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Bandiere e clacson. È una festa senza fine

Caroselli, che passione. Quanto amore per il Vicenza che ritrova la serie A. Sono tante le partite dell'era Guidolin passate alla storia. Se chiedete ad un qualsiasi tifoso biancorosso, vi dirà che Chievo-Vicenza del 4 giugno 1995, la gara che sancì la promozione dei biancorossi in serie A, non si può certo mettere nel dimenticatoio. Un Vicenza molto più che determinato asfaltò il Chievo e grazie ai risultati degli altri campi potè festeggiare in anticipo il ritorno nel massimo campionato. Da Verona a Vicenza, la strada divenne un torrente biancorosso: festeggiamenti continui, un urlo di gioia e d'amore di cui ancora si sente l'eco.
Altra gara passata agli annali è Vicenza-Cesena che si giocò pochi giorni dopo. Fu praticamente una passerella per i biancorossi già promossi che comunque si presero la soddisfazione di battere i romagnoli 6-3. Acconciature afroamericane, codini volteggianti: giocatori scatenati a fine gara col tecnico Guidolin che per una volta lasciò in panchina ogni formalismo. E un intero popolo, quello del Menti, in festa. Libidine.Quante emozioni l'anno dopo tra i grandi. Partite memorabili sono state quelle al Menti col Milan (1-1), e l'immagine forte è quella dell'infinito duello tra capitan Lopez e Weah; a Torino il Vicenza perde 1-0 contro la Vecchia Signora, ma con onore, tanto che a fine gara l'avvocato Gianni Agnelli ammette che il Vicenza l'ha divertito più della Juve; la vittoria del Lane al Menti con la Lazio, eroi di giornata Maini goleador e Mondini paratutto; e poi il pari fortunoso con l'Inter (1-1) di Roberto Carlos, Zanetti, Berti, Ganz, e Hodgson in panchina.
Nella stagione successiva, il Vicenza è ancora più travolgente. A Firenze, all'esordio, la banda Guidolin fa un capolavoro e Otero è l'artista che viene applaudito dall'intero stadio per i suoi quattro gol, pardon "peri". In ottobre il Lane impartisce una bella lezione alla Juventus, vincendo 2-1 con le reti di Otero e Beghetto; con i bianconeri giocavano un certo Zidane, Deschamps, Jugovic. Nel finale di campionato i biancorossi, che già in Coppa Italia si erano presi il lusso di superare il Milan, si impongono ancora sui rossoneri con un netto 2-0 al Menti (di Lele Ambrosetti il primo gol). E la stagione dopo, il Vicenza si conferma una bestia nera per il Milan, abbattuto da re Artù Di Napoli, a S. Siro. Il 19 aprile 1998, con la rabbia in corpo dell'immeritata sconfitta di Londra con il Chelsea, il Vicenza strapazza la Lazio e mette le mani sulla salvezza. Ci sono 19mila spettatori al Menti per l'ultima partita tra Vicenza e Udinese. I biancorossi perdono 1-3 ma la testa è altrove. Non è un giorno qualsiasi. È il giorno dell'addio a Guidolin che effettua a fine gara un giro d'onore tra le lacrime. Quando nel calcio i cicli vincenti si concludono, un po' d'amaro resta sempre in bocca. Ma il bello è che anche più di vent'anni dopo si esulta e gioisce come fosse ieri. Quel Vicenza ha regalato un sogno anche a chi non era tifoso, creando un senso d'appartenenza alla città e ai colori biancorossi che sarà difficile replicare.

Marta Bendetti