<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
IL PALLONE TRA LE TRINCEE

I 17 martiri biancorossi

Nel luglio del 1914, dopo l’assassinio avvenuto il 28 giugno dell’erede al trono dell’Impero Austro Ungarico Francesco Ferdinando d’Austria Este, da parte del bosniaco Gavrilo Princip a Sarajevo, s’innesco lo scoppio del primo conflitto mondiale che tutti conosciamo come Grande Guerra. I primi Stati a scendere in campo per un sanguinoso conflitto, combattuto tra il filo spinato e il fango delle trincee e gli assalti con la baionetta e i gas asfissianti, contro gli imperi centrali (Impero Austro Ungarico e Impero Tedesco) furono gli Inglesi e i Francesi. Nel 1915 il Regno d’Italia venne meno alla triplice alleanza stipulata con gli imperi centrali e intervenne nel conflitto il 24 maggio. Da tutta la nazione giovani e meno giovani venivano reclutati tra le fila del Regio Esercito e tra i militari vi erano anche giornalisti, scrittori, pittori e molti sportivi che rispondevano alla chiamata alle armi. Tra di loro ginnasti, ciclisti, nuotatori, schermidori, lottatori, podisti e moltissimi calciatori che si levarono le scarpe da gioco per indossare i rocciosi scarponi da montagna, imbracciare il fucile e partire per il fronte. Inquadrati nei corpi militari degli Alpini, dei Bersaglieri e dei Granatieri e della Fanteria, e poi Marina e Aeronautica. Vi erano giocatori di tutti i maggiori club: dall’Internazionale (Inter) al Milan, dalla Juventus al Modena e per finire al Bologna. Che di lì a poco avrebbero sacrificato la loro vita per la Patria. LA VITTIMA. Uno dei primi calciatori vittima della guerra fu il sottotenente Erminio Brevedan calciatore del Milan caduto nel Monte Croce Carnico nel luglio 1915 ad appena due mesi dall’inizio del conflitto. Dopo di lui fu la volta del pioniere del Padova Silvio Appiani nato a Vicenza nel 1894 e caduto ventunenne sul Carso. E anche Virgilio Fossati secondo capitano dell’Internazionale (che come raccontavano le cronache dell’epoca ebbe sempre da ridire con il capitano del Vicenza Vallesella) cadde a Monfalcone. IL TRIBUTO DEL VICENZA. L’Associazione del Calcio di Vicenza pagò un tributo molto alto di vite umane nel conflitto. L’ultima partita disputata dai biancorossi fu un’amichevole contro il Venezia giocata il 9 maggio 1915 al Campo di Borgo. La squadra era già rimaneggiata in quanto molti calciatori erano già partiti per il fronte. Le vicende dei Caduti del Vicenza calcio sono state narrate in maniera dettagliata la prima volta nel libro di Antonio Berto uscito nel 1977 “La Nobile Provinciale” e nel 2015 dall’autrice vicentina Anna Belloni che ha ricostruito nel libro “Le Due Divise” in maniera dettagliata le vicende di quei calciatori del Vicenza che partirono e non tornarono più ad indossare la loro amata divisa biancorossa e di quelli che tornarono a giocare con il ricordo dei compagni persi al fronte. IN 17 VERSO LA MORTE. Furono diciassette i calciatori del Vicenza che partirono e perirono nella Grande Guerra. Il primo a cadere fu Alessandro Biego il 16 ottobre 1915 con le mostrine verdi del 6° rgt Alpini: cadde in combattimento a Castelletto delle Tofane nelle Dolomiti bellunesi, in quel primo anno cadde anche Lauro Bosio tra i primi giocatori del Vicenza e anche arbitro. Perì in battaglia e di lui non si trovarono neanche i resti. I compagni di squadra gli dedicarono un necrologio pieno di sentimento nelle pagine della Provincia di Vicenza che in quegli anni descrisse le vicende del terribile conflitto. LE ALTRE VITTIME. Il 1916 fu l’anno terribile perirono sette giocatori tra cui i due forti giocatori Ezio Burba Italico che dopo essere stato giocatore del Vicenza giocò nell’Unione sportiva Milanese inquadrato nel 20° Reggimento Fanteria Brescia: perì in combattimento sul Monte San Michele del Carso e fu decorato di Medaglia d’argento al Valor militare Alla fine di quel terribile anno perì uno dei tre fratelli Tonini, Adolfo, che aveva fatto impazzire le difese avversarie da calciatore: spirò nell’ospedale da campo di Montecchio Maggiore dopo aver contratto una malattia con il corpo di spedizione italiano in Albania. Il 1917 si portò via altri quattro ragazzi tra di loro Umberto Vallesella aspirante ufficiale della Brigata Sassari e compagno d’armi di Emilio Lussu: perì in combattimento sul Monte Zebio ed oggi i suoi resti riposano nell’ossario militare di Asiago. Fu decorato alla memoria con la medaglia d’argento al valor militare, stessa onorificienza data postuma al capitano degli Alpini Enrico Busa perito a dicembre a Monte Castel Gomberto. L’ultimo anno di Guerra si portò via altre quattro vite: Giacomo Fasolo che perì in Francia nella battaglia di Bligny sulla Marna il 15 luglio 1918 per le ferite riportate in battaglia. L’ultimo caduto biancorosso fu il nobile Pietro Sacchi sottotenente dei cavalleggeri morto all’ospedale da campo di Limena l’11 ottobre 1918 per malattia contratta al fronte come l’unico caduto a guerra finita del Vicenza Cesare Caldonazzo che dopo un anno di calvario morì anche lui di malattia contratta al fronte il 15 ottobre 1919. IL RICODO DEI CADUTI. Quando il conflitto finì, i calciatori e i dirigenti che si erano salvati dal conflitto come Gino Vallessella (fu inquadrato nel 2° Reggimento Granatieri di Sardegna e Angelo Balbo, inquadrato nei telegrafisti) tornarono alla vita di squadra e fecero erigere un monumento per onorare i compagni di squadra caduti nel conflitto. Dopo aver raccolto i nomi di tutti i caduti fecero costruire nella tribuna del nuovo Campo Sartea in viale Verona un monumento in pietra bianca con scritto i nomi di tutti i caduti e inaugurato il 20 settembre 1925. La lapide fu posizionata proprio al centro della tribuna, in seguito il monumento fu poi spostato quando il Vicenza si trasferì nell’attuale stadio Romeo Menti e si trova sopra al centrale bar della tribuna. Insieme ai nomi dei caduti della Grande Guerra sono stati aggiunti quelli dei caduti del Secondo conflitto mondiale, nella stessa lapide. Nel 1973 invece alla presenza di Angelo Tonini fratello di Adolfo e di tutti i parenti dei caduti biancorossi, fu inaugurato il monumento che tutt’ora si trova alla stadio Menti dedicato a memoria dei caduti del Vicenza nella Grande Guerra. Che tutt’ora ricorda chi era calciatore e cadde per la Patria.