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Export

Continua la crescita sui mercati internazionali

By Athesis Studio

Nonostante le crescenti tensioni sui mercati internazionali e le difficoltà legate all’incremento dei costi dell’energia e delle materie prime, anche nel 2022 il sistema produttivo vicentino ha confermato la sua straordinaria propensione all’internazionalizzazione, come dimostrato i dati ISTAT relativi al I semestre dell’anno (i più recenti al momento disponibili) elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Vicenza.

Più in dettaglio, da gennaio a giugno le esportazioni beriche sono aumentate addirittura del 19,2% rispetto allo stesso periodo del 2021 (22,5% a livello nazionale, per un controvalore di quasi 12 miliardi di euro. Parallelamente Si impenna anche l’import, segnando +31,6% a Vicenza e +44,4% in Italia, ma mentre a livello nazionale il saldo commerciale è in territorio negativo (-13 miliardi) a Vicenza rimane positivo (oltre 5 miliardi). Incrementi a doppia cifra nei quali comunque un ruolo importante ha anche l’aumento dei prezzi, che già aveva cominciato a manifestarsi nel I semestre dello scorso anno.

In modo particolare, il flusso in uscita del manifatturiero vicentino sale di +26,9%, superando leggermente il dato italiano (+26,4%). Il saldo import-export del manifatturiero è di circa 5 miliardi e 700 milioni. Sul totale manifatturiero, che rappresenta il 98,7% dell’intero export berico, il settore che ha la maggior incidenza sull’export in valore è l’abbigliamento, con un peso del 20,5% pari a 2 miliardi e 389 milioni di euro e una crescita di +6,0% in ragione di anno. Si tratta tuttavia del minore incremento su base annua se confrontato con gli altri comparti del manifatturiero. Il maggiore aumento è infatti segnato dai prodotti in legno con +43,0% però con un’incidenza del 3,0%, dai metalli di base (+39,4% e un’incidenza del 17,4%) e dal farmaceutico (+36,5% per un’incidenza dell’1,2%).

L’export di tutti i comparti del manifatturiero appare comunque in fase espansiva, fatta eccezione per i mezzi di trasporto che segnano un -7,8%, un dato negativo presumibilmente dovuto alla difficoltà di reperimento dei semilavorati e alla lentezza nelle consegne. Dando uno sguardo più approfondito ai singoli prodotti, in generale ovunque si trova il segno positivo nella variazione su base annua. Il cuoio, la cui incidenza è dell’11,1% sul totale dell’export, sale del +11,7%; la siderurgia aumenta del +67,7% per una quota del 4,5%; la gioielleria, con il suo peso dell’8,8%, sale del +35,5%.

Vicenza terza in Italia

Forte di questi numeri, tra le province italiane Vicenza si mantiene al terzo posto in Italia per l’export del manifatturiero, dietro a Milano e Torino, ma la sua posizione è insidiata da Brescia. La quota delle esportazioni manifatturiere vicentine pesa per il 4,0% sul totale italiano. Sul podio al secondo posto si trova Torino, la cui quota pesa sul totale poco più di quella berica (4,2%), ma il gap con il capoluogo piemontese sale a 504 milioni. Torino è cresciuta maggiormente di Vicenza su base annua (+22,7%). Al quarto posto si piazza invece Brescia con un’incidenza del 3,9%, una crescita del +24,5%, e una differenza con Vicenza di appena 364 milioni. Fra le prime 10, le altre venete sono Treviso al 9° posto con un’incidenza del 2,8% e Verona al 10° con 2,4%. Sul gradino più alto si trova ancora Milano, il cui export manifatturiero vale 25 miliardi e 842 milioni con un peso dell’8,9%. Milano cresce del +20,5% ossia in maniera maggiore di Vicenza ma minore di Torino.

I mercati di destinazione

Nella distribuzione dell’export vicentino nel mondo, l’area europea si conferma il principale mercato di sbocco, sebbene la sua quota sul totale sia in calo sul I semestre 2021 e la crescita sia inferiore ad altre aree. Aumenta il peso del continente americano e di quello asiatico. La quota dell’Europa si attesta nei primi 6 mesi del 2022 a 64,7% contro il 67,1% dello stesso arco di tempo del 2021. Inoltre, l'Europa cresce in misura inferiore rispetto agli altri mercati (+14,7%). Questo è probabilmente dovuto alla fine delle restrizioni alla circolazione, che ha consentito un incremento nelle consegne, e di questo hanno beneficiato aree geografiche più lontane. L’Asia pesa per il 15,9%, un dato in crescita rispetto al 14,8% del periodo di riferimento precedente e allo stesso livello dell’anno 2019. Il mercato americano sale a 14,8% da 13,3%: è questa l’area che detiene la maggior crescita con +32,1% e un aumento di 417 milioni in ragione di anno. Africa e Oceania sono pressoché stabili rispettivamente a 3,6% e 1,1%.

Fra i Paesi che maggiormente assorbono il prodotto manifatturiero berico i risultati sono decisamente positivi, con l’eccezione della Svizzera e ovviamente della Russia. Sale ancora la quota di assorbimento della Germania, tradizionale mercato di sbocco per l’export berico, passando da 12,3% dell’anno 2021 a 12,6% del I semestre 2022. In termini percentuali l’export verso questo Paese è cresciuto del +23,1% attestandosi a 1 miliardo e 464 milioni, con una crescita di quasi 275 milioni su base annua. Al secondo posto rimangono gli USA, che avevano già sostituito la Francia nel 2021, con un peso del 10,0% contro il 9,1% del 2021. Il valore assoluto dell’export verso gli Stati Uniti è di 1 miliardo e 161 milioni, e una crescita +36,3%, fra le più alte in classifica. Si tratta di un incremento di 309 milioni in un anno. Terza è quindi la Francia, quasi a pari merito con gli Stati Uniti a 9,6% e un valore inferiore di soli 49 milioni di euro.

(fonte: Ufficio Studi della Camera di Commercio di Vicenza)