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SOGNAVA UN MENTI IN STILE BERNABEU

La breve e tempestosa avventura di Molon, “presidente scomodo”

Nell'ultracentenaria storia biancorossa c'è stato spazio anche per Marino Molon, imprenditore nel settore del mobile con la sua azienda TreGima, che fu per un anno presidente del Vicenza. Correva la stagione 1987-1988 e la squadra militava in serie C1. Quella di Molon, ai vertici del club, fu un'avventura breve e piuttosto burrascosa, soprattutto fuori dal campo. L'imprenditore vicentino, originario di Tezze di Arzignano, si accordò in gennaio con la proprietà (guidata dall'allora presidente Romano Pigato) per il passaggio delle consegne e si fece notare subito per i modi spicci e l'entusiasmo debordante. I tifosi ricorderanno i proclami di Molon (famoso quello che faceva riferimento alla voglia di trasformare lo stadio Menti in un piccolo Bernabeu) e le scelte tecniche di forte impatto (tra tutte, quella di sostituire il tecnico Paolo Specchia con Ernesto Galli). Il Vicenza quell'anno giunse quarto in classifica, ad un solo punto dal terzo posto che dava diritto agli spareggi. In campo quindi, tutto sommato, le cose andarono bene. Fuori no. Era un bel caos. La vicenda della cessione della società si complicò perchè i vecchi soci accusavano Molon di non aver onorato le scadenze pattuite per il saldo del pacchetto azionario; l'imprenditore naturalmente difendeva il proprio operato. Il batti e ribatti si concluse in estate, con l'assemblea che destituì Molon e reintegrò la precedente compagine societaria. Le strade di Molon e del Vicenza non s'incrociarono più ma lo scaltro mobiliere non chiuse definitivamente con il calcio, visto che arrivò molto vicino a rilevare il 30 per cento del Lugano, società che navigava nell'orbita di Enrico Preziosi. Alla fine non se ne fece nulla, Molon si tirò indietro e la sua esperienza nel mondo del calcio terminò. Per l'ex presidente del Vicenza non mancarono i guai giudiziari per una maxi evasione fiscale. Molon, autore di un libro, "Il presidente scomodo", non passerà certo alla storia per la linearità e la bontà della sua gestione, piuttosto nell'ambiente biancorosso è ricordato come il presidente che amava fare le cose in grande e girare il campo di corsa con la sciarpa al collo per incitare i tifosi. Anche questa è storia biancorossa.

M. B.