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PAOLO SCARONI

«Un Vicenza mozzafiato»

Paolo Scaroni ha vissuto davvero in mezzo mondo, dove lo ha portato una carriera da manager di livello internazionale. Ma non ha mai dimenticato di essere vicentino di nascita e quando Vicenza, e in particolare il Lane, chiamano lui c'è sempre. «Sì, è così, è nella realtà dei fatti». Scaroni c'è anche oggi, perché ha risposto di sì alla proposta che gli ha fatto l'amico Renzo Rosso e dal 18 febbraio 2019 è socio del Vicenza. Ma in fondo c'è sempre stato per la passione con la quale non ha smesso di seguire i biancorossi anche quando girava il mondo, per esempio come amministratore di Enel ed Eni, tanto per citare i nomi di due grandi imprese. Prima che Rosso lo richiamasse, Scaroni, che oggi è presidente del Milan, nel calcio c'era già stato per il Vicenza. Anche il quel caso alla presidenza, dall'ottobre del 1997 fino al dicembre del 1998, in tempo per vivere il fulgente epilogo del quadriennio d'oro con Francesco Guidolin in panchina.
«Ho vissuto anni meravigliosi» ci dice Paolo Scaroni e, con modestia aggiunge: « ...immeritatamente. Nel senso che ho potuto godere dei successi sia aziendali che sportivi in un momento d'oro del club e della squadra». Successi che hanno nomi e cognomi, che Scaroni sottolinea. «Quel Vicenza era una società solida dal punto di vista aziendale sotto la guida del bravissimo Sergio Gasparin, un manager di qualità. Ricordo che ogni mese mi venivano presentati i conti ed erano tenuti così bene e a posto come fossimo una grande multinazionale». Non meno importanti i protagonisti in campo nel ricordo di Scaroni. «Avevamo un allenatore formidabile come Guidolin e alcuni giocatori fondamentali, il capitano Lopez, Di Carlo, Viviani, persone dotate di grandi qualità, ma la squadra nel suo complesso era di valore: io avevo un debole per esempio per Zauli, mi piaceva molto, e poi ricordo anche Luiso, Ambrosetti, un po' tutti, era davvero un bel gruppo». All'epoca Scaroni era amministratore delegato della Pilkington, una grande azienda britannica.
«Abitavo a Londra e ho goduto di un momento magico: la partita di semifinale col Chelsea, l'apice di quella coppa delle Coppe. Mi ricordo che sono andato a vederla con mia moglie ed è stata una serata mozzafiato: stadio gremito e Vicenza che si batteva alla pari con una squadra così importante. Una cosa incredibile, segnammo per primi con Luiso, fu un momento da brividi totale, poi non è finita come si sperava ma questo nulla toglie a quanto di straordinario si è riusciti a fare». Era il periodo in cui il controllo del club era appena passato alla finanziaria inglese Enic: si può dire che il Vicenza ha precorso i tempi, prima società italiana di proprietà straniera. «Senza dubbio, si era avanti. L'Enic aveva avuto l'idea di acquisire anche altre società di calcio in Europa, poi però l'Uefa vietò la multiproprietà e quindi quel progetto andò un po' a scemare. Ma che fosse una proprietà solida e duratura lo dimostra il fatto che tuttora opera nel calcio e controlla il Tottenham».
Quel Vicenza e quello di oggi sono distanti anni luce sotto l'aspetto sportivo, dalle coppe internazionali a una B che fa penare, ma Paolo Scaroni c'è sempre e quando può lo si vede al Menti come per la gara con il Brescia: «Siamo andati benino- commenta- ma siamo stati sfortunati però la squadra non è stata in balia della capolista, anzi, guardiamo avanti».

Alberta Mantovani