunata del 2008. Abbracci e festa «perché – dice l’ex vicesindaco Roberto Campagnolo – è una soddisfazione veder concludersi un lavoro che avevi iniziato». «Questo ponte è anche tuo» gli dice Elena Pavan: mesi e mesi di polemiche dimenticate, almeno per qualche ora. «Un lavoro sofferto – evidenzia l’ex sindaco Riccardo Poletto – ma proprio per questo motivo ora la contentezza è maggiore». All’altro capo del Ponte spuntano vassoi con l’aperitivo: lo stato maggiore della Nardini ha preparato la sorpresa. In alto i calici, si brinda. Bentornato, Ponte. .

Lorenzo Parolin