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La storia

Iacovone, Matera nel cuore e un cavaliere portafortuna

Se Gigi Buffon, sotto la maglia da gioco, indossa la t-shirt con il logo di Superman, Giovanni Iacovone (Breganze), ormai da qualche anno, in seguito a una prestazione da incorniciare, ne sfoggia una che raffigura un cavaliere venuto da epoche lontane con il compito di scortare la "Madonna della Bruna". «Mio padre è originario di Matera, luogo meraviglioso a cui sono legatissimo. Con le mie due sorelle passavamo i mesi estivi dai nonni e anche oggi, appena posso, prendo un aereo e scendo».

Iacovone Nato e cresciuto a Marostica

Lui, invece, è nato e cresciuto a Marostica, anche calcisticamente: nel soggiorno di casa, sfondando un paio di divani a furia di tuffi, e nel vivaio rossonero, sotto la guida di tecnici come Guido Belardinelli, preparatori come Cristiano Guerretta e con punti di riferimento tra i pali come Alessandro Crestan. «Uno dei miei idoli (come Francesco Toldo, complice la sua fede nerazzurra), fin da quando facevo il raccattapalle a bordo campo. Poi ho avuto la fortuna di averlo come compagno di squadra».Iacovone, portiere classe 1996 che quando indossa i guanti diventa "logorroico, per tenere sempre alta l'attenzione dei compagni", debutta nel calcio dei grandi a 18 anni, contro l'Adriese, in Eccellenza. Poi, però, l'esigenza di affrontare nuove sfide, un po' una costante per lui, e di conciliare gli impegni universitari (è laureato in ingegneria biomedica) lo portano a scendere di qualche piano, trovando la sua "zona comfort" in Seconda categoria, a cominciare dal Team Ca' Ba Marchesane.«La prima stagione da titolare, chiusa con la salvezza, ma soprattutto con un bagaglio di esperienza costruito anche attraverso infortuni ed errori».

Poi gironzola tra Virtus Romano, S.P.F., Fara, Real Stroppari e, infine, Nove. «Una sorta di anno zero, per me e per loro. Un progetto di ricostruzione che ha visto i suoi frutti lo scorso anno: 2° posto in campionato e la vittoria in coppa che ha garantito il pass per la Prima. Belle emozioni, il Nove e il presidente Stefani mi hanno dato tanto, anche se poi le strade si sono separate. Avevo bisogno di giocare con più continuità». E arriva la chiamata del Breganze, dove ritrova l'amico Alberto Marchetti, altro candidato bianconero. «C'era l'ambizione di crescere e di essere la terza forza del girone alle spalle di Transvector e Quinto. E all'andata ci siamo riusciti; poi ci siamo persi. E la mia stagione è stata identica: buona partenza, ho anche neutralizzato tre rigori; poi nel ritorno potevo dare di più». Ora l'obiettivo potrebbe essere lottare per alzare al cielo il Pallone d'Argento, considerando l'ottima partenza a livello di voti. «Fa piacere essere preso in considerazione. Sicuramente dietro alla raccolta delle schede c'è mio papà Francesco, è il mio primo tifoso. Dovessi vincere offrirò una cena a squadra e dirigenti. Anzi, potrei addirittura prepararla io». Proprio così, perché Iacovone, soprattutto in tempi di pandemia, ha scoperto il piacere di cucinare. «Come tanti mi sono dedicato a lievito, farine e pizze e grazie a un amico di famiglia, mi sono cimentato nella produzione di formaggio e ricotta».