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Le Penne nere decisive come nella ricostruzione del 1948

Alpini sempre in prima linea: "Riscriviamo la storia"

In prima linea per la ricostruzione del 1948, in prima linea anche oggi. Gli Alpini per il loro Ponte ci sono sempre. Una simbiosi totale, quella che lega le Penne nere al monumento palladiano, da quando parteciparono alla ricostruzione postbellica. C’erano diversi alpini reduci di guerra, infatti, nelle fila della ditta incaricata a quell’epoca dei lavori, la Giulio Tessarolo e Figli di Rosà. Poi quando si è trattato di rispondere di nuovo «presente», ai primi del 2014, non si sono fatti attendere, tanto da entrare di petto nella grande campagna di solidarietà “Aiutiamo il Ponte di Bassano”, che assieme al comitato degli Amici di Bassano, all’amministrazione di allora, al Giornale di Vicenza e a Tva, ha portato avanti la raccolta fondi per i lavori di restauro. Una mobilitazione generale, che ha visto gli Alpini farsi garanti del conto corrente nel quale venivano versati i soldi. «È stato un grande orgoglio essere coprotagonisti di quella grande mobilitazione popolare - racconta il presidente dell’Ana bassanese, Giuseppe Rugolo - e oggi nei nostri cuori c’è grande gioia per la fine di questo restauro. Tutta la città aveva voglia di riappropriarsi del suo amato ponte». «Il Ponte è casa nostra, non potevamo non esserci, con un grande atto d’amore», sottolinea il presidente nazionale dell’Ana Sebastiano Favero, che è anche collaudatore statico dei lavori. «Sicuramente è stato un percorso tribolato - ricorda Rugolo - e ci sono stati dei giorni di sofferenza. L’iter non è stato dei più semplici: in particolare, c’era molta incertezza e ci sono stati dei passaggi a vuoto. Ma sono stati soprattutto i tempi a lasciarci sgomenti». Rugolo rivolge un pensiero anche chi ha sofferto più degli altri per le ripetute chiusure del monumento, e quindi i commercianti di quella zona della città: «Ci tengo a ringraziare chi ha patito più degli altri le chiusure, che comunque erano necessarie - afferma -. I commercianti hanno avuto disagi anche economici. Se poi pensiamo che a volte alle chiusure si sovrapponeva la zona rossa dovuta alla pandemia, capiamo bene che c’era letteralmente da piangere». Ciò non ha impedito comunque di tenere lo sguardo fisso all’obiettivo. «Già ai tempi della grande campagna di raccolta fondi si percepiva che il restauro del ponte era un obiettivo comune - sottolinea il presidente della “Montegrappa” - ma anche durante la pandemia la nostra associazione si è data da fare, e avere uno scopo comune ci è servito anche per mantenerci uniti e coesi, considerato che per l’emergenza sanitaria tutte le altre manifestazioni sono state annullate. La campagna, però, è stata veramente qualcosa di unico, che ha portato un grande entusiasmo». Poi, una volta chiusa la raccolta, con la bellezza di 170mila euro in cassa, si è passati ai fatti. Se i soldi raccolti dalla campagna di solidarietà sono stati utilizzati per la nuova pavimentazione del monumento, l’Ana nazionale si è occupata invece in toto delle spese per la nuova illuminazione del Ponte degli Alpini. Certo, perché le nuove luci sul ponte sono a totale firma alpina. Basti pensare che se da una parte la sezione di Bassano, e quindi Rugolo in prima persona, firma ufficialmente i lavori del nuovo impianto (finanziati dall’associazione nazionale), un altro alpino doc, il friulano Giovanni Perin, è il titolare della ditta che lo ha sistemato, la Grimel di Fontanafredda. Insomma, si può proprio dire che, oggi come allora, il Ponte brilla davvero di luce alpina. «Ci teniamo a ringraziare tutti coloro che in questi anni hanno lavorato per il ponte - chiude Sebastiano Favero, presidente dell’Ana nazionale -. Con l’inaugurazione del prossimo 3 ottobre, avremo anche uno filo che ci legherà alla grande inaugurazione del ’48. Oggi come allora, possiamo dirlo senza incertezze: stiamo vivendo un momento storico».

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Enrico Saretta