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GIANCARLO SALVI

Leader con la numero 8 A Cagliari il gol promozione

Il regista, il leader, il trascinatore. L'uomo semplice, che amava la famiglia e aveva sempre un pensiero per gli altri. Giancarlo Salvi ha scritto la storia biancorossa con l'infinito sulla schiena. L'8 infatti, era il numero che lo qualificava in campo e tuttora lo identifica, perchè se chiedi ad un tifoso biancorosso, quello è il numero di Gianca Salvi, del giocatore che aveva una visione di gioco straordinaria e faceva fare gol all'amico fraterno, anzi al fratello Paolo Rossi. È stato il regista, il cervello, il metronomo, l'organizzatore del gioco di una squadra che era bellissima da vedere, che ha strappato applausi e ha fatto sognare.

A Vicenza ha giocato tra il 1976 e il 1979 (94 presenze e 6 gol) e poi si è rivisto in maniera fugace nella stagione 1980-1981 (con una sola apparizione in campo). Ovviamente viene ricordato per la straordinaria cavalcata dalla serie B ai vertici del calcio nazionale. Certo, quella era la squadra di Gibì Fabbri e di Pablito Rossi. Ma molto passò attraverso il piede educato di quel signore del centrocampo giunto dalla Liguria, al tempo uno dei "veci" della squadra, cui piaceva prendere per mano i giovani, aiutarli nell'inserimento e far loro da Cicerone, portandoli anche al ristorante. Perchè per l'ex centrocampista del Lane il gruppo si costruiva sì in spogliatoio, ma anche a tavola. Salvi era il faro del Real. La statura dei leader, si sa, emerge quando la nave è in mezzo alla tempesta. E il popolo del Menti sa quante volte Salvi ha stretto i denti e ha portato il veliero al sicuro. Una per tutte.

Stadio Menti, 13 marzo 1977: il Vicenza, lanciato verso la serie A, affronta il Cagliari. Partita terribile: i biancorossi alla fine ce la faranno, i sardi vedranno infrangere il sogno della promozione dopo gli spareggi da batticuore con Pescara e Atalanta. Vicenza-Cagliari è una sorta di pre-spareggio. Match difficile, grandi firme: se il Vicenza ha Pablito i rossoblu hanno Virdis. Ma non è gara per numeri nove. Servono ordine, disciplina e lucidità. Serve un gol di Giancarlo Salvi, che a pochi minuti dalla fine la sfanga. 1-0 e serie A che si avvicina. È difficile trovare aggettivi per la stagione successiva. Il Lanerossi Vicenza, matricola con la salvezza nel mirino, compie un autentico miracolo e arriva a un passo dallo scudetto. Gioco spumeggiante, applausi in tutta Italia e un secondo posto che vale la qualificazione alla Coppa Uefa. Salvi, che in carriera ha indossato a lungo la maglia della Samp (di cui è considerato una bandiera con oltre 300 presenze e quasi 60 gol) e ha giocato anche con il Milan, compagno di un certo Gianni Rivera, e con il Varese, teneva per mano quel gruppo («prima di tutto di amici», amava ripetere).

Ma la favola durò poco, perchè nel 1978-1979 non si riuscì ad evitare un'inattesa retrocessione in B. Salvi salutò il Vicenza, per poi tornare da dirigente. Nel frattempo si era mosso anche fuori dal mondo del pallone. Curiosamente, sempre con amici legati al rettangolo verde: con Paolo Rossi lavorava in ambito immobiliare mentre con Marcello Lippi (con il quale aveva vissuto assieme ai tempi della Sampdoria) operava nel ramo assicurativo. Terminata la carriera, Salvi ha potuto dedicarsi al tennis, altra grande passione assieme al calcio. È morto a 71 anni e solo molti anni dopo aver appeso le scarpe al chiodo confessò ai familiari che aveva sofferto tantissimo il distacco da casa a 14 anni, quando a piccoli passi cominciò la sua grande avventura nel calcio.

Marta Benedetti