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PASQUALE MARINO

La bellissima sorpresa

Con lui il Vicenza ha sfiorato l'impresa, il sogno atteso per anni di tornare in serie A. Pasquale Marino ha legato il suo destino ai colori biancorossi per nemmeno due campionati, ma sono stati mesi intensi, complicati sia a livello sportivo che societario. Strada tutta in salita per lui perchè sostituire Gianni Lopez in panchina non è stato semplice, troppo forte il legame che il Capitano aveva con i tifosi.

«I primi giorni è stata dura- racconta Marino- dormivo poco, sentivo una freddezza attorno a me di cui non ero colpevole. Però da subito ho capito che avevo trovato un gruppo straordinario da allenare». Venire a Vicenza nel campionato 2014/15 per subentrare a Lopez esonerato dopo l'undicesima gara non fu scelta facile. «Avevo altre proposte, ma il fascino dei colori biancorossi è reale, ben due Palloni d'oro hanno vestito questa maglia, poi i traguardi eccezionali raggiunti. Alla fine accettai, l'obiettivo era la salvezza».

Il debutto al Menti lo ricorda benissimo: «Entrai in campo e vidi lo striscione esposto dalla Curva a favore di Lopez, il capitano. Apprezzai molto quel gesto, quell'affetto dato ad una bandiera del Vicenza e per me fu uno stimolo in più a fare bene. Mi dissi: lascia parlare i fatti». E in effetti la squadra quint'ultima in classifica iniziò la sua rincorsa verso i playoff. «Ebbi la fortuna di proporre delle novità che furono accettate dal gruppo e i ragazzi iniziarono ad allenarsi divertendosi. Alcuni erano di valore come Di Gennaro, Sampirisi, Ragusa che purtroppo si fece male quasi subito». I meriti di quel campionato strabiliante che vide il Vicenza sfiorare la promozione Marino li divide anche col direttore sportivo di allora Paolo Cristallini. «Mi è stato vicino sempre, mi ha aiutato a capire l'ambiente, poi bravissimo, ci vedeva lungo, basti ricordare che portò a Vicenza gente come Petagna, Spinazzola, Gagliardini. All'epoca non si capì nemmeno quale miracolo fosse viste le poche disponibilità economiche della società che però aveva un pregio: era snella, potevamo lavorare senza condizionamenti». Il cambio di passo l'ex allenatore lo data con l'arrivo di due giocatori. «Manfredini e Petagna, il primo nelle sue 13 gare, poi purtroppo si fece male, ha avuto un peso determinante, il secondo fu di sprone a Cocco. Discorso a parte per Brighenti, giocatore straordinario e uomo vero, leale. Il rammarico è aver giocato la gara della vita col Pescara senza lui e Manfredini. Senza la sfortuna la serie A l'avremmo portata a casa e meritatamente, perchè giocavamo un bel calcio». L'amarezza per non aver riportato i colori biancorossi nella massima serie è ancora viva. «L'immagine dei tifosi che ci aspettavano fuori dallo stadio per sostenerci ce l'ho nel cuore, se avessimo avuto una proprietà forte come quella che c'è oggi si sarebbe fatto qualche innesto in più». Eppure il sogno l'anno dopo si infrange.

«La proprietà era cambiata ed ho intuito subito che qualcosa si era rotto. Sbagliai a farmi convincere a restare, così come ci tengo a ribadire che nonostante il Catania fosse fallito venni a Vicenza per fare la risoluzione del contratto». Il secondo errore Marino ce l'ha impresso nella mente ancora di più: «Ultimo giorno di mercato, Cocco viene ceduto ad insaputa mia e del ragazzo che, quando lo seppe, si mise a piangere. Ero stato chiaro: se per avere Galano si deve cedere Cocco lasciamo stare. Diedi le dimissioni». Che però ritirò: «Il mio secondo errore, ma come fai ad andare via quando ti trovi i tuoi ragazzi sotto casa che ti dicono: mister mica ci può piantare in asso così. Il nostro campionato iniziò con una società dove non si capiva nemmeno chi comandava». E furono mesi durissimi con eventi in cui si sfiorò la tragedia. «Manfredini si rifece male quasi subito e Brighenti dopo lo scontro fortuito con Vigorito finì all'ospedale. Quando ci dissero che la situazione era gravissima con tutto lo staff corremmo da lui, incredibile: fu Brighenti a dare forza a noi. Bene che andasse si parlava di carriera finita». Ed invece. «Da vero uomo e da capitano appena poté ancora con le stampelle e sorretto dalla fidanzata, che oggi è sua moglie, venne al campo e ci disse: datemi un po' di tempo e sarò di nuovo con voi. Che gli vuoi dire ad un ragazzo che ha rischiato di morire solo un mese prima? Se non è amore per i colori biancorossi questo!». Mesi difficili, il Vicenza annaspa e alla 31 giornata Marino viene esonerato, al suo posto arriva Lerda. «A Vicenza sono stato benissimo, mi lega un affetto sincero all'ambiente. Ho sbagliato io a restare perchè quando sfiori la serie A ma capisci che la squadra non verrà potenziata e anzi sarà indebolita devi chiudere. I tifosi non vanno illusi! Non è possibile che l'anno prima fossi un genio e l'anno dopo un incapace...».

Alberta Mantovani