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I PLAYOUT DI ZANINI

Esonerato e richiamato una salvezza insperata

Un’annata che ha segnato, tristemente, non solo l’ultima decade, ma tutta la storia biancorossa. “Dal buio…torneremo a splendere”, citava lo striscione di una splendida coreografia della Curva Sud il 27 gennaio 2018. Al Menti andava in scena il derby contro il Padova e il Vicenza dal campo uscì sconfitto (0-1 contro la capolista), ma con grande orgoglio, davanti a più di undicimila tifosi. Era il Vicenza di Nicola Zanini, a cui una società sull’orlo del baratro aveva affidato la Prima squadra. La stagione l’aveva iniziata sulla panchina della Berretti, ma quando pochi altri l’avrebbero fatto ha accettato, assieme a Gino Sterchele e al suo staff, di prendere in mano la Prima squadra, pur consapevole che era chiamato ad una missione impossibile vista la situazione disperata in cui versava la società. «Il mio legame con il Vicenza nasce quando ero piccolo – ha raccontato –, ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile biancorosso e ho avuto l’onore di arrivare a vestire la maglia della Prima squadra, sono nato con questi colori addosso. Lì ho iniziato anche la mia carriera da allenatore, sempre nel vivaio, quando c’era Margiotta come responsabile, nell’epoca pre-fallimento, poi com’è andata si sa, ma quello sciagurato anno per me ha portato qualcosa di positivo. Ha consolidato e congelato il mio rapporto con i tifosi, è stata una stagione che sarà ricordata sempre, in negativo, però è qualcosa di tangibile e a livello personale, è inutile dirlo, è stata un’enorme soddisfazione aver impedito che il Vicenza per la prima volta nella sua storia uscisse dai professionisti. Ho vissuto quel periodo in maniera viscerale, ero teso, sentivo una grande responsabilità e sulle spalle il peso di una città sportiva, che mi era molto vicina, ma al tempo stesso era molto preoccupata. La salvezza è stata una vera liberazione e penso che sia stato il primo passetto che ha messo le basi del nuovo Vicenza che oggi, è vero, sta faticando dal punto di vista dei risultati sportivi, ma è una società seria e sana».

Un momento cruciale di quel cammino travagliato è stato il 13 gennaio 2018, quando i tifosi bloccarono il pullman del Vicenza diretto a Padova per giocare il derby di Coppa Italia contro i biancoscudati. I giocatori della prima squadra avevano deciso di non scendere in campo per protesta per la situazione societaria e la scelta del club era stata quella di mandare i ragazzi della Berretti.

«Qualcuno dei giocatori della Berretti, giustamente, ci sarebbe andato anche volentieri – ha spiegato Zanini –. Da parte nostra, di tutto lo staff, ora lo si può dire a distanza di qualche anno, non ritenevamo giusto scaricare la responsabilità su dei giovani che non c’entravano nulla. Quel momento con i tifosi è stata una liberazione, la proprietà di allora non dico che ci abbia minacciato, ma quasi, e avere una spalla così forte da parte di migliaia di tifosi fuori dallo stadio ci ha salvato».

Era il 21 novembre quando gli è stato affidato l’incarico di guidare la Prima squadra biancorossa e il compito non era sicuramente facile: «Fare l’allenatore è un’altra cosa – ha detto Zanini che oggi siede sulla panchina della Luparense, in Serie D –. Più che altro è stata una gestione, cercare di tenere ciò che stava succedendo a livello societario fuori dal campo, per quanto possibile. Per fortuna con i ragazzi c’era un ottimo rapporto. All’inizio le cose si stavano anche mettendo benino a livello di risultati, abbiamo sperato di riuscire a salvarci senza i playout per un periodo. Poi però le vicissitudini del club hanno avuto il sopravvento». Il 26 marzo viene esonerato dopo la sconfitta subita in casa contro il Renate e gli succede Franco Lerda. Ma il destino ha voluto che fosse Nicola Zanini, assieme a Gino Sterchele e al loro staff, a chiudere sul campo quella tribolata stagione.

Alla vigilia dei playout viene richiamato sulla panchina del Vicenza e, ancora una volta, ha accettato una sfida sulla carta già persa. Il Lane targato Zanini compie l’impresa: al Menti si impone 2-1 e al Mazzola di Santarcangelo con un soffertissimo 1-1 raggiunge la salvezza. Il lieto fine di una straordinaria storia d’amore: «La nostra bravura, e quando parlo al plurale lo faccio perché tutto ciò che abbiamo fatto è stato merito di tutto lo staff, mio, di Gino Sterchele, di Davide Zenorini e di tutti quelli che hanno collaborato con noi – ha sottolineato Zanini –, è stata quella di riuscire a ricompattare una squadra totalmente allo sbando. Anche perché si trattava di un doppio confronto, in cui noi partivamo in svantaggio, avevamo una sola possibilità. Siamo riusciti a trasmettere il giusto spirito di battaglia. I ragazzi hanno tirato fuori qualcosa in più, sia per prendersi la propria rivalsa personale, sia per evitare un epilogo davvero triste. Si sa, sono dei professionisti e una retrocessione in ogni caso macchia. Ma alcuni di loro, tra cui è impossibile non citare Stefano Giacomelli, erano spinti da ragioni di cuore più di altri. Tutti non volevano retrocedere e finire una stagione disastrosa a testa alta».

Anna Frabello