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GIOIE E DRAMMI

La luce dei sedicenni, il buio del fascismo. Arriva la Serie A, ma scoppia la guerra

Someone built a candy castle for my sweet sixteen, qualcuno ha costruito un castello di caramelle per i miei dolci sedici anni. E se al posto del castello cantato da Billy Idol ci fosse uno stadio a sua volta cantato da generazioni di tifosi sognanti (oltre che da cultori del Calcio bello, quello con la C maiuscola)? Nei tumultuosi anni ’30 succede anche questo. Il periodo compreso tra le stagioni 1932-1933 e 1941-1942 è ricco di avvenimenti, nella Grande Storia d’Italia e nell’altrettanto Grande Storia Biancorossa. Succedono tante cose in quegli anni e una di queste è l’inaugurazione del nuovo stadio di Vicenza. È l’8 settembre del 1935 e - visti i tempi - l’impianto non può che chiamarsi Littorio. Ma tant’è: di quella denominazione tocca dar conto per ragioni storiche. Il vero nome, il nome con cui lo stadio vicino al Bacchiglione è conosciuto da qualsiasi persona che sappia almeno che a calcio si gioca in undici, è Romeo Menti. E qui arriviamo ai dolci sedici anni. Già, perché nella gara che inaugura il nuovo stadio (amichevole contro gli ungheresi del Saroksar vinta per 2-1) debutta un’ala fortissima e giovanissima. Ha compiuto 16 anni da tre giorni. Si chiama Romeo Menti. Un giorno, troppo presto purtroppo, quello stadio avrà il suo nome. Ma questo il giovane Meo non lo può sapere. Esordisce in un giorno particolare per Vicenza, la Festa dei Oto. Sembra quasi un segno del destino per un giocatore che ha scritto la storia. Storia che sarebbe stata ancora più lunga e ricca di vittorie se quell’aereo non si fosse schiantato sul colle sacro di Superga il 4 maggio del 1949.... Pace. Restiamo ai dolci sedici anni. Un’età che dice bene ai colori biancorossi visto che un paio di stagioni prima, sempre nel periodo degli sweet sixteen, aveva debuttato con la maglia del Vicenza Umberto Menti, fratello maggiore di Romeo. Anche quello che sarebbe diventato il Sior Berto avrebbe lasciato un segno importantissimo nella storia del Vicenza, prima come giocatore e poi come allenatore. Addirittura più precoce un altro fondamentale protagonista della storia biancorossa, Alfonso Santagiuliana. Mosse i suoi primi passi nei cugini del Marzotto Valdagno. E a 15 anni fu chiamato in prima squadra per un’amichevole con la Lazio. Il compito? Da far tremare le vene e i polsi, marcare nientemeno che Silvio Piola. E comunque la faccenda dei 16 anni non si esaurisce nel decennio pre-bellico. Per dirne una, indovinate a che età debuttò in biancorosso Roberto Baggio? Diamo un aiutino: nacque nel 1967 ed esordì nel 1983... Resta da dire, siccome la storia serve anche per capire le variegate tendenze e provare a immaginare il futuro, che anche Tommaso Mancini ha debuttato in biancorosso a 16 anni. E qui ci fermiamo. Sarà il campo, più avanti, a dettarci la conclusione di questo ragionamento. Torniamo al Menti che all’epoca, come si diceva, si chiamava Littorio. La stretta del regime fascista, in quegli anni, si faceva sentire in qualsiasi ambito della quotidianità. Nessuno, a nessun livello, sfuggiva all’oppressione. E così, nella stagione 1932-1933, la società biancorossa muta la sua denominazione in Associazione Fascista calcio Vicenza. Al termine di quell’annata giunge la promozione in Serie B: si tratta di un salto a tavolino, determinato dall’allargamento dei quadri federali. Le “scartoffie” aiutano il Vicenza anche nella stagione successiva: sul campo i biancorossi retrocedono, ma di nuovo gli organici vengono ampliati e arriva così la salvezza a tavolino. Nel 1934-1935 però non c’è niente da fare: il Vicenza scivola in Serie C. In quella stagione, del resto, era prevista la retrocessione di ben otto squadre su 16 e il destino, per la giovane squadra biancorossa, era segnato o quasi in partenza. Promozione sfiorata l’anno seguente (il Vicenza giunge secondo), più grigio il campionato successivo: alle prese con grosse difficoltà economiche, la società rischia di non iscriversi e la squadra deve accontentarsi di un anonimo nono posto. Altra promozione svanita di un soffio nel 1937-1938, campionato di buon livello anche nella stagione seguente. La risalita tra i cadetti arriva nel 1939-1940, anche grazie ai 25 gol in 22 partite di Marchetti. Nell’annata successiva il Vicenza si assesta in Serie B, per poi conquistare la A nel 1941-1942. Quella squadra è straordinaria, ha la “linea mediana più forte d’Italia” (Abeni-Fattori-Santagiuliana) e tanti ottimi giocatori, con in testa il bomber Quaresima. Ma ormai, con l’Italia immersa nella tragedia del secondo conflitto mondiale, le priorità sono ben altre...

Lane 120 continua. Nei prossimi giorni nuove storie e personaggi che hanno scritto la storia del club biancorosso.

Giancarlo Tamiozzo