<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
NOTTE BUIA E TEMPESTOSA AL MENTI

Il rigore di Callioni alle stelle

Briaschi porta in vantaggio i biancorossi
Briaschi porta in vantaggio i biancorossi
Briaschi porta in vantaggio i biancorossi
Briaschi porta in vantaggio i biancorossi

Era una notte buia e tempestosa di fine settembre e sul Menti tirava un vento di rivincita. Per la prima volta nella storia il Vicenza si avventurava nelle competizioni europee, visto che il memorabile secondo posto della stagione precedente aveva aperto le porte della Coppa Uefa, e la partita in casa contro il Dukla Praga, la squadra dell’esercito cecoslovacco, era quella di ritorno. All’andata era finita male ma non malissimo, con i biancorossi sconfitti per 1-0 con gol del temutissimo Zdenêk Nehoda, calciatore dell’anno a quelle latitudini e centravanti della nazionale. Piccolo e fastidioso particolare, lo stopper Macela si accanì al punto su Paolo Rossi da metterlo fuori gioco per la gara di ritorno. Ecco perché al Menti venne appeso uno striscione eloquente, “Macela killer”, una dichiarazione di guerra alla squadra dell’est.

Pioveva, tanto, e tirava vento, dunque, ma allo stadio c’era un clima di festosa fiducia. Ancora nessuno sospettava che al termine di quella incredibile stagione il Vicenza di G.B. Fabbri sarebbe finito in serie B, un po’ per dabbenaggine propria e molto per alcune partite e decisione arbitrali “strane”. Comunque all’inizio di quella cavalcata c’era ancora tutto l’entusiasmo del secondo posto anche se in quella gara decisiva per il passaggio del turno l’allenatore fu costretto a fare a meno di due titolarissimi, Rossi, appunto, e Giorgio Carrera, vittima di un grave infortunio nel precampionato che segnò la fine anticipata della sua carriera appena cominciata. In più in estate era stato ceduto Pippo Filippi, sostituito con Giorgio Roselli, scuola Inter, un cambio che non portò fortuna a Giussi Farina.

Niente paura, con Luciano Miani libero e Massimo Briaschi centravanti i biancorossi possono giocarsela anche con questi cecoslovacchi tenaci ma non invincibile. Neanche il tempo di stringersi dentro l’impermeabile tascabile comprati prima di entrare in curva che il sogno comincia ad assomigliare alla realtà. Cerilli lancia Briaschi in profondità e il giovane attaccante si beve letteralmente tre difensori in velocità prima di esplodere un sinistro potente e preciso che manda il pallone in fondo al sacco, per la gioia di chi aveva vergato lo striscione di avvertimento a Macela.

C’è tutta la partita da giocare, il Menti assorbe il diluvio universale e la squadra ha tutto il tempo per costruire l’impresa. Briaschi è un furetto e quella prestazione gli varrà anche diversi punti per il concorso “Bravo 79”, la manifestazione riservata ai migliori giovani impegnati nelle competizioni continentali. Paolo Rossi, in tribuna tra la fidanzata di allora e il cronista Gianmauro anni, applaude convinto e felice. Spera di poter esserci per un secondo turno che, a quel punto, non è più così improbabile.

Il Vicenza gioca un calcio spumeggiante e le occasioni le costruisce pure. Ma la pioggia aumenta, il terreno di gioco si fa più scivoloso e la qualità delle giocate ne risente. Si va al riposo con grande speranza. Fabbri scuote i suoi e li invita ad attaccare. Ma al 6’ minuto della ripresa alla pioggia torrenziale si aggiunge la doccia gelata del gol di Gajdusek: il tiro del centrocampista cecoslovacco, probabilmente deviato da Roselli, sorprende Galli e si insacca: 1-1 e tutto da rifare. Di più, ora occorre fare due gol la la regola del gol in trasferta che, a parità di scarto, vale doppio. La speranza si fa più tenue ma nel diluvio universale i biancorossi non mollano. Paiono indemoniati, il Dukla arranca e le immagini che gli italiani vedranno in tv la sera successiva (altro che tempo reale) sono prove inoppugnabili dell’assalto. A un quarto d’ora dalla fine quell’assalto sembra dare i frutti sperati. Guidetti viene steso in area dopo una serpentina e l’arbitro decreta il rigore. Dovrebbe essere Paolo Rossi a calciarlo, ma il bomber può solo guardare dalla tribuna. Briaschi è troppo giovane e così si fa avanti Callioni, terzino sinistro di buon calcio ma di precisione discutibile. Vito da Stezzano, 30 anni, non è uno che si fa prendere dall’emozione. Prende il coraggio a due mani e piazza il pallone sul dischetto proprio sotto la curva del tifo più caldo. La pioggia e il vento sembrano acquietarsi per regalare a quella bolgia una proroga di speranza, un altro quarto d’ora all’arma bianca per proseguire il cammino in Coppa Uefa. Ma il tiro del terzino, forse disturbato proprio dal vento e dall’acqua, finisce alto e a lato. E a quel punto si è capito che la favola del Real Vicenza europeo era già ai titoli di coda. Fabbri tenta il tutto per tutto e getta nella mischia Mocellin e Zanone per Marangon e Briaschi. Mancano nove minuti alla fine ma il Vicenza non ha più birra in corpo. Maledetto Macela e maledetta sfortuna: Rossi in tribuna si dispera, la sua vetrina europea col Vicenza è durata solo una partita. Avrà modo di rifarsi e lo straordinario Mundial appena disputato in Argentina sarà solo un aperitivo. Anche il Vicenza si rifarà, una ventina d’anni dopo, con quella cavalcata in Coppa delle Coppe che la porterà in semifinale con il Chelsea. Anche allora, a campi invertiti, l’illusione diventò delusione. Ma nella notte buia e tempestosa del settembre ’78, a pensarci adesso, si vedevano già le stelle.

Marini Smiderle