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Pallone d'argento

Avanti tutta con la Transvector e Bagoi non si arrende «Anno difficile ma questa squadra può risalire»

di Edoardo Cavalli

L'anno scorso il Transvector fu protagonista di un acceso duello in campionato con il Quinto, culminato con lo spareggio in campo neutro che premiò i biancorossi di mister Giaretta. Di quella squadra faceva parte anche Francesco Bagoi, esperto centrocampista classe 1992 uno dei veterani della società bassanese che milita nel girone G di seconda categoria.

«Il calcio per me è passione, qualcosa da condividere con gli amici, un passatempo ma allo stesso tempo del tempo da investire con dedizione, impegno e sacrificio». Settore giovanile nel calcio Rosà, rifiutando anche proposte allettanti di squadre professionistiche, nella società rosatese ha fatto anche sei anni di prima squadra prima di trasferirsi al Santa Croce e poi approdare, tre anni fa al Transvector. «Ho sempre trovato società ottime, soprattutto dal punto di vista del gruppo che ritengo fondamentale nel calcio in particolare quello dilettantistico dove oltre allo sport hai anche un lavoro e quindi si predilige un ambiente sano dove puoi coltivare le proprie amicizie e divertiti».

Mezzala, all'occorrenza mediano, dotato di una notevole esplosività e velocità, nel 2022/23 ha siglato ben 18 gol. Un centrocampista col vizio del gol ma un'altra costante della sua carriera sono purtroppo i tanti infortuni che l'hanno costretto a cambiare ruolo nelle ultime due stagioni: «Un po' per necessità un po' per infortuni sto giocando difensore centrale, all'occorrenza terzino. Preferisco sicuramente giocare a centrocampo perché puoi prenderti la responsabilità e tocchi tanti palloni, però fare il difensore mi sta piacendo molto con le nuove idee cioè palla terra e giochi da dietro. L'anno scorso è stato molto fruttuoso dal punto di vista realizzativo e ho giocato molto rispetto alle passati stagioni perché purtroppo a livello fisico sono anni che ho la pubalgia e questo mi ha provocato tanti strappi muscolari».

Se la stagione passata è stata sicuramente positiva al di là dello spareggio perso («non si può recriminare nulla, abbiamo dato tutto quello che avevamo»), quest'anno la squadra sta faticando più del previsto. «Eravamo sicuramente partiti con delle ambizioni diverse, volevamo confermarci in alto però purtroppo stiamo trovando delle problematiche che non si pensava. Stiamo vivendo un'annata difficile ma cerchiamo comunque di onorarla nel migliore modo possibile raggiungendo il miglior piazzamento dignitoso possibile per poi poter ripartire la prospettiva stagione provando a ripetere quanto di buono fatto l'anno scorso con un esito finale migliore».

Come succede spesso anche il Transvector ha sposato la filosofia del mix di giocatori esperti e giovani: «I nostri giovani sono dei ragazzi intelligenti, volenterosi che accettano sempre sia il consiglio che la critica, sanno che tutto è fatto per crescere. Grazie alla loro disponibilità e maturità si è creato un bel clima.» Di professione impiegato per un'azienda di arredamento tecnico per stabilimenti balneari, il classe 1992 si vede nel mondo del pallone anche dopo il ritiro. «Mi piacerebbe fare il corso da allenatore, adesso a 31 anni l'idea è continuare per un paio di anni».