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Pallone di bronzo

Parola d'ordine amicizia. Balzarin e i 5 anni al Restena in Aics: «Un orgoglio essere candidato al Pallone d'oro»

di Chiara Ferrante
Aveva smesso di giocare a soli 21 anni ma poi con l'aiuto di un amico ha trovato la squadra che fa per lui: «Il gruppo ha priorità sui singoli giocatori»
Alessio Balzarin del Restena
Alessio Balzarin del Restena
Alessio Balzarin del Restena
Alessio Balzarin del Restena

«Il gruppo ha sempre la priorità sui singoli». È questo il valore da trasmettere oggi come allenatore e che, nel tempo, ha sempre ricercato da calciatore. Lui è Alessio Balzarin, classe '97, e la sua storia calcistica ruota intorno a questo principio fondamentale. Dopo una vita in categoria, da cinque stagioni il centrocampista veste la maglia del Restena Calcio militando negli Amatori Aics.

«Ho iniziato a giocare a 5 anni a Trissino, il mio paese, grazie a mio papà che ha sempre fatto l'allenatore. Ho svolto qui il percorso delle giovanili, dai piccoli agli Juniores - racconta - e fino ai Giovanissimi sono stato allenato da mio papà. A 16 anni sono passato al Brogliano dove ho trovato l'esordio in prima squadra, al tempo in Terza categoria. Sono rimasto tre stagioni e, nell'ultimo anno, ho vissuto la gioia della vittoria del campionato e della promozione in Seconda. Purtroppo non trovavo molto spazio e per diverse ragioni mi sono trasferito a Castelgomberto, in Seconda».

L'ultima maglia

La maglia del Castelgomberto è stata l'ultima che Balzarin ha vestito in Figc. Nel 2017, all'età di 21 anni, la decisione di smettere. «Avevo intenzione di chiudere definitivamente con il calcio anche per impegni lavorativi. Avevo appena cambiato lavoro e, fatalità, ho incontrato un ragazzo che giocava al Restena. Mi ha convinto a provare. Alla fine, non sono più andato via: questo è il quinto anno che scendo in campo con loro». Dalla categoria, perciò, il percorso calcistico è proseguito subito negli Amatori. «Da giovane le aspettative erano sicuramente diverse. Ho avuto la fortuna di crescere anche a livello calcistico con mio padre che mi ha allenato dagli esordi fino ai Giovanissimi. Per me una figura importante, è sempre stato molto onesto e schietto nei miei confronti. Non ha mai visto il figlio come il più forte di tutti - rivela - anzi è stato critico in modo positivo per spronarmi a fare meglio». «Imbarazzo con i compagni? Nessuno, è sempre stato un vanto essere allenato da mio padre. E, infatti, per me è sempre stato papà: non l'ho mai chiamato mister». «Con gli anni, crescendo, il calcio è diventato soprattutto una passione e una valvola di sfogo da tutto il resto, dagli studi prima e dal lavoro poi. E questo è ciò che rappresenta tutt'oggi».

Parola d'ordine

Al Restena, infatti, la parola d'ordine è amicizia. «Siamo veramente un gruppo di amici, ormai il Restena è base solida. Per la maggior parte, in queste ultime stagioni, siamo rimasti sempre gli stessi. Ci divertiamo insieme. E speriamo prima o poi di vincere il campionato: è tanti anni che arriviamo secondi o terzi. Al momento purtroppo siamo messi peggio rispetto alle annate precedenti ma l'obiettivo rimane questo. Essere candidato al Pallone d'Oro per questa squadra è un orgoglio. Anche perché hanno votato i miei compagni. Ringrazio Claudio Lovecchio, nostro allenatore, responsabile e tuttofare. È grazie a lui se giochiamo».