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BRUNO GIORGI

Il doppio salto dalla C1 alla A è cancellato dal calcioscommesse

Robe da non credere. Dall’inferno al paradiso, andata e ritorno. In due anni dalla C alla A per poi scendere nuovamente in terza serie. Nella storia biancorossa il triennio 1983-1986 è da ricordare come un’altalena di emozioni. Gioie in campo e dolori fuori dal terreno di gioco, con il miraggio di rientrare tra le grandi, svanito a causa di illeciti legati al totocalcio clandestino. Secondo le testimonianze di alcuni faccendieri sentiti all’epoca dalla procura, infatti, i risultati dei biancorossi di quel periodo sarebbero stati pilotati. E così il doppio salto di categoria ottenuto sul campo è stato cancellato con un colpo di spugna dai provvedimenti del tribunale sportivo. Eppure per arrivare a quei successi il Vicenza ne aveva fatta di fatica. Tanta. Il 1983, ad esempio, è il terzo anno in cui si gioca in serie C; in panchina arriva Bruno Giorgi e la rosa viene stravolta: se ne vanno fra gli altri Perrone, Renica, Marangon, Di Fusco, Carrera, Sandreani; arrivano Pasciullo e Mariano dalla Triestina, Erba e Mazzeni dalla Ternana, Zironi dal Modena, Morganti dal Cesena, Rondon e Mosconi dal Treviso; a ottobre Schincaglia dalla Juve e torna in biancorosso Filippi. In prima squadra viene promosso definitivamente Roberto Baggio che aveva già esordito nell’ultima giornata del campionato precedente, a sedici anni appena compiuti. La partenza è sorprendente: undici punti nelle prime sei gare, nessuna sconfitta da registrare. A dicembre il Vicenza rimane in testa alla classifica tanto che la società decide di rinnovare il contratto a Giorgi per l’anno successivo. Da segnalare un episodio che rischia di costare caro e che coinvolge il pubblico del Menti. Poco prima dell’inizio della partita contro il Bologna il portiere felsineo Massimo Bianchi (che tra l’altro è un ex biancorosso) è colpito alla testa da una monetina. Viene decretata la sconfitta a tavolino dei biancorossi che perdono anche il primato in classifica. A quattro giornate dalla fine il Bologna è a quota 42 punti, il Vicenza è secondo a 41, davanti al Parma a 40. Proprio al Menti, però, la squadra di Giorgi subisce una sconfitta pesante (1-4) contro gli emiliani. La formazione biancorossa cade di fronte a 27mila spettatori. Si tratta di una debacle che si rivela fatale; nonostante le ultime due vittorie, alla fine della stagione, 47 punti non bastano per guadagnare la serie B. Nemmeno servono i 24 gol messi a segno da Toto Rondon, capocannoniere del girone.

Dopo l’amarezza l’anno successivo (1984-1985) sembra essere quello giusto per il salto di categoria. Roberto Baggio viene promosso titolare. La rosa subisce qualche ritocco, ma nessuno stravolgimento. Se ne vanno fra gli altri Bigon, Lutterotti, Bonfante, Pistis, Mosconi; in entrata ci sono Mazzeni, Nicolini e Briaschi; a ottobre il Vicenza è terzo e la squadra di Giorgi convince per il suo gioco. Tanto che l’allenatore originario di Pavia firma un altro rinnovo per l’anno successivo. Baggio, nel frattempo acquistato dalla Fiorentina, si rompe il legamento crociato anteriore sul campo del Rimini. Una tegola per la società. La partita giocata in Romagna contro la squadra all’epoca guidata dall’emergente Arrigo Sacchi è davvero stregata. Il Lanerossi si porta in vantaggio dopo appena 4 minuti proprio con Baggio. E all’8’ ecco il gravissimo infortunio. Nel frattempo i romagnoli vanno a segno per due volte con Zannoni e conquistano l’intera posta, con Toto Rondon che si lamenta per un suo gol non visto dal direttore di gara.

La squadra di Giorgi però non molla. A tre giornate dalla fine gioca al Menti la partita contro la capolista Brescia. Il pareggio a reti inviolate accontenta entrambe le compagini. Pur guadagnando un solo punto anche nel turno successivo (contro il Pavia) riesce l’aggancio al secondo posto al Piacenza, sconfitto a Carrara. Si disputa quindi uno degli spareggi più sentiti della storia biancorossa (sia Piacenza che Vicenza hanno chiuso la stagione a 45 punti). Al comunale di Firenze arrivano almeno novemila tifosi berici (che occupano la curva Fiesole). I tempi regolamentari finiscono sull’1 a 1. Cerilli porta in vantaggio i biancorossi, gli emiliani rispondono con Carlo. Ci pensano Rondon e Mascheroni, ai supplementari, a regalare la vittoria per 3-1 che vale la serie B, conquistata dopo 4 anni di vani tentativi. La stagione successiva (1985-1986), nonostante il salto di categoria, Giorgi conferma l’intelaiatura della squadra. Gli acquisti sul mercato sono chirurgici: Daniele Fortunato, Gabriele Savino, Maurizio Lucchetti e Andrea Messersì. A ottobre se ne va Mosconi e arriva Cattaneo. A livello societario nasce la Fin-Vicenza, la finanziaria guidata da Ambrogio Dalla Rovere. A metà campionato il Vicenza è terzo a 22 punti (al pari di Cesena e Triestina), dietro alla capolista Ascoli e al Genoa. Nonostante l’ufficio inchieste della FIGC stia portando avanti un’indagine sul calcioscommesse (che coinvolge anche la società di via Schio) i biancorossi tirano dritto sul campo e macinano punti. Così viene battuto l’Ascoli per 3-1 e all’Olimpico, alla ventiseiesima giornata, la Lazio. Il successo ottenuto contro i biancazzurri è una delle pagine più belle della storia recente del Lanerossi. I padroni di casa si portano sul 2-0, ma la squadra di Giorgi non demorde e rimette in equilibrio il punteggio grazie a una doppietta di Rondon. Nuovo vantaggio laziale, poi Nicolini su rigore e Montani firmano un leggendario sorpasso. La matematica promozione in serie A arriva grazie al pareggio interno contro il Pescara. Il Vicenza termina la stagione a 46 punti e viene promosso nella massima serie proprio insieme ad Ascoli e Brescia. Si tratta però di un fuoco di paglia perché poche settimane dopo il tribunale sportivo annulla il risultato. Tutto da rifare da capo. E purtroppo, nella stagione successiva, pur con una squadra non molto diversa da quella della promozione revocata, il Vicenza retrocederà in Serie C. Ma questa è un’altra storia...

Matteo Marcolin