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Apindustria

Le aziende corrono ma è allarme manodopera

By Athesis Studio

 

In una fase economica che sembra un’altalena, ciò che solo pochi mesi fa era motivo di grave allarme oggi appare almeno in parte superato, ma già si profilano all’orizzonte nuove criticità. Nonostante tutto, però, le PMI vicentine continuano a dimostrare la loro proverbiale vitalità e competitività sui mercati. Ne è fermamente convinto Mariano Rigotto, presidente di Apindustria Confimi Vicenza: «Nell’autunno dello scorso anno le previsioni per i successivi sei mesi erano piuttosto cupe, ma la realtà si sta dimostrando per fortuna molto diversa: i dati della nostra ultima rilevazione ci dicono che per la quasi totalità delle PMI il 2022 si è concluso bene, ormai siamo tornati ai livelli del 2019 e alcune aziende anche oltre. Anche il 2023 è iniziato con una dinamica positiva e la maggior parte delle aziende ha un portafoglio ordini che autorizza un certo ottimismo almeno per tutto il primo semestre. Poi certo, nessuno ha la sfera di cristallo e gli scenari cambiano rapidamente, a maggior ragione nell’attuale contesto geopolitico mondiale».

Sei mesi fa a preoccupare erano soprattutto i costi dell’energia e le difficoltà di approvvigionamento di molti componenti. Oggi com’è la situazione?

«Per tutto l’inverno le aziende hanno continuato a pagare l’energia molto cara, ma ora inizia a vedersi una discesa dei prezzi, che sono tornati al livello di fine 2021. Resta invece la criticità legata alla reperibilità di alcuni prodotti, ai quali ormai da oltre un anno e mezzo è molto difficile accedere, soprattutto per quanto riguarda i componenti elettronici. Questo è un tema completamente al di fuori della sfera di controllo delle singole aziende, che si trovano in mezzo a quella che ormai è una vera e propria guerra dei microchip, uno scontro tra super potenze mondiali nel quale l’Europea rischia ancora una volta di restare indietro, perché oggi Taiwan è il principale produttore mondiale, la Cina si sta fortemente impegnando nella produzione e gli Stati Uniti possono contare su un primato tecnologico e grandi investimenti. In tutto ciò, in Europa ci sono progetti ma ancora niente di concreto: se pensiamo che proprio l’Unione Europea sta spingendo per l’elettrificazione dell’automobile e che in ogni auto elettrica ci sono tra i 2.500 e i 3.000 chip, è facile capire gli enormi rischi che stiamo correndo per il nostro futuro industriale. E quello dell’automotive naturalmente è solo un esempio tra tanti».

Oggi, microchip a parte, qual è il principale tema all’attenzione delle imprese?

«Sicuramente la difficoltà a reperire manodopera qualificata, e ormai anche non qualificata. Questa è una problematica che è stata segnalata da tutte le imprese nella nostra rilevazione, ad indicare che ormai si tratta di una questione trasversale a tutti i settori, dalla manifattura all’agricoltura, passando per il commercio e l’ospitalità. E questo è un tema particolarmente preoccupante, perché se come abbiamo visto il rincaro dell’energia può rientrare nel giro di un anno, i lavoratori non si possono “fabbricare” in pochi mesi: questo è un problema che rischiamo di portarci dietro per i prossimi 10-15 anni, anche perché la denatalità è sempre maggiore, dunque in prospettiva si tratta di un problema destinato ad acuirsi ulteriormente. Negli ultimi anni molte aziende, anche piccole e medie imprese, hanno investito nell’automazione, ma le aziende non vanno avanti da sole, questo va ribadito. Per queste ragioni come Associazione siamo in campo per affrontare la questione da più punti di vista, con azioni sinergiche, come richiede un tema così complesso».

Con quali iniziative?

«Ad esempio già dal 2021 con il progetto Girls & Science siamo impegnati a promuovere i percorsi di studio e di carriera legati alle materie STEM tra le studentesse: vogliamo valorizzare le capacità e le inclinazioni di tante ragazze che potrebbero altrimenti fare altre scelte per motivi culturali e sociali e speriamo, in prospettiva, di poter aumentare la quota di donne che ricoprono quei ruoli professionali che più ricerchiamo. Inoltre stiamo lavorando sulla qualità delle figure formate nei percorsi scolastici: come Associazione collaboriamo con gli istituti tecnici del territorio e con gli ITS. In questo contesto voglio ricordare anche un’iniziativa della nostra categoria Metalmeccanica, che, oltre allo storico Premio Meccatronica, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Provinciale ha organizzato per gli insegnanti degli istituti tecnici un corso di aggiornamento sulle tecnologie oggi utilizzate nelle aziende. E ancora, stiamo lavorando sulla sensibilizzazione dei giovanissimi e dei loro genitori, perché se la popolazione in età lavorativa è destinata a ridursi, è ancora più importante che essa si indirizzi verso quelle professionalità di cui hanno maggiormente bisogno le aziende: per questo motivo partecipiamo alle varie iniziative di orientamento scolastico organizzate su tutto il territorio provinciale e in autunno puntiamo a organizzare una grande giornata di “aziende aperte”, per mostrare agli studenti delle medie e ai loro genitori cosa significa oggi lavorare all’interno di un’azienda manifatturiera e quali opportunità ci sono: dobbiamo far capire che ci sono figure professionali di assoluta necessità che offrono opportunità di grande soddisfazione professionale e personale. Non da ultimo, stiamo dialogando con le istituzioni rispetto alla problematica dell’accoglienza, per costruire dei percorsi di formazione e integrazione anche lavorativa, trasformando in una opportunità quella che fino a oggi è stata considerata più che altro una criticità».