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L'iniziativa del GdV

Da un Pallone d'Oro all'altro
«Non bisogna mollare mai»

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Paolo Rossi con Renzo Rosso, patron del L. R. Vicenza. COLORFOTO
Paolo Rossi con Renzo Rosso, patron del L. R. Vicenza. COLORFOTO
Pallone d'Oro, Paolo Rossi (PAMPANIN)

Ha scalato le vette più alte del suo talento, nascondendolo a tutti. Adesso ci sono le foto, i sorrisi e i filmati di coppe e di campioni, ma prima no: lo coltivava senza sapere chi sarebbe diventato. È stata dura per Paolo Rossi diventare Pablito e restare Pablito. Attaccante longilineo tutto nervi e muscolo, apparentemente innocuo tra certi marcantoni e macellai di professione dentro un ettaro d'area piccola. Aveva un vantaggio: il fiuto per il gol, sentiva prima degli altri che la palla sarebbe passata proprio lì vicino a lui. E non era fortuna: intelligenza. Rubava spazio e tempo, con fatica mentale, come ai Mondiali in Spagna. Le prime quattro partite non stavano andando come previsto e il cervello che comanda le gambe, lo rese un fuscello. Chissà quante volte davanti allo specchio in ritiro a Pontedera, ricercava la sua scintilla, ripercorrendo con gli occhi le prime maglie del Santa Lucia, dell'Ambrosiana, della Cattolica Virtus. Quando era solo un dilettante, quando l'Italia si girava tutta in treno, quando partivano tibie su campi impolverati. Poi l'occasione della vita, la Juventus: lo aveva notato e rispedito a farsi le ossa in riva al lago del Manzoni. Letteralmente: tre operazioni al menisco. Como in serie A fu un flop, un gol e solo 6 partite. Il futuro pallone d'Oro non era un predestinato. Meteora, si diceva: verdetto difficile da accettare appena ventenne con un carico di speranze e le lacrime in valigia nel lasciare la famiglia. «Io non ho mai mollato. Finché sei in carriera tu non arrivi mai».

 

Pallone d'Oro 2020 - Regolamento e nomination

 

Ecco il lascito di Paolo Rossi, in toscano stretto, la sua scintilla per i candidati al nostro Pallone d'Oro Dilettanti. La risposta, furtiva da rapinatori d'area assieme a lui, ce l'ha consegnata personalmente martedì alla serata di giubilo per la nomina di Cittadino Onorario vicentino, proprio il giorno del compleanno di Roberto Baggio, l'altro Pallone d'Oro mondiale sbocciato a Vicenza. Paolo Rossi: «Il vostro premio è un traguardo e fa molto bene per il movimento Dilettanti, da tenere d'occhio. Nel calcio ci sono categorie più o meno esaltanti, ogni partita è una prova e la devi sentire dentro la fame e la voglia di conquistare l'obiettivo. Se ti va bene vinci qualcosa, ma domani mattina devi sempre proporre qualcosa per primeggiare, per andare avanti. Se ti siedi sugli allori, non trovi più gli stimoli necessari». Pablito infinito che ci sorprende ancora. Ha vinto tutto e non ha frasi fatte: gli occhi si fermano, indugiano e scrutano dentro sé stesso per scovare le istantanee che gli ha insegnato la vita. Non si è mai sentito arrivato, ha saputo stringere i denti, gioire e lasciare, ripartire ancora. Lasciando annate strepitose a Vicenza alle spalle, un padre sportivo e un amico di nome Gibbì Fabbri, un processo inventato, la squalifica, tutte le critiche mentre saliva i gradini dello stadio Sarrià di Barcellona. Per un'altra partita tutta da giocare. La sua sappiamo come è andata. Ora tocca a voi. 

Federico Pampanin