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E SI RISCHIA PURE LA C2

Il Vicenza va in A, ma è solo un miraggio. Debutta Baggio, arriva Dalle Carbonare

Pieraldo Dalle Carbonare e Giulio Savoini
Pieraldo Dalle Carbonare e Giulio Savoini
Pieraldo Dalle Carbonare e Giulio Savoini
Pieraldo Dalle Carbonare e Giulio Savoini

Buio e luce si susseguono, si alternano. A volte addirittura si mischiano e si confondono. L’uno può diventare la continuazione dell’altra. L’uno talora rischia di essere l’alias dell’altra. Il periodo compreso tra il 1982 e il 1992 è tra i più dinamici e contraddittori, esaltanti e avvilenti, della storia dell’uomo. Soffia il vento della perestrojka e della glasnost, il gigante sovietico finisce per sgretolarsi. Crolla il muro di Berlino. I sogni sembrano senza fine, ma il risveglio è brusco. Dall’altra parte del mondo, in piazza Tien An Men, non basta il coraggio di chi affronta i tank cinesi armato solo di un’idea. Buio e luce si intrecciano anche in Italia. Un’Italia che spesso ci crede e cresce. Magari con fare smodato e smargiasso, con l’appetito insaziabile della Milano da bere. Quanto salato, però, sarebbe stato il conto...

Anche a Vicenza buio e luce giocano a rincorrersi. In questo decennio si vede di tutto. Nel 1982, a Madrid, Pablito alza Coppa del Mondo. Gioia infinita, ma anche nostalgia infinita. Il Lanerossi langue in C1, fatica contro Sanremese piuttosto che Rondinella... Ma il 5 giugno del 1983 succede qualcosa. È un’inutile ultima giornata, davanti a 3mila spettatori si gioca un Vicenza-Piacenza che pare non servire a niente. Pare, perchè al 63’ esce Carletto Perrone ed entra un sedicenne. Si chiama Roberto Baggio. Stavolta la luce ha avuto la meglio sul buio. Pero... Ci sono tanti di quei però... Come siamo giunti all’esordio del futuro Divin Codino? Ci si arriva al termine di una stagione amara. Il Vicenza chiude il campionato 82-83 al quarto posto, in un’annata segnata dalla morte assurda di Enzo Scaini, gigante buono del centrocampo biancorosso. Il giocatore, ad appena 27 anni, muore improvvisamente dopo un’operazione resasi necessaria per la rottura dei legamenti di un ginocchio. È il 21 gennaio del 1983. I funerali vengono celebrati qualche giorno dopo nella chiesa di S. Pietro e il corteo finisce al Menti. A fine stagione arrivano due buone notizie: il debutto, come si diceva, di Baggio e l’ingaggio per l’annata successiva di Bruno Giorgi. Il tecnico originario di Pavia apre un ciclo importante. La Serie B potrebbe arrivare al primo colpo, ma il Vicenza paga a caro prezzo gli esiti delle due gare interne contro le squadre che poi saliranno in B, il Bologna e il Parma. Il match contro i rossoblu è reso inutile dalla monetina partita dalla Sud che colpisce il portiere Massimo Bianchi. L’ex finisce al suolo, viene sostituito e il Lanerossi perde a tavolino. Il vero disastro arriva però alla terzultima giornata. Di fronte a 27mila spettatori i biancorossi crollano contro il Parma (1-4 il finale) e danno l’addio al sogno della promozione. Anzi, più che di addio è corretto parlare di arrivederci, perché la Serie B arriva al termine della stagione successiva. Il Vicenza arriva secondo, vince lo spareggio di Firenze con il Piacenza e torna tra i cadetti. Comincia così un biennio d’oro che nell’84-85 vedrà i biancorossi salire addirittura in A. La festa, però, dura poco: la giustizia sportiva, nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto scandalo “Totonero-bis”, punisce giocatori e dirigenti del Vicenza (anche in merito allo spareggio di Firenze) e il sogno della massima serie sfuma.

A proposito di sogni: l’anno del ritorno in B è quello della consacrazione di Baggio. Il fuoriclasse gioca e segna che è un piacere ma a Rimini, il 5 maggio del 1985, arriva il primo dei tanti infortuni che hanno costellato la sua carriera splendida e sfortunata. Per il talento di Caldogno, che nel frattempo viene ceduto alla Fiorentina, comincia un calvario che durerà un anno e mezzo. E visto che di calvari si parla, torniamo alle vicende della squadra. La botta della promozione revocata è tremenda e al termine dell’annata 86-87 il Lane sprofonda in C. Nell’annata successiva, contrassegnata in parte dalla... pirotecnica parentesi di Marino Molon alla guida della società, il Vicenza va vicino al ritorno in B. Il campionato successivo è disastroso: i biancorossi evitano la C2 all’ultima giornata grazie a un rigore trasformato da Pizzi. Poi la svolta epocale: la società è rilevata dal presidente dei presidenti, Pieraldo Dalle Carbonare. Con lui arriva il d. g. Sergio Gasparin e comincia un percorso che porterà il Vicenza (che non si chiama più Lanerossi) a traguardi leggendari. L’inizio, però, è accidentato. L’era Dalle Carbonare comincia con la retrocessione scampata grazie al vittorioso spareggio di Ferrara contro il Prato (con il nume Savoini in panchina). Successivamente arriva in panchina Caramanno: scelta discutibile e controversa che si traduce in un campionato anonimo. Nel 91-92 il Vicenza fa bingo e ingaggia Renzo Ulivieri. La B non arriva subito, ma è stato mosso il primo passo di un cammino molto, molto lungo...