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QUATTRO ZAMPE

Le “animabili”. Percorsi intelligenti per vivere la città

Non è improbabile che tra qualche anno inizino a arrivare lettere raccomandate e Pec vincolanti a molte famiglie d’Italia, tutte firmate con una o più zampe. Perché le missive saranno vergate dagli animali domestici per chiedere di potersi trasferire nella prima “smart city” italiana a misura di “pet”. E, considerato che le famiglie italiane che accudiscono almeno un amico a quattro zampe sono il 40 per cento del totale, si può immaginare quale potrà essere il traffico postale. Fuori dall’ironia, i numeri lasciano intuire quanto invece possa rivelarsi importante una città che sappia dialogare con gli animali e con i loro padroni. Come? È ancora presto per dirlo, ma nemmeno troppo perché c’è già unprogetto che, piano piano, sta prendendo forma in Italia proprio su questo argomento e che potrà diventare un modello per altre realtà: Lucca. Tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 la cittadina toscana di circa 80 mila abitanti è stata selezionata per il progetto “In-habit” che coinvolge altre tre città europee per una trasformazione smart su diversi ambiti. Oltre a Lucca sono coinvolte Cordoba in Spagna, dove il focus è sulle risorse culturali, Riga in Lettonia dove si lavorerà sulla costruzione di un hub sul cibo, e Nitra in Slovacchia, dove il tema è la creazione di uncorridoio ecologico. Si tratta di un progetto finanziato dal programma H2020 dell’Unione europea sulle smart cities con 10 milioni di euro per i prossimi cinque anni. In-habit ha preso il via ufficialmente a settembre. Per quanto riguarda la città toscana, al momento, oltre all’amministrazione comunale tocca molti dipartimenti dell’Università di Pisa, compresi quelli di Veterinaria e Ingegneria, e l’associazione Lucca Crea famosa in tutta Italia per organizzare il più grande festival italiano (e non solo) sul tema del fumetto e del gioco. Arriva però il momento di chiedersi cosa in concreto tutto questo voglia dire. In cantiere pare ci siano varie iniziative che saranno messe a punto e avviate nel tempo ma quello che dovrebbe succedere di sicuro e cambiare concretamente il volto della città è quello della creazione delle “animabili” (l’assonanza è con le piste ciclabili), che dovrebbero diventare percorsi urbani intelligenti dedicati ad animali e padroni, che dal centro e dalle mura andranno verso le periferie. Il progetto però sembra mirare a un intervento culturale, perché l’Università spiega come si punta «a ripensare la presenza e il ruolo degli animali in città, dall’educazione, alla gestione degli spazi pubblici, dalla creazione di nuove opportunità di lavoro all’accoglienza turistica ad hoc per chi viaggia con i propri animali. Ma al centro di In-Habit c’è anche il tema dell’inclusività e l’attenzione ai soggetti più fragili». Qui subentra un progetto tecnologico tra quelli che dovrebbero accompagnare In-habit dalla partenza. In pratica l’idea è quella di “approfittare” della grande presenza di animali domestici che fanno compagnia ai tanti anziani che vivono da soli per dotarli di pettorine smart che siano in grado di trasmettere un messaggio d’allarme nel caso in cui i loro proprietari possano essere in difficoltà. E l’idea potrebbe essere estesa facilmente anche ad altre situazioni che non riguardano esclusivamente gli anziani ma, perché no, le proprietarie e i proprietari di cani che si dovessero trovare in difficoltà portando a passeggio da soli il loro animale domestico. Per questa prima fase, Lucca ha ricevuto un milione di euro. Il progetto però non si pone solo l’obiettivo di cambiare, anche solo in minima parte, il volto della città dal punto di vista urbanisticomasi prefigge il traguardo di lavorare su diversi livelli e con diverse azioni come la creazione di spazi per facilitare attività ricreative per persone con animali, l’educazione dei giovani, il miglioramento della qualità della vita per gli anziani, le persone a bassa contrattualità sociale, le persone con disabilità, ma anche l’accoglienza per turisti che viaggiano con animali, la possibilità di accesso ai locali pubblici e ai luoghi di lavoro anche per i pet. «Già in tempo di covid – spiegano dall’ateneo pisano - è emerso con forza il ruolo facilitatore della presenza degli animali all’interno delle famiglie, ruolo che può essere valorizzato in modo più organico fornendo gli strumenti per migliorare il benessere sia degli animali che delle persone. Una città smart, che punta sulla valorizzazione delle risorse degli animali presenti, può darsi una propria politica, quindi soluzioni urbanistiche innovative, luoghi e spazi dove l’interazione con gli animali possa generare nuova interazione sociale, iniziative di formazione ed educazione e non ultimo nuove opportunità di lavoro per giovani interessati a sviluppare servizi nel campo della relazione uomo animale».

Karl Zilliken