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Pallone d'argento

Arbi Kasmi, l’Aquila della Lampo a ritmo di gol con il cuore diviso tra Italia e Albania

di Stefano Angonese
Quella dell'attaccante della Lampo 1945, è una storia “figlia” anche di quel viaggio intrapreso da papà Shpresim nel marzo del 1991, quando iniziarono i primi sbarchi dall’Albania
Terza stagione alla Lampo per Arbi Kasmi
Terza stagione alla Lampo per Arbi Kasmi
Terza stagione alla Lampo per Arbi Kasmi
Terza stagione alla Lampo per Arbi Kasmi

Quella di Arbi Kasmi, attaccante della Lampo 1945, è una storia “figlia” anche di quel viaggio intrapreso da papà Shpresim nel marzo del 1991, quando iniziarono i primi sbarchi dall’Albania. «È stato il primo albanese ad arrivare a Grantorto (dove tuttora vive); non aveva nulla, se non la volontà di costruire un futuro migliore per la sua famiglia. All’inizio venne qui da solo; mamma Elida e mio fratello Altion lo hanno raggiunto definitivamente nel 1999 e poco dopo sono nato io. Sono grato a lui per ciò che ha fatto e alla comunità di Grantorto che ci ha accolto benissimo». 

Lo zio nel cuore

Arbi è italiano, ma orgoglioso delle sue origini: l’Albania è e sarà sempre nel suo cuore, così come lo zio Luan, scomparso qualche anno fa. «Ero legatissimo; è lui che mi ha trasmesso la passione per il calcio. Sull’avambraccio sinistro ho un tatuaggio che raffigura un leone, la traduzione del suo nome, e pure uno dei parastinchi è dedicato a lui. Ogni volta che segno lo bacio e poi indico il cielo». E Kasmi è uno che al gol dà del “tu”. «Sono un esterno offensivo-trequartista, tecnico, rapido, generoso, dotato di buona visione di gioco e dribbling. Difetti? A volte mi intestardisco a portare palla, ma è un po’ nel dna di chi ricopre questo ruolo. E il piede sinistro non è il top, anche se contro il Barbarano Mossano mi è uscito un gran tiro a giro». 

Cuore rossonero

Tifoso del Milan, è cresciuto nel vivaio del Grantorto ispirandosi a due giocatori. «Pato. Il mio idolo da bambino; la prima maglia rossonera che ho ricevuto è stata la sua. E poi Ronaldinho, fuoriclasse assoluto». La sua carriera, nonostante le offerte, sta tutta nella manciata di chilometri che separano Grantorto e Carmignano di Brenta, sponda Lampo dove è alla sua terza stagione. «C’è un rapporto speciale con società, compagni e mister Zancan che ha saputo darmi fiducia e valorizzarmi; qui sto bene, mi diverto e vorrei vincere con questa maglia. Senza infortuni potevamo giocarcela con le migliori fino in fondo».

E agli Europei...

E fuori dal campo? Con gli amici di sempre organizza eventi per locali e discoteche, si definisce “malato di serie tv” e appena può si coccola Arya. «La mia nipotina, la adoro». E, dopo la laurea in economia aziendale, punta dritto alla magistrale: «In “International Economics & Business”, a Vicenza. In futuro mi piacerebbe lavorare con l’estero, anche perché amo viaggiare». E tra le destinazioni c’è spesso Tirana, per salutare i parenti, certo, ma anche per godersi le partite delle “Aquile”. «Ho visto le vittorie su Polonia e Repubblica Ceca, uno spettacolo da brividi, stadio e squadra diventano una cosa sola». E il 15 giugno (c’è Italia-Albania all’Europeo)? «Avrò il cuore diviso e la guarderò da solo, sperando che alla fine si qualifichino entrambe». 

Il record si avvicina

Aria di “milestone” per Kasmi e la Lampo 1945. L’attaccante, infatti, è a -3 dal record di gol (24 di Nicholas Pigatto) in campionato nella storia del club che in estate festeggerà il decimo anno di vita. Non mancheranno le iniziative per celebrare l’evento, tra cui un “libricino”, come l’ha definito Michele Perrone, uno di quei ragazzi/amici che nel 2014 decise di ridare vita a una squadra, che affonda le radici nell’epoca della Seconda Guerra Mondiale, al tempo assemblata dal parroco e composta da un gruppo di adolescenti (tra cui Sergio Cervato, ex Fiorentina, Juventus e azzurro) che si ritrovavano al patronato.