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Pallone d'argento

Mion, il difensore centrale che per necessità diventò portiere. I modelli sono Julio Cesar e Neuer

Ci sono portieri per scelta, altri per motivi generazionali. Cristiano Mion, estremo difensore dell'Arsenal Cusinati, lo è diventato nel momento del bisogno: «Ero un difensore centrale da piccolo, ho questo ricordo che il nostro portiere si era fatto male a calcetto ed eravamo senza. Il mister (che ci ha visto lungo, aggiungiamo noi) non sapeva chi mettere tra i pali e ha scelto me. Da lì mi sono trovato bene e ho continuato». Un sogno, quello di diventare calciatore, nato dando i primi calci al campetto. «Come la maggior parte dei bambini, ho iniziato tirando "quattro scarpate" con i miei amici. Poi nel paese dove abito a Stroppari ho fatto le giovanili. Arrivato agli esordienti ho cambiato e sono passato al Rosà. Il calcio è qualcosa che mi fa sempre tornare bambino, sono quasi vent'anni che gioco e farà ancora parte della mia vita spero il più a lungo possibile».

Bravo coi piedi, qualità che «nel calcio dilettantistico moderno serve» e nelle uscite alte, confessa invece di dover migliorare nei rigori. Una carriera divisa in due tra Rosà appunto e Arsenal Cusinati dal 2020. «Ho bellissimi ricordi a Rosà, è stata una società che mi ha fatto crescere tanto. Sono passato da una Promozione ad una Seconda all'epoca, non avevo aspettative adesso però mi rendo conto che è stata una scelta più che giusta. Sono da cinque anni in una squadra che investe e si impegna al massimo per raggiungere i risultati. Siamo cresciuti tantissimo».

La vittoria del campionato due anni fa e la buona stagione attuale lo dimostrano. Mancano poche partite e una manciata di punti per la salvezza matematica che sembra ormai acquisita da tempo ma Mion non si sbottona e vola basso: «L'obiettivo prefissato era di salvarsi e ci manca quel passetto in più per raggiungerlo. Poi si affronta partita per partita e ovviamente se arriva qualcosa in più non si butta via». Il segreto dei risultati positivi è l'aver consolidato il gruppo in estate senza troppi stravolgimenti. «È il nostro punto di forza maggiore. Non ci aspettavamo di essere là in alto, adesso puntiamo a dare il massimo nel rush finale». Tifoso dell'Inter che gli sta regalando gioie, da piccolo il suo punto di riferimento era Julio Cesar poi è cresciuto con Manuel Neuer. Nella sua vita oltre al pallone c'è la palla ovale «a volte seguo il rugby» e la musica in particolare il rap e Salmo.

Edoardo Cavalli