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IL CONTE VOLANTE

Le Mille Miglia di Giannino Marzotto e Vicenza scoprì il mito rombante

Giannino Marzotto
Giannino Marzotto
Giannino Marzotto
Giannino Marzotto

Il fascino della Mille Miglia ha ammaliato per un trentennio, dal debutto del 1927 fino al 1957, anche i vicentini. Come racconta in uno dei suoi tanti libri di memorie Walter Stefani, infatti, la nostra città ha avuto il privilegio di essere attraversata da tutte le edizioni della celebre manifestazione. Sia quando inizialmente il percorso, che partiva da Brescia, puntava su Bologna e Roma, per risalire lungo la via Emilia e Padova, sia quando venne rovesciato e le vetture passavano per Vicenza di notte provenienti da Brescia per poi scendere lungo la dorsale Adriatica. Fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la carovana di auto arrivava alla domenica pomeriggio, con le vetture molto distanziate l'una con l'altra a causa dei numerosi ritiri. La Mille Miglia fu interrotta per la prima volta nel 1938, dopo che un'Aprilia nei pressi di Bologna uscì di strada falcidiando dieci spettatori, per riprendere nel 1940 su un circuito ridotto tra Brescia, Cremona e Mantova con la denominazione Gran Premio di Brescia delle 1000 Miglia.

IL PASSAGGIO NOTTURNO. Dopo la lunga sosta bellica forzata di 6 anni, la kermesse riprese nell'aprile del 1947, con l'inversione del senso di marcia. La città si preparò con entusiasmo al passaggio notturno, tanto che l'Aci e il Comune decisero di interrompere il servizio tram-filoviario dalle 21, sbarrando i punti più pericolosi del percorso con balle di paglia. Decisione saggia, perché Giuseppe (Nino) Farina con la "rossa topolino da corsa" subito dopo la svolta di Leà degli Angeli salì sul marciapiede del ponte per fortuna sgombro, risalendo pericolosamente il papapetto per fermarsi davanti alla colonna di piazza XX Settembre e ripartire verso Padova. Il Giornale di Vicenza titolava "Tutti sul Corso i vicentini", i bar potevano rimanere aperti fino a notte fonda, le vetrine dei negozi avevano le luci accese... Tutti, dai "bocia" ai "veci" uscivano di casa per vedere i propri beniamini (Nuvolari, Fangio. Figure caratteristiche di quel tempo, come Soca, Garibaldi, Giasso e molte altre completavano il quadro popolare che faceva ala alla corsa, mentre Cisco e Brustolon vendevano leccornie. La lunga nottata iniziava subito dopocena. Il corteo delle vetture da san Lazzaro e viale Verona raggiungeva piazzale Roma e, superata Porta Castello, si snodava lungo il centro storico per transitare in Piazza Matteotti ed imboccare Porta Padova. C'era chi non si accontentava di vedere i bolidi sfrecciare tra le strade cittadine e si recava fino ai rettilinei di Montebello e Vancimuglio (nelle opposte direzioni) per ammirare i bolidi lanciati ad oltre 250 chilometri all'ora.
E tra i vari Villoresi, Kling, Castellotti e Lang iniziarono a farsi strada i fratelli Marzotto. Il 24 aprile 1950 il ventiduenne conte Giannino, al volante di una Ferrari 195 S coupé blu in doppiopetto, con accanto il fido valdagnese Marco Crosara, vinse la corsa precedendo Teodoro Serafini su un'altra vettura del Cavallino di Maranello ed il addirittura il famosissimo campione Juan Manuel Fangio su Alfa Romeo. Giannino bissò il successo tre anni più tardi a bordo di una Ferrari 340 America Spyder superando nella classifica finale ancora lo stesso Fangio, mentre il fratello Vittorio Emanuele sarebbe arrivato secondo guidando una Ferrari 500 Mondial spyder) alle spalle di Alberto Ascari su Lancia nel 1954. In quegli anni parteciparono alla gara anche i fratelli Paolo ed Umberto. E se qualcuno li accoglieva con la battuta "I gà i schéi e i se pol tòre le mejo machine", c'era sempre chi era pronto a rispondere "Mòna, prova tì a còrare a trexento l'ora par diexe ore de fila!". Giannino Marzotto, soprannominato non a caso il "Conte volante", aveva una passione sconfinata per le corse, tanto da vincere nel 1950 anche la Coppa delle Dolomiti (dove giunse secondo nel 1952) e da piazzarsi al quinto posto nella mitica 24 ore di Le Mans. Ma furono tanti i vicentini che presero parte alla leggendaria corsa: tra questi Fedele Lampertico (presidente del Lanerossi Vicenza alla metà degli anni Cinquanta), Lino Franceschetti, Antonio Tescari, Toni e Gigi Pozzato, Alberto Tiozzo, Paolo Grazioli, Walter Giacometti, Carlo Valmorbida, Galliano Fontana...
Le notti brave al chiaro di luna ed al rombo dei motori dei vicentini terminarono tragicamente il 12 maggio 1957 a causa dell'incidente occorso allo spagnolo Alfonso De Portago che, sul rettifilo di Guidizzolo lungo la strada napoleonica Mantova-Brescia, in località Corte Colomba , con la sua Ferrari lanciata ad oltre 250 chilometri all'ora, per lo scoppio di un pneumatico interruppe la sua corsa finendo contro la folla assiepata ai lati della strada, provocando undici morti, tra i quali il pilota stesso, il navigatore statunitense Edmund Gurner Nelson e cinque bambini. La corsa venne immediatamente soppressa. Dalla fine degli anni Settanta la Mille Miglia è rivissuta sotto forma di gara di regolarità storica a tappe la cui partecipazione è stata limitata alle vetture prodotte entro il 1957 che risultavano iscritte alla corsa originale lungo il percorso Brescia-Roma-Brescia.

Andrea Lazzari