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Pallone d'argento

Rayan e i 7 Comuni. Il portiere per caso che sognava di fare il bomber

di Stefano Angonese
Abdalla, 22 anni, è cresciuto in Altopiano: «Negli Allievi giocavo attaccante poi il mister mi ha messo tra i pali»

Il sogno? Fare l'attaccante, alla "Ibra". E per uno scampolo di carriera a livello giovanile c'era pure riuscito. «Al martedì, comunque, quando facciamo la partitella in allenamento gioco davanti e mi trasformo». La realtà, però, salvo quando si avventura in qualche uscita spericolata ("eh, ma mister Maino mi tiene al guinzaglio"), lo vede confinato a proteggere la porta della 7 Comuni 1967, una delle squadre di vertice nel girone F di Seconda categoria.

Dalle piramidi all'Altopiano di Asiago

Lui è Rayan Abdalla, nato nel 2002 in Egitto, a Il Cairo, anche se all'ombra delle piramidi c'è rimasto davvero poco. «Mamma è originaria di Asiago e già dopo circa un anno eravamo di ritorno sull'Altopiano. Lì comunque vive ancora mia sorella, con cui sono sempre in contatto, e quando posso vado a trovarla». Il pallone diventa presto un suo compagno di giochi e il campo "Zotti" il giardino di casa. «All'inizio mi allenavo soltanto, niente partite. Ma col tempo i miei amici mi hanno convinto. Ho cominciato da difensore centrale».

Non c'erano portieri e hanno scelto me

E poi? «Non avevamo portieri e così l'allenatore ha scelto me, per necessità». O, forse, perché le qualità già s'intravvedevano. E, al netto di una estemporanea "fuga in avanti" in cui si diverte e segna ("una decina di gol con gli allievi"), il destino di Rayan è scritto e, con buona pace sua, è tra i pali. Si ispira a David de Gea, portiere iberico ex Atletico Madrid e Manchester United. «Mi è sempre piaciuto, per la sicurezza nelle uscite e per l'abilità negli interventi di piede».

E la capacità di lettura e tempismo nelle uscite, unitamente all'istinto, sono tra i pregi che si attribuisce. E i difetti?
«Mi "perdo" un po' nel corso della partita. Ci metto una vita a rimettere in gioco la palla, rischio pure qualche dribbling, ma finora mi è sempre andata bene, e i compagni spesso si lamentano».

La comunicazione con loro in campo com'è?
«Essenziale, praticamente solo con i componenti del reparto difensivo, non mi piace parlare troppo. E poi devo già pensare a rimanere concentrato (e ride)».

Completato il percorso nella cantera giallorossa (inclusa un'esperienza a Bassano dove lavora e impara tantissimo agli ordini del preparatore Caporello) approda in prima squadra e in questa stagione diventa titolare. Un campionato che vede gli altopianesi protagonisti nel fare a sportellate almeno per un posto nei playoff. «E' un girone decisamente tosto, un po' tutte le squadre sono cresciute rispetto all'anno scorso. Finora stiamo disputando un ottimo torneo e siamo riusciti a superare meglio il periodo invernale in cui, solitamente, fatichiamo di più e raccogliamo meno.

Favorite?
Siamo tutte lì, certamente anche noi possiamo far bene e andare fino in fondo». Il calcio fa parte della sua vita e non si vede senza, tanto da aver cambiato lavoro (da cameriere a corriere) per poter continuare a dar sfogo alla sua passione, insieme agli amici di sempre. Perché alla fine per lui il calcio è soprattutto questo.