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L’ATTIVITÀ FISICA

La transizione alla vita digitale coinvolge lo sport

Di corsa, in bici, sui sentieri di montagna o lungo fiumi e torrenti,maanche nei playground che spuntano ad ogni angolo. Sotto rete o sotto canestro, l’importante è fare sport. Se non fosse stato chiaro prima, lo è diventato quando il problema è stato quello di interpretare (e in molti casi aggirare) le norme restrittive imposte per limitare il contagio del covid. Se il governatore della Campania De Luca aveva parlato dei “cinghialoni” che si improvvisavano runner per uscire di casa, il tema è invece quello di come le città debbano saper rispondere alla crescente fame degli abitanti di spazi in grado di assecondare la loro voglia di movimento e benessere. C’è da ripensare non soltanto l’utilizzo degli spazi pubblicimasi dovrebbe osservare più in generale alla ricerca della salute in senso lato e quindi ci sarebbero strade, periferie e spazi verdi da ripensare proprio perché aiutino a far stare meglio i propri cittadini. Anche in questo caso, come in molti altri, si devono cercare delle risposte concrete che, a maggior ragione per una tematica che richiede espressamente di modificare il volto delle città, necessita di investimenti enormi. C’è da dire che, almeno in questo contesto, esistono esempi concreti di città che investonosommedavvero ingenti in funzione di una vocazione sportiva e sono quelle che si candidano a ospitare (o hanno ospitato) le Olimpiadi: dopo Tokyo, che ha una modalità di progettazione condivisa tra cittadini e tecnici, secondo i piani di sviluppo di Parigi, che ospiterà i Giochi nel prossimo 2024, alcune discipline come lo skateboard, il basket 3vs3 e la novità della breakdance non dovrebbero essere ospitate in palazzetti bellissimimaasettici, bensì in parchi cittadini che cambieranno volto o saranno proprio creati ad hoc per ospitare queste discipline e, ovviamente, per poi potere diventare contenitori di altri sport a servizio dei cittadini e delle famiglie. Sul concetto di smart city e sport c’è anche da considerare tutta la parte tecnologica: quella che serve per dotare palazzetti, stadi e campi sportivi della tecnologia necessaria a limitare le emissioni, ma anche quella al servizio degli sportivi che sempre più monitorano la propria attività, anche semplicemente i passi quotidiani. Tra gli altri attori in campo per guidare e modellare tutti questi cambiamenti, in Italia è nata qualche tempo fa la Fondazione Sportcity, che unisce già nel nome l’obiettivo di legare il concetto di smart city allo sport. Tra i suoi obiettivi si pone quello di «promuovere lo sportcome volano per lo sviluppo delle città, favorendo la realizzazione di politiche pubbliche inclusive, sostenibili e eque. Lafondazione vuole inoltre sostenere la valorizzazione dei luoghi sportivi nelle città, operando anche per la riqualificazione degli spazi urbani e mettendo a disposizione le proprie competenze e relazioni per favorire uno sviluppo del territorio a 360 gradi attraverso lo sport». E questo nasce dalla consapevolezza del fatto che la cura del corpo e il digitale saranno le tendenze fondamentali dei prossimi anni. E anche in questo ci ha messo lo zampino la pandemia, che ha fatto da acceleratore perché in molti si sono convinti di come sia prioritaria la necessità di allentare uno stile di vita frenetico per prendersi cura di altri aspetti. L’uomo al centro ma sostenuto dalla tecnologia. E l’attività fisica sarà uno degli assi portanti di questa transizione umanistica-digitale. La fondazione aveva capito come sarebbe stato necessario proporre un think tank che avesse la forza di elaborare dei progetti in grado di cambiare i tessuti urbani, per lasciare impatti positivi sulla qualità della vita dei cittadini, già prima del covid ma ora la necessità è di creare partnership e alleanze per lo sport e per le città, con il fine di ricercare soluzioni mirate al benessere dei cittadini e alle politiche sociali attraverso lo sport, la creazione di network fra le città per lo sviluppo dello sport in ambito urbano, piani di valorizzazione dei luoghi dello sport anche in ottica di rigenerazione urbana. Ed è proprio sugli spazi da rigenerare che si deve intervenire per modellare le nuove città intelligenti a misura di sport, tenendo presente come stella polare che fare sport in una bella location riesce a mettere insieme gli obiettivi di salute fisica con quelli psicologici.

Karl Zilliken