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UNA CARRIERA BREVE MA LEGGENDARIA

Un mito tra Rossi-gol e Pablito E poi quella busta da capogiro...

Rossi-Gol per i tifosi del Lane; “Pablito” per il resto d’Italia, dopo i gol ai mondiali argentini del 1978 e soprattutto quelli del trionfo in Spagna dell’82. E dire che, prima di arrivare a Vicenza, quel ragazzo toscano non era considerato un centravanti, ma una promettente ala destra, tanto da approdare sedicenne alla Juventus. Già allora le articolazioni delle sue ginocchia si rivelarono fragili (tre operazioni al menisco); tuttavia il talento era cristallino, e dopo le prime presenze in Coppa Italia la Juve lo cedette in prestito al Como nel 1975. Fu una parentesi breve e poco fortunata (sole 6 presenze in serie A), poi la svolta: il passaggio al Vicenza e l’incontro con Gibì Fabbri, che lo spostò dall’ala al cuore dell’area valorizzandone le doti da goleador (60 reti in 94 presenze in biancorosso, con i titoli di capocannoniere in serie B e in A). Rossi, nel frattempo riscattato interamente dal Vicenza con una valutazione shock (Farina mise nella busta 2 miliardi e 612 milioni per metà del cartellino), dopo la retrocessione del Lane fu ceduto al Perugia; qui si confermò un ottimo realizzatore (13 gol in 28 partite), ma poi rimase invischiato nello scandalo del calcioscommesse, che gli costò due anni di squalifica. Tornò giusto in tempo per disputare le ultime tre partite del campionato 1981/82 con la Juve, segnare un gol, ed essere convocato per i Mondiali dell’82 dal commissario tecnico Bearzot, che gli era sempre rimasto vicino dopo averlo lanciato in Argentina nel ‘78. I 6 gol al “Mundial” e il Pallone d’Oro furono l’apice della sua carriera, che poi anche per i cronici problemi alle ginocchia proseguì in calando nonostante i trofei conquistati con la Juve, fino alle ultime annate opache nel Milan e nel Verona. Si ritirò a soli 31 anni: una carriera molto breve, ma che gli bastò per entrare nella leggenda.

F. G.