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Cisl

Focus su demografia e partecipazione

By Athesis Studio

Il nuovo anno si è aperto mostrando ancora una volta la capacità di tenuta del tessuto economico vicentino, ma non si può sempre navigare a vista. Ne è fermamente convinto Raffaele Consiglio, segretario generale provinciale di Cisl Vicenza: «È il momento di attuare nuove visioni per garantire lo sviluppo futuro del territorio, a partire da una criticità crescente che oggi è sempre più evidente in tutti i settori: la carenza di lavoratori. La denuncia non ci coglie di sorpresa come Cisl, perché come sindacato avevamo presentato già lo scorso anno uno studio condotto dal Centro Studi Cisl Vicenza secondo il quale tra soli 15 anni mancheranno nella nostra provincia 75 mila persone in età da lavoro, ovvero 50 mila lavoratori. E attenzione: è un’indicazione tratta dai dati demografici attuali, dunque non è un’opinione, ma una certezza se non sapremo intervenire. Dobbiamo dunque interrogarci su come questo vuoto possa essere colmato in tempi rapidi e senza preconcetti ideologici va chiarito che questo è possibile solo con una revisione dell’attuale legge che regolamenta l’immigrazione in Italia. La normativa oggi in vigore era stata concepita in un contesto economico e sociale diverso, ma oggi abbiamo la necessità di fare in modo che chi vuole lavorare possa cercare un’occupazione nel nostro Paese, formandosi e trovando strutture in grado di accoglierlo. A livello locale, inoltre, il fenomeno della denatalità è acuito anche dalla scarsa capacità di attrazione del nostro territorio, che spesso non riesce a trattenere i propri giovani e non attira più né gli immigrati, che arrivati in Italia puntano a sportarsi in altri Paesi europei, né i lavoratori di altre zone d’Italia. Questo è un altro tema sul quale dobbiamo interrogarci, per avviare una serie di politiche in grado di invertire questa tendenza».
Parallelamente, di fronte alle grandi sfide che oggi è chiamato ad affrontare il nostro tessuto economico, Cisl Vicenza invita a rafforzare la coesione tra le parti sociali, anche con strumenti inediti, come ad esempio una legge che incentivi fiscalmente la partecipazione dei lavoratori agli organi direttivi delle aziende: «Su questo altri Paesi europei sono più avanti rispetto all’Italia e i risultati si vedono. Al di là dell’aspetto normativo, si tratta di fare un salto culturale da parte delle imprese, ma credo che oggi ci sia la maturità necessaria per compierlo. Anzi, soprattutto nelle piccole e medie imprese in Veneto è da sempre presente un rapporto di questo tipo, anche se implicito e mai formalizzato, con i lavoratori si sentono fortemente coinvolti nell’azienda in cui lavorano. Anzi, questo è stato sicuramente un fattore che ha contribuito allo straordinario sviluppo del nostro territorio dal secondo dopoguerra. Oggi però è venuto il momento di fare un passo in più, perché una riforma di questo tipo rafforzerebbe un rapporto basato sul riconoscimento e il rispetto delle reciproche responsabilità, favorendo uno sforzo collettivo nei momenti di difficoltà e creando una forte motivazione per il raggiungimento degli obiettivi di crescita, della quale poi naturalmente anche i lavoratori potranno trarre beneficio. La partecipazione dei lavoratori è un valore aggiunto, oggi più che mai pensando alle grandi sfide che abbiamo di fronte».