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MARIANO RIGOTTO INTERVISTA AL PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE

«Lavoriamo sulla formazione: la capacità di innovare dipende anche dalle competenze disponibili sul territorio»

Investire nelle nuove tecnologie ed essere capaci di innovare continuamente non sono più obiettivi facoltativi per chi fa impresa: diventano obbligatori per rimanere competitivi sul mercato, tanto per i grandi quanto per i piccoli. Ma se i primi hanno le risorse e le strutture per muoversi autonomamente, le piccole aziende hanno bisogno in molti casi di essere accompagnate verso questa nuova forma di competitività. Che questa sia una necessità ormai inderogabile è convinzione dichiarata di Mariano Rigotto, presidente di Apindustria Confimi Vicenza, associazione concentrata sulle risposte da dare alle Pmi nel campo della trasformazione tecnologica.

Come vi state muovendo per portare i temi della digitalizzazione tra le imprese?

Il sostegno all’innovazione nelle piccole e medie imprese del nostro territorio è un impegno che portiamo avanti su più fronti: da una parte con iniziative di aggiornamento e di approfondimento che vengono proposte periodicamente agli imprenditori, dall’altra con progetti più articolati e a lungo termine. Sotto il primo aspetto c’è da ricordare l’attività di informazione e sensibilizzazione che realizziamo attraverso “I mercoledì degli imprenditori”. Si tratta, vista la fase che stiamo attraversando, necessariamente di webinar, che per questo chiamiamo anche “WEBnesday”: si svolgono appunto al mercoledì pomeriggio su vari temi di interesse per chi fa impresa. Quelli di cui ci occuperemo nei prossimi incontri riguarderanno lo Smart Manufacturing, i bandi finanziati per le imprese e la sicurezza informatica. Un altro servizio che abbiamo attivato per favorire la diffusione delle tecnologie 4.0, sulla base di un accordo con l'Ordine dei Periti di Vicenza, riguarda la realizzazione delle perizie che servono per beneficiare delle agevolazioni sugli investimenti effettuati. Poi c’è il secondo aspetto, quello legato alle progettualità più di lungo termine. Lo scorso anno, insieme con il CPV e l’Università di Padova, abbiamo sottoscritto una convenzione per la creazione di un Centro di riferimento sul tema della "mass customization", nell’ambito di un progetto del valore complessivo di circa 1 milione di euro finanziato dall’Unione Europea.

Cosa si intende per "mass customization"?

Significa combinare la massima possibilità di personalizzazione del prodotto con i costi ridotti tipici delle produzioni di massa. Fino a pochi anni fa sembrava un’utopia, ma oggi con l’avvento delle tecnologie 4.0, diventa una prospettiva molto concreta e indispensabile per la competitività delle imprese. Lo strumento per raggiungere gli obiettivi è la creazione di centri di competenza – i cosiddetti DEA Center - per aiutare le aziende a intraprendere questo percorso in modo sempre più utile ed efficace. Il DEA Center di Vicenza sarà attivo presso la nostra sede, dove opereranno specialisti in grado di assistere le piccole e medie imprese del territorio attraverso consulenze individuali e attività di gruppo.

Qual è il target al quale si rivolge?

Affiancherà oltre cento Pmi attive nella produzione di sistemi e prodotti per la filiera dell’edilizia, erogando servizi di formazione e supporto per lo sviluppo di tecnologie MC 4.0. Un’attività, questa, che proseguirà anche dopo la conclusione formale del progetto, come centro di competenza in grado di aggregare ulteriori imprese interessate al tema.

È un modo per dare risposte di innovazione a imprese che per le loro dimensioni non sempre possono essere in grado di dotarsi di competenze e risorse necessarie?

Sì. La capacità di innovazione è essenziale per restare competitivi, ma certe innovazioni richiedono competenze e capitali difficilmente alla portata delle singole aziende: questo progetto dunque ci consentirà di aprire nuovi orizzonti per quelle piccole e medie imprese che sono sensibili all’innovazione, ma che per svilupparla necessitano di lavorare in rete con altre aziende e con strutture già in possesso delle necessarie competenze.

La digitalizzazione è anche un tema che ha bisogno di competenze e di professionalità specifiche. Si tratta di trovarle, però...

Sostenere l'innovazione significa anche favorire la crescita di lavoratori in possesso di adeguate competenze. In questo senso, a medio e lungo termine, si inserisce anche un progetto di orientamento verso le materie scientifico-tecnologiche, promosso dal Gruppo Donne della nostra associazione. Le destinatarie dell'iniziativa sono studentesse del secondo e del quarto anno di alcuni istituti superiori di Vicenza, alle quali saranno proposte attività esclusivamente pratiche: parteciperanno a laboratori esperienziali, toccheranno con mano strumenti e attrezzature, faranno una serie di esperimenti, si confronteranno con ricercatori, esperti e mentori, raccoglieranno una "sfida" che verrà loro lanciata, si organizzeranno in piccoli gruppi e proporranno soluzioni che dovranno poi esporre a una giuria di esperti e imprese.

Diventa anche questa un’occasione per sviluppare il dialogo fra scuola, università e imprese?

Non c'è dubbio. Si tratta di un tema che ci riguarda e che per questo stiamo portando avanti nei nostri mandamenti, con i nostri responsabili dell'orientamento. Del resto la capacità di innovazione dipende anche dalle competenze disponibili nel territorio. Di qui l’attenzione particolare che riteniamo essenziale rivolgere all’orientamento scolastico. Proprio su questo fronte abbiamo lanciato un progetto che si chiama “Girls & Science” e che ha l’obiettivo di incrociare due temi sempre più attuali e prioritari, e tra loro interconnessi: lo sviluppo del sistema economico locale nel campo dell’innovazione tecnologica e l’aumento dell’occupazione femminile, anche in questo caso negli ambiti scientifico-tecnologici. Una cosa certa è che già oggi molte imprese fanno fatica a reperire personale con competenze tecniche altamente specializzate e questa difficoltà è destinata ad acuirsi sempre più in futuro.

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Stefano Tomasoni