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Pallone di bronzo

Giacomo Lorenzato, il donatore di sangue col vizio del gol

di Stefano Angonese

Solare fuori, illuminante in campo, grazie all'imprevedibilità delle sue giocate, spesso decisive, anche nelle partite "sporche" dove serve un'invenzione per risolverle. Giacomo Lorenzato è il "cucciolo" di casa, ma quando indossa la maglia dell'Alto Academy si trasforma in un famelico attaccante con già 16 reti.

«Non sono una prima punta, ricopro il ruolo di esterno sinistro alto, anche se mi piace svariare, avere libertà di movimento. Per caratteristiche mi rivedo in Mertens o Brahim Diaz, brevilinei e bravi tecnicamente. Un difetto su cui lavorare? Amo un po' troppo portare la palla, a volte dovrei giocare in modo più semplice».Nella classifica dei bomber del girone vicentino di Terza lo precedono solo Matteo Vallarsa, 22 centri con il Real S. Zeno, e Andrea Nanto (18), punta centrale dei neroazzurri con cui tra l'altro si spartisce i rigori (nel recupero col Recoaro, un gol a testa dagli undici metri).

«Raggiungere quota 20 gol? Ci proviamo, anzi no. Ci riusciamo». Nessuna esultanza particolare, ma una scaramanzia sì. «Gioco con i calzettoni tagliati. Un'idea presa in prestito da mio fratello Nicola».Il classe 2005, "elemento completo, che non ha paura di sacrificarsi, indispensabile nel gioco moderno" (copyright del suo attuale allenatore), è un altro "figlio" della cantera dell'allora Alto Vicentino. «Sono rimasto qui fino all'età di 14 anni, quindi sono passato allo Schio dove nella scorsa stagione ho avuto anche l'opportunità di esordire in Eccellenza nel corso di una partita di Coppa». In estate, invece, un balzo all'indietro fino alla Terza. «Un bel salto, lo so, ma mi sono detto "proviamoci".

La presenza di Nicola e Lorenzo ha avuto il suo peso. Qui sto bene, ma con altrettanta sincerità ammetto che se dovesse arrivare un'offerta importante ci penserei». "Affari di famiglia" in campo e pure nel lavoro. «Sono un elettricista e da un anno lavoro nella ditta di papà. Mi trovo benissimo e vorrei ringraziare i miei genitori, Katia e Ivano. Per me, anzi per noi, ci sono sempre». Giacomo intanto è prossimo a raggiungerne un obiettivo a cui teneva molto. «Da gennaio sono nella Fidas di Marano Vicentino e a breve effettuerò la mia prima donazione di sangue. Era da un po' che volevo farlo». Altra giocata da applausi.