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Pallone d'oro

Bortignon il para rigori. L'ex attaccante, diventato portiere, adesso ha trovato casa: «Marostica è un'isola felice»

di Edoardo Cavalli
Difende la porta della marosticense da tre anni dopo aver giocato in tante squadre della provincia

Yari Bortignon, portiere classe 1993, è uno dei prescelti dalla Marosticense, formazione del campionato di Promozione girone B, per il Pallone d'Oro. Non una new entry visto che l'estremo difensore è alla terza candidatura. È dal 2020/21 che sul gradino più alto del podio non salgono i numeri uno ma Bortignon sembra non farci caso. Come la prima volta che ha indossati i guantoni. «Ero a Romano, mancava il portiere e dovevamo giocare contro il Bassano. Il mister dell'epoca chiese: "Chi se la sente?". Fui l'unico ad alzare la mano. Non so perché lo feci, ma posso dire "per fortuna che l'ho fatto".

All'epoca ero attaccante e segnavo molto, quindi inizialmente la proposta di mettermi in porta non fu accolta con entusiasmo, però alla fine quella partita è stata la mia fortuna, parai tutto ed è stato il via». Da quel momento la porta non l'ha più lasciata, ma l'istinto da attaccante, quello si è rimasto.«Ogni tanto ci provo ad andare su, da ragazzino ho anche sfiorato il gol presi la traversa.»

Come ogni portiere che si rispetti, si esalta quando c'è da parare un rigore. «Quando ero al Cartigliano in Eccellenza ne avevo parati abbastanza, quest'anno ne ho fermato uno quindi me la cavo abbastanza anche con questo fondamentale.» Una lunga carriera alle spalle e tante maglie indossate tra Bassano, Romano, Chioggia, Belluno, Cartigliano, Schio, Giorgione e adesso Marosticense per la quale difende i pali per il terzo anno di fila. «Qua sto benissimo, Marostica è un'isola felice ed è circondata da persone fantastiche a cominciare dal presidente e dal direttore. Firmerei a vita.»

Yari è un portiere di assoluta affidabilità infatti quella rossonera è la difesa meno battuta del campionato, anche se non c'è un segreto assicura. «Basta lavorare in settimana, poi ho la fortuna di avere dei compagni forti in difesa e questa aiuta tanto. Siamo un bel gruppo.» Prezioso dentro e fuori dal rettangolo di gioco visto che allena i ragazzini ai quali dispensa consigli. «Non devono perdere la passione e l'entusiasmo di venire al campo che è la cosa più importante. La voglia è quello che alla fine fa la differenza.»Il ricordo più bello? «I campionati vinti sono sicuramente dei ricordi forti. Non è scontato vincere quindi è sempre una gioia grande.» Non solo calcio ma anche la passione per i tatuaggi, al tanto punto da averne diversi ma c'è uno che ha un significato particolare rispetto a tutti gli altri. «Ho un ritratto di mia nonna che è la persona più bella della mia vita, le devo tutto».