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LA FINE DEL VICENZA

Da Sanfilippo a De Bortoli. La caduta libera e il fallimento

Un mese di agonia. La sera del 18 dicembre 2017 Fabio Sanfilippo diventa amministratore unico del Vicenza Calcio; il pomeriggio del 18 gennaio 2018 il Tribunale del capoluogo berico dichiara fallita la società biancorossa.
Come in un piano inclinato, il corso degli eventi accelera vertiginosamente verso il baratro, e l’avventura del “carneade” quarantunenne torinese come nuovo amministratore unico in via Schio di fatto finisce ancor prima di cominciare: il 12 gennaio la Procura presenta istanza di fallimento; e in attesa dell’udienza - già fissata per il 18 - il 15 gennaio gioca d’anticipo ed esautora di fatto Sanfilippo, chiedendo di avviare subito l’esercizio provvisorio.

PALLA A DE BORTOLI Lunedì 15 gennaio, di primo mattino, il pubblico ministero Giovanni Parolin, titolare del fascicolo sul crac della società, inoltra la domanda; passano solo poche ore, e la sezione fallimentare del Tribunale la accoglie in via cautelare, nominando come amministratore ausiliario “in emergenza” il commercialista veneziano Nerio De Bortoli, che nel suo curriulum ha anche la gestione del fallimento del Venezia calcio nel 2005. Appena ricevuto l’incarico, De Bortoli si reca immediatamente nella sede di via Schio, quindi a va ad incontrare giocatori e staff al centro tecnico Morosini.
Dopo il caos dei giorni precedenti, con la mancata partenza della squadra per la partita di Coppa Italia a Padova, il Tribunale interviene d’urgenza per cercare di tranquillizzare il più possibile giocatori, tecnici, dipendenti, tifosi e opinione pubblica, ma anche e soprattutto per salvaguardare il valore del marchio storico del Lane.

GIOVEDÌ 18 GENNAIO. È il giorno del giudizio, in cui è fissata l’udienza. Un giorno che si attende con trepidazione per capire cosa ne sarà di quasi 116 anni di storia biancorossa. Tre gli scenari teoricamente ipotizzabili: Sanfilippo potrebbe presentarsi con i soldi necessari a pagare gli stipendi, sistemando tutto con un coup de theatre sul quale però nessuno si sente di scommettere un centesimo; il fallimento secco decreterebbe la fine immediata del percorso aziendale, ma anche di quello sportivo, e pure questo esito pare poco plausibile; la terza ipotesi, quella più realistica, prevede invece che un giudice venga nominato a seguire il caso, affiancato da un curatore fallimentare, con ogni probabilità lo stesso De Bortoli, e la squadra possa così portare a termine il campionato. L’udienza collegiale sarà presieduta dal giudice della sezione fallimentare, Giuseppe Limitone, affiancato dai colleghi Giulio Borella e Massimiliano De Giovanni.

IL FALLIMENTO. Domenica 9 marzo 1902 - giovedì 18 gennaio 2018: sono queste le date di nascita e di morte del Vicenza Calcio, dal punto di vista burocratico-legale. Sono le ore 14.45 quando, nella sala conferenze al secondo piano del palazzo di giustizia di Borgo Berga, il presidente del tribunale Alberto Rizzo dà l’annuncio del fallimento. Una fine che di fatto coincide con l’unica possibilità di sopravvivenza dal punto di vista sportivo. Immediatamente dopo la parola «fallimento», infatti, Rizzo ne pronuncia altre due: «esercizio provvisorio». Tradotto, «da oggi l’attività del Vicenza proseguirà», precisa il presidente del tribunale. Come? Grazie alla nomina del curatore fallimentare Nerio De Bortoli, che si occuperà di garantire la gestione corrente della società, a partire dalla necessità di reperire i fondi per consentire alla squadra di terminare regolarmente la propria stagione sportiva.

I PROTAGONISTI. Si chiude così un’udienza cominciata come da programma alle 9.30: in aula, assieme ai giudici della sezione fallimentare, presieduti da Limitone, siedono il sostituto procuratore Parolin, l’amministratore ausiliario De Bortoli e Fabio Sanfilippo, nominalmente ultimo proprietario del Vicenza calcio, con il suo legale. La discussione dura circa mezz’ora; poco dopo le 10, il primo ad uscire è Sanfilippo: come già accaduto nella sua breve e rocambolesca esperienza vicentina, prova a dribblare taccuini e microfoni ma poi deve arrendersi, almeno per qualche secondo, in attesa dell’arrivo dell’ascensore.
«Com’è andata? Staremo a vedere. Abbiamo fatto una proposta presentando dei documenti», dichiara. Nessun commento dal pubblico ministero, mentre De Bortoli dà un segnale indicativo: «Una speranza per il Vicenza? Per forza. C’è la volontà di fare». Intanto i giudici si riuniscono in camera di consiglio, che sciolgono solo qualche ora dopo depositando il provvedimento e la loro decisione, poi annunciata ufficialmente dal presidente del Tribunale, Alberto Rizzo. Il Vicenza Calcio è fallito, finisce così ingloriosamente oltre un secolo di storia. Tuttavia il curatore Nerio De Bortoli potrà tenere attaccata la spina della sopravvivenza nella formula dell’esercizio provvisorio, pagando gli stipendi e coprendo, con l’utile che riuscirà a trovare, tutte le spese: la squadra potrà continuare a scendere in campo, con l’obiettivo di centrare la salvezza in serie C.