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La storia

Lo... Salvò il suo amico. E Zoppello vola col Quinto

La stagione perfetta. Quella che Nicolò Zoppello, centrocampista del Quinto Vicentino neopromosso in Prima, sognava e aspettava da tempo. Probabilmente ben da prima di quel maledetto giorno del 2019 in cui il legamento crociato del suo ginocchio destro ha ceduto. Rischi del mestiere per un calciatore, ma rialzarsi non è mai semplice. «È stata dura - confessa il 27enne di professione tipografo con la passione per la bici, la pallavolo, anche in versione beach, e gli aerei di linea -, ma non pensavo così tanto. Quando sono tornato in campo purtroppo è arrivata la pandemia. Ed è stata un'altra batosta. Fondamentali la famiglia, in particolare mamma Cristina, e alcuni amici veri, tra cui Davide (che ora lo sta aiutando nella rincorsa al Pallone d'Argento), che mi hanno supportato e pure "sponsorizzato"».

In che senso? «In quel periodo ero al Due Monti, con cui ho disputato sei stagioni dopo esser cresciuto nel vivaio del Camisano, ma il rapporto era ormai arrivato al tramonto e così gli amici mi hanno "messo sul mercato" e sono approdato alla Campodorese. Di colpo si era riaccesa la luce. C'erano tante aspettative, ma non è andata come speravo. Poche gioie, poco feeling con il tecnico». Qualcuno gli dice "ma chi te lo fare di andare avanti?". Ma per Nicolò «il calcio è vita, è divertimento, è dare tutto per la maglia». Ed è pure quello che ancora oggi gli toglie il sonno alla vigilia delle partite. E così un altro amico (e compagno di squadra), Nicola Salvò, lo propone al Quinto. «Quando sono arrivato non mi conosceva nessuno (e ride). Cercavano un mediano che facesse da raccordo tra i reparti e le mie caratteristiche, corsa, sacrificio, gioco semplice e concreto, si sposavano con le loro esigenze». Un bell'impatto con l'ambiente, ma al tempo stesso prudente, anche con l'allenatore Ivano Giaretta.

«Ero ancora scottato, ma ho impiegato poco per capire che tecnico, società e compagni avevano qualità importanti. Il posto dovevo sudarmelo. La prima panchina è stata uno stimolo; poi ho guadagnato la fiducia del mister». Diventando una tessera preziosa del mosaico. E inizia la stagione perfetta, spalla a spalla con il Transvector: dal -8 di novembre (con una gara in meno) al +1 di gennaio. In mezzo c'è pure l'unico gol realizzato da Zoppello. «Pochi giorni dopo la scomparsa di nonna Eleonora, una mia grande tifosa». Poi, però, di nuovo a rincorrere (-2), complici il ko con l'Union LC e il pari con il Montecchio Precalcino. «Il momento più difficile. C'era un clima teso. In spogliatoio ci siamo guardati in faccia e il capitano, Denis Lattenero, ha toccato le corde giuste». Sempre dietro, fino all'ultima curva, in cui il B.P.'93 ferma la capolista. È aggancio, è spareggio con una squadra mai sconfitta nei precedenti stagionali. «Eppure nel ko 3-0 dell'andata, probabilmente, abbiamo espresso il nostro miglior calcio». Transvector subito avanti, altra rimonta. E poi è festa. Dedicata a? «A me stesso, per non aver mollato, al gruppo e al nostro presidente Massimo Rossato, scomparso a novembre. Ci ha dato una motivazione in più».