Il 2020 non è certo un anno facile per il settore della ristorazione, ma è anche per guardare al futuro con speranza e ottimismo che il Giornale di Vicenza ha dedicato alle pizzerie il nuovo contest, la seconda edizione della "Pizzeria dell'anno". In attesa del prossimo tagliando speciale del valore di 30 punti, che sarà pubblicato mercoledì, invitiamo i lettori a inviare o consegnare alla redazione del GdV le schede raccolte finora. Questo ci consentirà di intervistare i vostri pizzaioli preferiti per scoprire qualcosa di più sul loro prodotto e sul loro locale. Sono ammesse alla sfida anche le pizzerie che hanno partecipato nel 2018, le pizzerie d'asporto e quelle che hanno anche una parte di ristorante.
L'ESPERIENZA. «Per far fronte prima allo stop legato all'emergenza sanitaria, poi al rallentamento del lavoro i ristoratori berici hanno dovuto reinventarsi e rimboccarsi le maniche; ma finora si è comunque perso circa il 30 per cento del fatturato - racconta Gianluca Baratto presidente di Fipe-Confcommercio Vicenza e gestore del ristorante Remo Villa Cariolato -. Tra consegne a domicilio, asporto e plateatici esterni ai locali qualcosa si è salvato. Ma reinventarsi non sempre è facile anche perché l'obbligo di eliminare tavoli per garantire il distanziamento sociale comporta inevitabilmente meno coperti e, con l'abbassarsi delle temperature, sarà difficile sopperire a questa mancanza con l'utilizzo degli spazi all'aperto». E per capire di cosa si sta parlando, ecco alcuni numeri di riferimento: le attività vicentine appartenenti alla "Ristorazione con somministrazione" sono 2509, di cui 756 con vendita di pizze. «I clienti si sono dimostrati attenti e sensibili alle norme anti contagio - prosegue Baratto - ma le notizie sulla situazione nazionale legata alla pandemia non fanno ben sperare. Per fare un rapido riepilogo degli ultimi mesi, possiamo dire che sul fronte ristorazione il lavoro è ricominciato praticamente a giugno, ma senza dimenticare che sono saltate cerimonie di ogni tipo e compleanni. Dopo un'estate buona e un settembre discreto, in cui le persone avevano ripreso la voglia di uscire di casa e la fiducia nel farlo, le informazioni di ottobre stanno nuovamente portando scetticismo. Se la curva dei contagi continua a salire, è logico che a calare sarà il desiderio di uscire di casa; c'è un blocco mentale nella clientela, ma temo che stavolta sarà davvero dura reinventarsi. Il delivery, ad esempio, è stato quasi un modo per ingannare il tempo: dona infatti più soddisfazione mentale che economica. Non resta dunque che sperare non sia necessario un nuovo lockdown e nel frattempo rispettare le regole sia quando si vestono i panni del cliente, sia quando si è ristoratori».