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la promozione in b

Dopo sei anni n Serie C1 Ulivieri compie l'impresa

Il Vicenza torna a riveder le stelle. Dopo sei lunghissime stagioni in C1, caratterizzate anche da una salvezza negli ultimi minuti della giornata conclusiva e da un'altra dopo lo spareggio di Ferrara con il Prato, i biancorossi centrano l'agognata promozione in serie B dopo essersi avvicinati al traguardo nel campionato precedente. Merito del tecnico Renzo Ulivieri, che unisce ad un telaio già assemblato con i vari Sterchele, Di Carlo, Praticò (convalescente da un grave infortunio), Lopez, Valoti, Civeriati e Gasparini, altri pezzi che si dimostreranno pregiati anche in prospettiva futura. A partire da dal terzino sinistro (si chiamava ancora così) Gilberto D'Ignazio dal Taranto, per proseguire con lo stopper Francesco Frascella (sostituto dell'infortunato Praticò) i centrocampisti Fabio Viviani e Daniele Berretta e chiudere il cerchio con il ritorno, dopo qualche stagione all'Arezzo, di Alberto Briaschi (senza scordare i giovani Mastrantonio e Cecchini). L'annata non inizia nel migliore dei modi, con il poker subito in Coppa Italia nel derby con il Verona (4-0 al Menti) ed il grave infortunio al ginocchio subito alla seconda giornata dal centrocampista Mauro Conte. Il tridente non sembra funzionare ed allora a novembre Ulivieri dà il via libera alla cessione di Ciccio Artistico al Monza in cambio del giovane Mario Lemme, mentre dal Torino rientra Maurizio Ferrarese. Il Vicenza chiude il girone d'andata con 22 punti in classifica, a gennaio viene rispolverato in mezzo al campo Augusto Gabriele, mentre davanti è ingaggiato Paolo Monelli. La svolta arriva dopo la sconfitta di misura a Trieste a San Valentino, quando il gruppo storico della squadra (Lopez, Di Carlo, Viviani, Valoti, Civeriati) sigla una sorta di giuramento con l'allenatore Ulivieri, nonostante i giocatori non ricevessero da mesi lo stipendio per le difficoltà finanziarie della proprietà. Da quel momento inizia una serie positiva di quattro vittorie e due soli pareggi fino allo scontro diretto vinto con l'Empoli il 2 maggio (2-1 con reti di Lopez su rigore e D'Ignazio), al successivo pareggio a Ravenna contro la capolista allenata dal tecnico emergente Francesco Guidolin. Il secondo 1-1 consecutivo della domenica seguente al Menti con l'Alessandria (con Cecchini che risponde alla rete iniziale di Serioli) sancisce la matematica promozione in serie B con due giornate d'anticipo rispetto alla conclusione del campionato, scatenando l'apoteosi dei 13 mila tifosi sugli spalti. È un Vicenza, operaio, secondo lo spirito del suo condottiero. Il capocannoniere con sole 5 reti (di cui 4 su calcio da rigore) è il Doge Stefano Civeriati, che gioca la sua ultima partita a Pesaro il 27 dicembre, vittima anche lui di un grave infortunio, tanto che tornerà in campo solamente la stagione successiva. Alle sue spalle i due attaccanti titolari Nando Gasparini e Alberto Briaschi, non certo due prime punte, con 4 gol a testa, assieme al giovane Andrea Cecchini ed al mediano Aladino Valoti (Mimmo Di Carlo a volte gioca ancora terzino destro). Con 3 Viviani, altri 7 giocatori con 2 o una rete a testa. La formazione titolare che vince lo scontro diretto con l'Empoli è formata da Sterchele in porta, Ferrarese, Frascella, Lopez e D'Ignazio in difesa, Valoti, Di Carlo, Berretta e Viviani in mezzo, Gasparini e Briaschi davanti. Sette di loro conquisteranno la promozione in serie A due anni più tardi, quattro (Lopez, D'Ignazio, Viviani e Di Carlo) vinceranno la Coppa Italia nel 1997, due saranno protagonisti della cavalcata in Coppa delle Coppe: ovviamente si tratta di Mimmo Di Carlo e Fabio Viviani, unico superstite tra la prima promozione con Ulivieri nel 1993 e l'ultima con Edi Reja nel 2000. Alberto Briaschi (ora direttore sportivo alla Luparense) ricorda le caratteristiche del tutto particolari dell'attacco e di quella squadra: «Né io né Nando eravamo una prima punta, anche se lui si avvicinava di più come caratteristiche. Con noi Ulivieri ha anticipato di qualche anno l'invenzione del 'finto nove', perché entrambi eravamo molto mobili, partivamo da dietro e riuscivamo a trovare gli spazi giusti senza dare punti di riferimento precisi ai nostri marcatori. Così quello che sarebbe potuto sembrare un punto debole è diventata la nostra forza. E' stata un'annata importante, sono state gettate le basi per il futuro, perché poi la società ha lavorato bene, mantenendo l'ossatura di quel gruppo e aggiungendo solo qualche tassello». Una promozione dal sapore particolare per Brix, che confessa: «Per me ha rappresentato una grande soddisfazione tornare nella città dove avevo fatto tutto il settore giovanile. Se aggiungiamo che due anni più tardi ho ottenuto anche la promozione in serie A, sono state le gioie più grandi della mia carriera. In seguito ho vinto altri campionati, a Perugia e ad Ancona, ma riuscirci in casa propria non ha avuto uguali».

Andrea Lazzari