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IL “MIRACOLO” DI BERGAMO

L’autogol che salvò il Vicenza

L'autogol dell'atalantino Vianello
L'autogol dell'atalantino Vianello
L'autogol dell'atalantino Vianello
L'autogol dell'atalantino Vianello

E’ il 20 maggio 1973 e in mattinata parte da Vicenza, con direzione Bergamo, una lunghissima carovana di pullman e auto quantificata in oltre due chilometri, oltre a un treno speciale interamente dedicato ai supporter biancorossi.

Il piazzale dello Stadio Menti brulica di automezzi, mentre la stazione ferroviaria è tutto uno sventolio di bandiere e sciarpe. Nonostante la salvezza sia pressoché impossibile, i tifosi partono con entusiasmo per questo “viaggio della disperazione”. Molti intonano cori, altri se ne stanno seduti sotto le pensiline con il giornale in mano, a discutere su differenze reti e possibili seppur altamente improbabili risultati a favore del Vicenza.

Qualcuno rivolge lo sguardo verso il colle berico che sovrasta la città, invocando l’intercessione della miracolosa Madonna. Alla fine sono quasi diecimila i vicentini che, con ogni mezzo, raggiungono la città orobica per la partita della vita o della morte. Un interminabile serpentone di tifosi procede verso lo stadio bergamasco, in testa al corteo sventola la bandiera del Club di Santa Corona, con il famoso quanto lugubre gatto nero imbalsamato, fissato sull’apice dell’asta. Nell’ambiente calcistico vicentino si vocifera da giorni sulla possibilità che i dirigenti della Dea abbiano promesso un premio in denaro ai giocatori del Torino per vincere contro la Sampdoria, squadra a pari punti con il Vicenza e garantire ai bergamaschi la salvezza, peraltro già assicurata anche solo con un pareggio. Alle 14,30 lo Stadio Comunale di Bergamo è gremito in ogni ordine di posti e i 25.000 spettatori attendono impazienti il fischio d’inizio dell’arbitro Gonella di Torino.

Durante il primo tempo le due squadre si studiano, l’Atalanta attacca ma il Vicenza non bada solo a difendersi e recrimina per un evidentissimo fallo di mano in area nerazzurra incredibilmente non sanzionato dall’arbitro. Durante l’intervallo, sugli spalti si discute animatamente dei risultati che giungono via radio dagli altri campi, che in quel momento condannerebbero il Vicenza alla serie B. A inizio della ripresa Vitali batte una punizione, in area bergamasca salta di testa lo stopper nerazzurro Vianello che clamorosamente devia il pallone nella propria porta, spiazzando il portiere Pianta.

Disperazione del difensore nerazzurro, gioia indescrivibile tra i tifosi biancorossi: l’orologio segna il 56’ e mancano quindi trentaquattro lunghissimi minuti alla fine della partita. Da quel momento l’Atalanta scatena l’inferno in campo ed è solo grazie alle prodezze di Adriano Bardin che la nostra porta resta inviolata. Nell’ennesima azione d’attacco bergamasca il centrocampista Pirola spara un cannonata sul viso dell’estremo difensore biancorosso, che resta stordito e sanguinante a terra, sostituito da Anzolin. Poi tocca alla squadra orobica protestare per un fallo di mano di Stanzial in area vicentina, mentre la pressione bergamasca aumenta sempre di più. Sono minuti eterni. Ezio Vendrame viene spedito in campo a un quarto d’ora dalla fine al posto di Speggiorin, il suo compito è quello di far sparire la palla, ma l’estroso fantasista biancorosso decide di fare accademia e sfodera dal cilindro un incredibile, millimetrico lancio al volo verso Galuppi, che fallisce di un nulla il raddoppio. Improvvisamente comincia a serpeggiare tra gli spettatori la falsa notizia del pareggio del Torino, che sancisce la matematica salvezza dell’Atalanta. La realtà è ben diversa e solo a tempo scaduto i tifosi nerazzurri realizzano che, per una fatale combinazione di risultati e grazie alla differenza reti a nostro favore, è proprio la squadra bergamasca a dover retrocedere in serie B. Mentre l’altoparlante comunica i finali, si scatena l’irrefrenabile entusiasmo dei supporter di fede vicentina che fanno ritorno in stazione cantando con le bandiere spiegate, in una città ammutolita e ancora incredula. «Anche la salvezza è una grossa soddisfazione. Quando ho conquistato lo scudetto con la Fiorentina ero felice. Ora lo sono forse di più. Questa vittoria è la fine di una lunga sofferenza», dichiara raggiante il nostro capitano Ugo Ferrante non appena concluso vittoriosamente l'incontro. Il rientro dei tifosi a Vicenza diventa una festa, molti dei supporter che non hanno partecipato alla trasferta accorrono nel piazzale dello stadio per festeggiare l’arrivo di pullman e auto da Bergamo. Una giornata per cuori coraggiosi, che resterà nella memoria collettiva come uno dei momenti più esaltanti della storia del Lanerossi Vicenza.

Anna Belloni