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PALLONE D'ORO

Roveretto non si "Schio...da". «Qua adesso sono felice»

di Edoardo Mario Francese
L'attaccante ha cambiato tante maglie e adesso, in giallorosso, sembra aver trovato l'ambiente ideale.
Marco Roveretto (a sinistra) è un attaccante. In questa stagione, però, ha giocato anche in altri ruoli
Marco Roveretto (a sinistra) è un attaccante. In questa stagione, però, ha giocato anche in altri ruoli
Marco Roveretto (a sinistra) è un attaccante. In questa stagione, però, ha giocato anche in altri ruoli
Marco Roveretto (a sinistra) è un attaccante. In questa stagione, però, ha giocato anche in altri ruoli

Centoventi chilometri al giorno, a 35 anni; proviene dal Friuli, tifa Parma, gioca titolare a Schio. E in campo continua a girare da un ruolo all'altro. Il calciatore-viaggiatore in questione è Marco Roveretto, classe 1987, ufficialmente attaccante dello Schio in Eccellenza, anche se alcune volte gli viene chiesto di spostarsi in altre posizioni. E lui, sempre col sorriso sulle labbra, risponde presente.

È il terzo candidato della squadra scledense al Pallone d'Oro del GdV. Nato a Udine, ha cominciato calcare i palchi dell'Eccellenza da adolescente, con il Palmanova; poi è cresciuto nei campi friulani e in pochi anni si è trovato a giocare prima coi dilettanti e poi è salito in Serie C, con l'Itala San Marco. Col tempo è arrivata la chiamata del Montecchio e da quel momento è cominciata la sua avventura in veneto. Da lì alla Virtus Verona, quindi Marano, Alto Vicentino e Arzignano.

Nella prima parentesi vicentina ha vissuto alcuni momenti indimenticabili, tra cui «Il campionato col Marano in Eccellenza». E soprattutto la partita contro la sua squadra del cuore. «Era la prima di campionato, Arzignano-Parma. Era uscita la notizia sui giornali e i tifosi del Parma l'hanno saputo: quando abbiamo fatto l'entrata in campo c'erano mille parmigiani, mi hanno dedicato un coro. Mi è scappata una lacrimuccia. La tifo perché da bambino ho visto una pubblicità della Parmalat coi bimbi che giocavano con Gianfranco Zola. Dall'immagine in tv mi sono innamorato, Zola è il mio giocatore preferito».

Poi è uscito momentaneamente dal territorio berico: San Martino di Lupari, Adria, di nuovo Arzignano, Carlino, Porto Tolle, Feltre, Trento Treviso, Manzanese, Vigasio, quindi Bassano e Plateola prima di approdare a Schio. Chissà se si rimetterà ancora in moto. «A 35 anni ne ho girate - ammette - sono super felice di essermi stabilizzato qui, mi sono sempre trovato bene».

Forse potrebbe restare a lungo sulle sponde del Leogra. «Adesso mi trovo da Dio. Tanti mi dicono che ho trovato il mio ambiente, sono molto felice: non sono vicinissimo a casa, ma sono felice della scelta, mi sento veramente bene nonostante l'età che avanza, mi sento ancora un ragazzino». Chissà che non c'entri qualcosa la compagna, con cui risiede a Camisano: «Ho trovato l'amore a Vicenza».

Sebbene si sia fermato a Schio, il veterano friulano non smette mai di viaggiare. Ogni giorno infatti è costretto a coprire più di 100 kilometri tra casa, lavoro e allenamenti. «Faccio il magazziniere in un negozio a Bassano. Compio il tragitto Camisano - Bassano - Schio, dato che mi alleno a Schio tre o quattro volte a settimana. Sono circa 120 km al giorno». Centoventi sono tanti, ma probabilmente meno di quelli che ricopre in partita. «Sono ala destra o sinistra, ma questo è un anno indecifrabile, ho giocato da prima punta, per alcune partite terzino, a volte addirittura centrale. Ho fatto un po' di tutto». Piccolo, veloce e duttile: caratteristiche importanti per mister Pozza, che spesso lo schiera titolare. «È un amico, abbiamo giocato insieme per anni».