<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
SUCCESSI FATTI IN CASA

Negli anni del boom nasce il Lanerossi. Via al ventennio con gli eroi di Viareggio

Ventennio e boom. Due termini che nei libri di storia moderna e contemporanea hanno un significato ben preciso. Due termini che nei libri di storia biancorossa hanno un significato altrettanto preciso, ancorché diverso da quello comunemente preso in considerazione. Quando si parla di ventennio, nell’accezione più diffusa del termine il riferimento è al periodo del regime fascista. Ma il ventennio biancorosso è un’altra cosa. Si tratta di venti campionati filati in Serie A: un piccolo-grande record per una società di provincia. Il Vicenza sale nella massima serie al termine della stagione 1954-55 e torna tra i cadetti nel 1974-75. Il ventennio biancorosso è contraddistinto da salvezze sofferte, ma anche da piazzamenti di prestigio. Continuità, identità e solidità sono le parole chiave di questo periodo eccezionale. La continuità e la solidità vengono garantite da dirigenti all’altezza, che grazie anche al matrimonio con la Lanerossi trovano la forza di far rialzare la testa a una società alle prese con difficoltà non di poco conto sia sul piano finanziario che su quello sportivo. Una continuità di questo tipo assume addirittura i contorni dell’enormità. Mai il Vicenza era rimasto così a lungo in A. Gli stessi periodi d’oro di Fabbri e Guidolin non sono durati molto. Alla continuità si affianca l’identità. Il Vicenza del ventennio ha un fortissimo radicamento nel territorio. Per quel che riguarda la squadra, prima di tutto. Sono parecchi i vicentini (o comunque i giocatori della zona) che indossano la maglia biancorossa. E lo fanno con risultati strepitosi. Prendiamo un esempio, tra i mille che potrebbero essere fatti. Il 30 novembre del 1958 il Vicenza vince per 3-2 sul campo della Juventus campione d’Italia. E lo fa grazie alle rete del vicentino Menti IV (meglio conosciuto come Gigi), del bassanese Campana e del trevigiano Agnoletto. Quando identità e territorio, concetti troppo spesso teorici, diventano entusiasmante realtà... Il senso di appartenenza ovviamente cementa il rapporto con la città e la provincia. È in questi anni che lo zoccolo duro del tifo biancorosso vede crescere in via definitiva la sua forza e il suo radicamento. E di questo straordinario legame tra il Lane e la sua gente si vedono ancor oggi i frutti: i figli dei tifosi degli anni ’50 erano i bambini che si stropicciavano gli occhi al Menti per i gol di Rossi. Poi da adulti hanno gioito per conquista della Coppa Italia nel 1997 e hanno visto consolidarsi un legame che ha permesso loro di affrontare le tempeste della C, delle gestioni dissennate e del fallimento senza mai essere neanche lontanamente sfiorati dall’idea di staccarsi dai colori biancorossi. E riuscendo così a creare quell’incredibile unicum che è il rapporto tra il Lane e la sua gente. Gli anni ’50 e ’60 sono anche quelli del boom economico. Una definizione che racchiude al suo interno mille contraddizioni, perché se è vero che si respira un’aria nuova e che l’economia cresce in maniera importante, è altrettanto indiscutibile che gli squilibri sono forti, che le tensioni si accentuano e si che conoscono forti movimenti migratori. Interni (verso il triangolo industriale, dove si produce e dove di solito si vincono gli scudetti) ed esterni. Il Vicenza, comunque, il suo boom lo vive. Grazie anche agli eroi del Viareggio. Una generazione straordinaria di giovani rampanti che per due volte di fila (nel 1954 e nel 1955), per merito della sapiente guida di Berto Menti, vinse il “Mondiale” riservato alle squadre Primavera. Il boom, come si diceva, è legato anche alla trasformazione societaria avvenuta nel 1952-1953: la vecchia ACIVI diventa Lanerossi Vicenza e il matrimonio permette di far fronte a uno sbilancio gestionale di circa 55 milioni. Il passaggio è storico: non è solo una sponsorizzazione, il Vicenza diventa una costola dell’azienda tessile. E così, come quasi sempre avviene nel calcio, la solidità societaria diventa punto di partenza per il conseguimento di risultati positivi. Nel 52-53 il Vicenza vivacchia in B, nella stagione successiva conquista un confortante sesto posto e nel 1954-55, al termine di un campionato dominato (primo posto con 8 punti di margine sul Padova secondo), torna nella massima serie. L’impatto con i big è buono (nono posto e salvezza), così comeregala soddisfazioni l’annata 56-57. Il 57-58 è ancora migliore: con Maltauro alla presidenza e Lerici in panchina i biancorossi si piazzano settimi. Stessa, ottima posizione nel 58-59 e confortante decimo posto nel 59-60. Anche i primi tornei degli anni ’60 regalano sorrisi. Del resto alzi la mano chi non ha voglia di canticchiare “e anche quest’anno, resteremo in Serie A... ”.

Lane 120 continua. Nei prossimi giorni nuove storie e personaggi che hanno scritto la storia del club biancorosso.

Giancarlo Tamiozzo