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RENZO ROSSO

Orgoglio RR: «Vivo di emozioni e il Vicenza è il mio primo pensiero»

È un Renzo Rosso a 360 gradi quello che emerge dall’intervista e che soprattutto non ha alcuna intenzione di mollare gli obiettivi. Crescere come società LR Vicenza, investire nella parte tecnica e guardare ad un futuro nella massima serie. Scacciando di fatto ogni rumors.

Signor Rosso, 31 maggio 2018, data storica. Ci racconta com'è nato il progetto, riuscito, di rifondare il Vicenza?
Ho ricevuto una grossa pressione da parte del territorio, dal tessuto imprenditoriale e dalle centinaia di dipendenti che collaborano nelle mie aziende e che risiedono nel vicentino. Mi sono sentito in dovere morale di dare un aiuto a questa città, anche a seguito di un incontro con Paolo Scaroni.

Da quanto tempo meditava questa operazione, alla passione non si resiste?
Non la stavo meditando da tempo, sono una persona sensibile e ho voluto aiutare il mio territorio, vista la situazione che si era creata in quei mesi.

Cosa pensa del fatto che la sua sia stata l'unica offerta vera (seria) presentata?
E’ una domanda che si dovrebbero porre i tifosi. Io l’ho presentata con la volontà di dare una mano a questa città, con l’amore, la passione che metto in tutte le cose che faccio e con la serietà che mi contraddistingue.

Che situazione trovò dal punto di vista gestionale e organizzativo quando prese possesso della società con suo figlio Stefano?
Una situazione disastrosa, dallo stato in cui versavano le strutture, a molte altre cose nelle quali siamo dovuti ripartire da zero, dedicandoci molto tempo e risorse. Per non parlare di alcune cause legali che si sono protratte per lungo tempo. Abbiamo dovuto subire ingiustizie e pagare situazioni non di nostra competenza, ma lasciate in sospeso dalle passate gestioni. Abbiamo cercato di portare serietà, managerialità, visione ed educazione nello stile comportamentale, cose che non esistevano in precedenza. Oggi il Vicenza, a livello societario, è gestito come una grande azienda.

Le chiedo una riflessione più da imprenditore che da patron-tifoso si è mai chiamato pentito della decisione?
Penso di aver dato il massimo a questa società. Penso, ad esempio, agli acquisti fatti ad inizio stagione, con la libertà di scelta e decisione lasciata alle persone che dovevano operare, in quanto godevano della mia totale fiducia. Abbiamo portato qui giocatori come Diaw e Proia, che erano ricercati da diverse squadre e che erano considerati top player per la categoria, infatti a chiusura mercato i voti dati dai media erano molto positivi e ci proiettavano in altre zone della classifica. Anche ora nella campagna invernale abbiamo dimostrato, con acquisti mirati, che vogliamo rimanere in Serie B. Tuttavia non sopporto le offese personali che arrivano sui social, tutto questo non fa bene al lavoro che stiamo cercando di portare avanti. Sottraggo molto tempo a casa, alla mia famiglia, a volte litigando, per dedicarmi con tutto il cuore e l’anima a questo progetto, al quale ho cercato di donare una struttura adeguata e gli insulti gratuiti mi danno davvero fastidio e mi fanno pensare.

Appena arrivato ha dichiarato che l'obiettivo era la serie A in 5\6 anni, magari è stato un azzardo ma sono quasi sicuro che lo rifarebbe pur sapendo che il calcio è una azienda dipendente da variabile imprevedibili
Non penso sia stato un azzardo. Avevamo stilato un piano di crescita societaria e parallelamente di crescita negli investimenti, tuttavia nel calcio ci sono situazioni e variabili incontrollabili, pensiamo al Monza lo scorso anno o al Parma di quest’anno. Purtroppo, non basta spendere.

Perché ha scelto di investire sul Vicenza e magari non nel Milan, squadra di cui lei è grande tifoso?
Credo molto nel mio territorio, nonostante sia milanista sin da piccolo. Oggi i colori biancorossi fanno parte della mia vita di tutti i giorni, a volte pure troppo, perché ogni tanto dovrei staccare la testa. In questi mesi ho trascorso molte notti insonni, perché sono un emozionale e sento molto la responsabilità di questa società e di questa squadra.

La sua grande operazione è stata quella di mettere assieme un gruppo di imprenditori forti economicamente e per giunta tifosi, quale è stato e quale è ancora il collante che vi fa stare assieme?
Il nostro collante è l’amore per questa città, per il territorio vicentino e la passione per i colori biancorossi. Da quando ho iniziato questa avventura, il Vicenza è diventato il mio primo pensiero, è entrato a far parte del mio DNA. E più vengo allo stadio, più questo amore aumenta e diventa radicato dentro di me. Credo questo sia lo stesso sentimento che accomuna tutti i nostri soci, con i quali c’è un rapporto di stima e di grande coesione.

Quanto manca a lei e al Vicenza calcio l'apporto, l'amicizia, la saggezza di Paolo Rossi?
ra una persona speciale. Una persona sempre positiva, che ha creduto sin da subito in questo progetto, mi manca molto. Mi manca il suo sorriso, il rapporto che avevamo, la sua serenità e i suoi consigli saggi sulle strategie da portare avanti.

Sono passati quasi quattro anni dal suo approdo in biancorosso, ci sono stati successi e anche inciampi, il suo entusiasmo è rimasto quello del primo giorno?
Il mio entusiasmo è superiore rispetto a quello del primo giorno. Tutto è iniziato con un progetto stilato con visione e managerialità, però gestire una società di calcio non è come gestire un’azienda normale. La volontà di arrivare un giorno in Serie A c’è ed esiste, speriamo che questo giorno possa arrivare presto.

Cosa replica a chi insiste nel mettere in giro voci sulla volontà di cedere il pacchetto di quote Otb?
Che si dovrebbero vergognare, dopo quello che ho fatto e sto facendo.

Salvezza o retrocessione sarà quel che il campo dirà, ma lei ha già in mente che tipo di squadra vorrà per la stagione che verrà 2022\23 quale dovesse essere la categoria?
L’esperienza maturata in questi quattro anni mi ha insegnato molto. Anche l’arrivo di Balzaretti ha portato a un cambio di passo rispetto ad una visione tradizionalista, dove magari l’arrivo dei giocatori era gestito da altre dinamiche, più di impulso, di conoscenza diretta. Ora vi è una visione globale basata sui dati, sulla tecnologia, su un’analisi delle performance. Su queste basi vorremmo costruire una squadra, a prescindere dalla categoria, che possa portare ai successi che ci prefiggiamo di ottenere.

Eugenio Marzotto