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Logistica e sostenibilità

Il magazzino del futuro sarà “green” ed efficiente

Obbiettivo finale: la neutralità carbonica

Il settore della logistica ha un ruolo determinante per la crescita e lo sviluppo di tutto il sistema economico: la sua centralità richiede di questi tempi una profonda evoluzione non solo del magazzino, ma di tutti i processi correlati. L'obiettivo è estremamente ambizioso: abbattere progressivamente l'impatto ambientale, puntando infine alla neutralità carbonica.

Una logistica più sostenibile necessita quindi di un adeguamento dei processi e di un cambio di configurazione infrastrutturale. Tale “rivoluzione verde” impatta con forza in qualsiasi ambito: basti pensare alla gestione delle flotte in ambito distributivo ed allo stoccaggio delle merci in ambito logistico. Il bandolo della matassa è insito nel raggiungere un vero e proprio equilibrio sul piano economico ed ecologico: l'azienda può e dovrà crescere anche senza incidere negativamente sull'ambiente, sia esso inteso nel senso più ampio che come territorio circostante.

Prima di tutto è indispensabile stabilire un punto di partenza, un capitolo zero sul quale costruire un percorso più virtuoso. In altre parole, è necessario calcolare l'impronta carbonica del magazzino e di tutto il settore logistico dell'azienda allo stato attuale.

In generale, l'impronta carbonica è un parametro che viene utilizzato per stimare le emissioni gas serra causate da un prodotto, da un servizio, da un'organizzazione, da un evento o da un individuo, espresse generalmente in tonnellate di CO2 equivalente (ovvero prendendo come riferimento per tutti i gas serra l'effetto associato alla CO2, assunto pari a 1. I gas serra che devono essere presi in considerazione sono: anidride carbonica (CO2, da cui il nome "impronta carbonica"), metano (CH4), monossido di diazoto (N2O), idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) e esafloruro di zolfo (SF6). Tale parametro può essere utilizzato per la determinazione degli impatti ambientali che le emissioni hanno sui cambiamenti climatici di origine antropica.

Una volta stabilita la cosiddetta “carbon footprint” è il momento di passare all'azione e contribuire attivamente alla riduzione dell'inquinamento atmosferico, acustico, idrico e del suolo: ogni anello, ogni passaggio dell'intera supply chain logistica dovrà essere analizzato nel dettaglio per identificare come e dove cambiare in chiave più sostenibile senza per questo perdere terreno sul piano della competitività.

Un'ulteriore ottimizzazione va ricercata nell'uso razionale ed intelligente delle risorse. I campi di applicazione sono innumerevoli: si va dall'utilizzo di macchinari per la movimentazione delle merci come carrelli elevatori e muletti caratterizzati da un'elevata efficienza energetica fino al parziale o totale recupero e riciclo degli imballaggi in carta e plastica atti a proteggere la merce in entrata nel magazzino.

La dipendenza dai combustibili fossili è uno degli scogli più ardui da superare: una sfida che richiede ancora una volta un radicale cambio di mentalità ed ingenti investimenti. Per quanto concerne il trasporto su gomma, qualcosa si sta muovendo: arrivano le prime motrici di TIR elettriche, la rete di ricarica lungo le autostrade europee sta muovendo i primi passi. Si studiano anche soluzioni più radicali, come tratti stradali muniti di cavi aerei per ricarica “on the go” o addirittura intere sezioni di autostrada attrezzate con ricarica a induzione installata al di sotto del manto stradale. Il criterio ambientale deve farsi strada nella logistica anche su piano della comunicazione: il cliente spesso non percepisce gli sforzi necessari per stoccare e trasportare la merce, tantomeno considera la sfida insita nella riduzione dell'impatto che tali processi hanno sull'ambiente.