La gara tra le pizzerie riscalda il clima d'autunno

Il contest del GdV 07 ott 2020
La pizza napoletana può fregiarsi del riconoscimento Unesco La pizza napoletana può fregiarsi del riconoscimento Unesco

Il meteo aiuta: con l'abbassarsi delle temperature viene più facile pensare di votare una fumante pizza margherita piuttosto di un fresco gelato al pistacchio e fiordilatte. Ad ogni modo, conclusasi lo scorso lunedì (con le tanto attese premiazioni) la gara volta ad eleggere la migliore gelateria del territorio berico, è adesso arrivato il momento di scegliere "La pizzeria dell'anno". Ci sarà tempo fino a metà del mese di dicembre per questa seconda edizione dedicata al prodotto cento per cento "made in Italy" più amato in tutto il mondo.

 

Ai lettori, come di consueto, sarà chiesto di votare quel locale dove mangiano un prodotto da leccarsi i baffi. Alla gara sono ammesse le pizzerie d'asporto e quelle che hanno anche una parte di ristorante. Il locale deve trovarsi a Vicenza o in provincia: detto questo, sono tutti invitati a votare. Il meccanismo è sempre lo stesso: è sufficiente ritagliare i coupon, compilarli e inviarli o consegnarli a mano alla redazione di Vicenza, in via Fermi 205. Non saranno ritenuti validi: le fotocopie dei tagliandi, quelli non completati con i dati in tutte le parti e le schede provenienti dalle pagine di altri giornali (Brescia Oggi o Arena di Verona). Chiediamo inoltre ai chi vota di non pinzare con la spillatrice i coupon, ma d'inserirli invece all'interno di una busta o di un sacchettino di modo da agevolare la procedura di conteggio. Per animare la gara saranno pubblicati, di tanto in tanto, dei tagliandi speciali con valori che vanno da 20 a 200 punti.

 

I sostenitori dovranno dunque prestare attenzione per non lasciarseli sfuggire. Inoltre sarà possibile seguire l'andamento della sfida tramite le classifiche provvisorie pubblicate sul quotidiano. Ma come nasce la pizza? Qualcuno attribuisce la sua origine al cuoco napoletano Raffaele Esposito che preparò la "Margherita", proprio come oggi la conosciamo, per onorare la regina Margherita di Savoia. La decorò con pomodoro, mozzarella e basilico, ovvero i tre colori della bandiera italiana. La parola pizza appare per la prima volta per iscritto a Gaeta, nel 997, mentre nel XVI secolo a Napoli un pane schiacciato è stato chiamato pizza, ma era soltanto una storpiatura della parola "pitta". Oggi la pizza è un orgoglio italico conosciuto e amato in tutto il mondo, che si presta a infinite variazioni. Ma non è tutto perché la pizza napoletana, già riconosciuta dal 2010 "Speciale tradizione garantita", a dicembre dell'anno scorso è stata ufficialmente dichiarata patrimonio Unesco. Tra le motivazioni: "il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l'impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale". Ci sono però alcune caratteristiche precise che distinguono la pizza napoletana da tutte le altre: il cornicione morbido e alveolato di circa 1-2 centimetri, la pasta centrale alta tre millimetri e condimenti semplici.