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Caos crediti

Più forti con la finanza “predittiva”

By Athesis Studio

Le nuove incertezze che pesano sulla scena bancaria internazionale hanno indotto molti a interrogarsi sulla possibilità di trovarsi di fronte a un film già visto, ossia quanto accaduto nel 2008 in occasione del crack Lehman Brothers. In realtà, il panico da contagio delle prime ore sembra essersi via via normalizzato, anche se le prospettive appaiono tutt’altro che decifrabili, almeno quanto alle possibili evoluzioni delle prossime settimane. «Le aziende del nostro territorio - osserva Alessandro Leone, direttore generale CNA Veneto Ovest - si stanno domandando come i casi della Silicon Valley Bank e delle altre due banche regionali americane possano incidere sul mercato finanziario italiano, tenuto conto della diversa regolamentazione delle autorità bancarie europee rispetto a quelle americane. C’è da dire che il caso SVB è abbastanza atipico: si tratta infatti di una banca con core business legato ad investimenti ad alto rischio, dove a pesare in modo devastante è stata la “corsa agli sportelli”. L’effetto a cascata però alla fine è riuscito ad accelerare le difficoltà di Credit Suisse, dimostrando ancora una volta che in economia i riverberi di una crisi possono essere trainanti sul lungo raggio praticamente in tempo reale, in un mondo sempre più interconnesso». Non proprio cielo sereno quindi per le attività che avevano in mente di investire sfruttando l’onda della crescita globale prevista per il 2023 e legata a Pil in rialzo e rincari energetici in attenuazione. «Non è un caso – prosegue Leone - che da mesi si sia in una fase attendista. Assistiamo ad una forte frenata degli investimenti anche in presenza di operazioni già deliberate dalle Banche, operazioni che rimangono “appese” in attesa di una previsione di stabilizzazione dei tassi e di un consolidamento dell’andamento dell’economia». L’altra metà del problema infatti è rappresentata proprio dal peso crescente degli interessi sul capitale a credito. «Si rilevano incrementi significativi anche per semplici operazioni di smobilizzo come il rinnovo di interventi per anticipo fatture che possono passare dal 3,75% all’8,75%. Tali rialzi sono anche collegati alla revisione dei modelli di rating bancario in ottica restrittiva, che purtroppo tenderanno a sfavorire le micro e le piccole imprese come sta avvenendo ormai da almeno 10 anni». Che strumenti restano quindi alle imprese per non restare impantanati nel guado tra un’incognita e l’altra? «Se vogliamo trarre una considerazione di massima, in questo momento possiamo solo dire che è impensabile pensare di azzerare la volatilità e l’incertezza dei mercati, ma ognuno di noi può cercare di migliorare la sua capacità di gestione di variabilità e oscillazioni. Ancora una volta la capacità predittiva quanto ai bisogni e le necessità della propria attività farà la differenza. Il nostro consiglio è lo stesso con cui abbiamo affiancato i soci CNA nelle ore più buie della prima fase pandemica: approcciarsi in modo strutturato e strategico all’analisi della propria situazione finanziaria, per pensare in modo predittivo alle proprie necessità attuali e future esponendosi in modo sostenibile e al riparo da qualsiasi brutta sorpresa».