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STEFANO ROSSO

«Il futuro? Non siamo quelli che abbandonano la barca»

Quattro anni a perdifiato. Tra gioie, dolori e mille emozioni. L’avventura di Stefano Rosso alla guida della società è sicuramente di quelle da raccontare.

Lei è presidente del Vicenza dal 2018: qual è il bilancio della sua esperienza sotto i profili societario, sportivo e umano?
Dal punto di vista societario il bilancio è positivo. Da quando siamo atterrati a Vicenza sono stati fatti molti progressi ed è stata costruita una compagine societaria solida. Anche sotto l’aspetto sportivo il bilancio è soddisfacente. Siamo andati in crescendo sino a poco tempo fa, la promozione in B è arrivata al secondo colpo. Poi purtroppo ci sono stati gli ultimi mesi, spero si tratti solo di una brutta parentesi nel nostro percorso di crescita. A livello personale Vicenza è una piazza dispendiosa. Probabilmente sul piano emotivo non eravamo pronti a gestire l’altalena di emozioni di questi anni. Ci sono stati momenti di stress, ma anche di gioia molto forte.

La soddisfazione più grande e il momento più difficile?
Di sicuro la gioia più intensa è stata quella della promozione in B. Il momento più duro... Eh, in questi mesi ce ne sono stati parecchi, forse il più complicato è stato quando abbiamo preso coscienza che questo sarebbe stato un anno difficile. E stata dura in modo particolare durante il mese di dicembre, quando pur giocando bene i risultati non arrivavano.

Il calcio è anche incontro con altri uomini. Dopo quattro anni di esperienza biancorossa a chi stringerebbe la mano e a chi no?
In linea generale stringo la mano a tutti coloro che ci hanno aiutato ad arrivare sin qui, in un percorso grazie al quale abbiamo ridato dignità a una società e a un territorio. Non stringerei la mano a chi continua a mettere in discussione il nostro progetto per partito preso. Si tratta di persone che non vogliono bene al Vicenza e neanche al calcio.

Mai capitato di dire "ma chi me l'ha fatto fare"?
(Sonora risata)... Sì, è successo, capitano i momenti di difficoltà. Io sono emotivo, ma poi lo sconforto lascia spazio alla determinazione e alla volontà di far meglio

La Vicenza del tifo è capace di amore come poche altre piazze, ma è anche di difficile gestione. Che idea si è fatto dopo quattro anni?
In questi anni noi siamo cambiati ed è cambiato anche il tifo. Siamo arrivati trovando un clima di forte risentimento, i tifosi vivevano nel ricordo delle glorie degli anni ’90 e delle delusioni del Duemila. E per noi non era semplice capire certe dinamiche e certi comportamenti. Però nell’ultimo anno, prima con il Covid e poi ora con la squadra che non ottiene risultati positivi, abbiamo avuto un grande supporto dal tifo. E questa è stata una bella sorpresa, perché finché si vince è facile avere sostegno. In questi ultimi mesi la diffidenza di una volta si è quasi dissolta. Tanto di cappello ai tifosi. Probabilmente ci ha dato una mano un incontro avvenuto a novembre. È stato un confronto onesto, che ci ha aiutato. Siamo cresciuti noi ed è cresciuto il tifo.

Uno dei passi più importanti è stato l'allargamento della base societaria. Come va con i soci? Prospettive future? È possibile che ne arrivino altri?
Questa è stata una delle vittorie più belle: coinvolgere tanti imprenditori importanti del territorio per dare un futuro al Vicenza è stata una cosa molto importante. In questo è stato bravo mio padre, che ha sempre creduto nel progetto Vicenza non come squadra di un unico Paperone ma come espressione del territorio. Il gruppo è solido e ci troviamo sempre assieme a vedere la partita. Al momento non sono previsti nuovi ingressi, ma le porte sono aperte.

Come procede la questione stadio?
L’ultima novità è che abbiamo incontrato il sindaco dopo aver presentato lo studio di fattibilità ai soci. Non abbiamo ancora preso una posizione tra di noi, non abbiamo battezzato se proseguire e come proseguire. È chiaro che su tutto questa pesa l’incertezza legata al Covid, fare investimenti in strutture quando ancora non si vede la luce in fondo al tunnel non è semplice.

Ecco, il Covid. Quanto ha pesato sulle strategie societarie?
Moltissimo. Non solo dal punto di vista economico, ma anche per quel che riguarda l’aspetto sportivo. Non avere il sostegno del pubblico per noi è stato molto penalizzante. La situazione è complessa e non ci consente di pianificare, però questo vale per tutti. 

Annata molto difficile: si salverà il Vicenza?
Io dico che lotteremo fino alla fine, daremo battaglia fino a quando la matematica non ci dirà che saremo salvi o retrocessi. Poi... la sfera di cristallo non ce l’ho. Di sicuro mai a inizio stagione avrei pensato che ci saremmo trovati in una situazione del genere. In ogni caso qualche segnale positivo c’è stato. Gli investimenti per migliorare la squadra sono stati fatti, ora vediamo cosa succede partita dopo partita.
 

In caso di salvezza ha fatto un voto, un pegno, una promessa?
Non ci ho pensato, ma accetto suggerimenti. L’unica cosa è che ho detto a Meggiorini che se arriva a 110 gol andiamo sul Grappa assieme visto che lui è appassionato di bicicletta.

Allenatore e direzione tecnica sono stati cambiati in corso d'opera: necessità imposta dai risultati o scelta strategica per il futuro?
Entrambe le cose. La difficoltà dei risultati ci ha fatto probabilmente accelerare nella volontà di prendere una direzione diversa.

Facendo gli scongiuri... In caso di retrocessione il progetto continuerà? Come?
Noi non stiamo pensando ad altro che al presente, bisogna essere focalizzati sulla prossima partita e andare avanti a vista. Di sicuro non siamo abituati a mollare, se ci sono le premesse per poter lavorare bene, in serenità e coesione con tifoseria e città, noi non siamo quelli che saltano giù dalla barca.