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UN DERBY "PIRANDELLIANO"

Quando l'Hellas aiutò il Lane

Èil 18 maggio 1969. Mentre la domenica scivola verso il tardo pomeriggio, il Vicenza sta precipitando verso la serie B. Il cronometro dell'arbitro D'Agostini di Roma scandisce gli ultimi minuti di partita - nove, per la precisione - e il risultato è inchiodato sull'1-1. Ma il pareggio non basta, per agguantare la salvezza sicura occorre vincere. In quell'ultimo turno la classifica recita: Sampdoria e Varese a quota 22, sopra di un punto rispetto ai 21 del Lane, poi Pisa a 20 e Atalanta già spacciata a 19. La Samp deve vedersela con la Juve, il Varese con una Fiorentina ormai scudettata, il Pisa col Napoli. E giova ricordare che, allora, la vittoria ne vale due, di punti, non tre come ora.
È la conclusione di una stagione piuttosto tribolata in casa biancorossa, iniziata forse con troppi cambi d'organico, proseguita con l'avvicendamento in panchina tra l'eterno Berto Menti e l'istrionico uruguagio Ettore Puricelli, scandita da alti e bassi in cui non sono bastati i talenti dei vari Cinesinho, Tumburus, Vitali, Biasiolo, Reif, De Petri, Volpato, Carantini e compari ad assicurare tranquillità. Ma finalmente, all'81° di quel match da ultima spiaggia, il gol della liberazione arriva, frutto del velenoso diagonale scagliato dall'estroso napoletano Franco "Cicillo" Gallina, ala funambolica e discontinua che è, per i tifosi biancorossi, croce e delizia. Quand'è in vena, il piccolo "Galinèa" fa ammattire i difensori, ma ha il torto di voler dribblare anche l'erba, a passare la palla ci pensa di rado, e non di rado finisce a sbattere sul muro avversario. Anche fuori dal campo dà spettacolo: guida una fuoriserie verniciata di rosa, colleziona ragazze, qualcuno l'ha visto passeggiare tenendo al guinzaglio proprio... una gallina. Intanto, però, è grazie a lui che lo psicodramma cui assistono i 13 mila del Menti finisce bene, anche perché nel frattempo la Fiorentina (dove milita un grande ex, Mario Maraschi) fa il suo dovere e al Varese ne rifila tre, spedendolo in B, mentre la Samp ottiene con la Juve il punticino che le serve.
Psicodramma, abbiamo detto? Meglio sarebbe parlare di puro Pirandello, perché quella partita da dentro o fuori il Lane non se la gioca contro una squadra qualsiasi, ma coi "cugini" del Verona. Sbaglia, però, chi pensasse a un derby rabbioso come quelli che capitano oggi, dove le curve si fronteggiano cupamente: a quell'epoca, per i tifosi del Vicenza i rivali storici non sono quelli gialloblù, bensì padovani e veneziani.
Tant'è vero che, quel 18 maggio, sugli spalti biancorossi si coltiva l'idea che gli scaligeri, già salvi, un favore ce lo faranno. Idea che sembra svanire dopo appena dieci minuti quando, su un cross, il lungo attaccante del Verona Gianni Bui incoccia il gol dello 0-1 e subito si mette le mani nei (pochi) capelli, come a dire: "Oddio, cosa ho combinato?". È primavera, ma sul Menti scende il gelo. Qualcuno giura che, nei posti di parterre, per lo spavento è semisvenuto Attilio "Rana" Galzignato, addetto alla biglietteria, nel resto della settimana, factotum di redazione al Giornale di Vicenza. Giusto il tempo di riaversi e, per tutti, è il momento di aspettarsi la reazione dei biancorossi; che risulta ovviamente confusa, tipica di chi sta annaspando. Sicché bisogna attendere fino al 45° per vedere materializzarsi l'1-1 ad opera di Sandro Vitali, centravanti che qualcuno in tribuna giudica macchinoso, e per questo lo chiama "el plantigrado".Il secondo tempo trascorre in un'affannosa apnea di tentativi, finché Gallina non ci mette del suo. Con il contributo, secondo gli osservatori più smaliziati, di un Verona che inizia le vacanze in anticipo. Vero? Falso? Così è, se vi pare.

Antonio Stefani