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Mercato

Consumi: solo il 25% spenderà di più nel 2022

. I risultati di una recente indagine di Nomisma sui consumatori

Essere un’azienda competitiva significa anche porsi continuamente delle domande su cosa chiederà il mercato e come si evolverà questa domanda. Questo principio vale a maggior ragione in uno scenario di forte incertezza come quello che stiamo vivendo. Per quanto riguarda in particolare il comportamento dei consumatori, alcune indicazioni utili arrivano da un’indagine condotta da Nomisma nel mese di marzo, dunque molto recente, che parte da una premessa: la pandemia nel 2020 è stata uno “tsunami” per i consumi delle famiglie. A pesare sono non solo le ripetute restrizioni per gli acquisti, ma soprattutto la violenta riduzione dei redditi e l’incertezza per il futuro. Fenomeni che hanno indotto anche le famiglie che non hanno subito impatti economici rilevanti a mantenere un tasso di risparmio nettamente superiore rispetto a quello dei periodi precedenti. Nel 2021, le condizioni di contesto ed il clima di fiducia sono stati certamente più favorevoli ma purtroppo hanno permesso di riconquistare appena la metà dei minori consumi dell’anno precedente, le famiglie italiane spendono quasi 4mila euro annui in meno rispetto al pre-Covid. Un ritardo che difficilmente si colmerà anche nel corso del 2022, nonostante la spesa in crescita rispetto al 2021, ma comunque inferiore ai livelli pre-pandemia. Nel 2022, si assisterà ad un saldo negativo tra coloro che dichiarano che aumenteranno complessivamente la spesa per consumi rispetto al 2019, rispetto a chi pensa di aumentarla (saldo -4%). Tra i fattori che nel 2022 potranno penalizzare maggiormente i consumi vi è la spinta inflazionistica e l’impatto sul potere d’acquisto; gli italiani sanno che dovranno reggere l’urto dell’aumento delle spese obbligate (energia, salute, carburanti) e saranno costretti a comprimere gli acquisti rinviabili e quelli non necessari. A confronto l’evoluzione della situazione pandemica sembra un elemento che può incidere, ma in misura decisamente inferiore rispetto al passato. Nel mese di dicembre 2021, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) di Istat, al lordo dei tabacchi, è aumentato dello 0,4% su base mensile e del 3,9% su base annua. A preoccupare non sono solamente le bollette di luce e gas: l’inflazione si pone come minaccia del carrello “allargato” della spesa. Altri elementi che potranno intaccare la voglia di ripartenza dei consumi vanno ricercati nel peggioramento del clima sociale del Paese e la propensione al risparmio delle famiglie, per l’anno appena iniziato, infatti, solo un italiano su quattro immagina di poter dedicare agli acquisti un budget maggiore rispetto al 2019. Nel 2022 aumenterà la quota di italiani che spenderanno di più per la salute rispetto a chi invece contrarrà la spesa (con un saldo netto pari al +10%), l’educazione dei figli (saldo netto +9%), la gestione dell’auto (saldo netto +8%) e la manutenzione della casa (saldo netto +6%). Viceversa, si farà maggiore attenzione ai trasporti pubblici (saldo netto -18%) e alle uscite destinate all’arredamento (saldo netto -16%), per l’abbigliamento e le scarpe (saldo netto -15%) e per la cura della persona (saldo netto -11%). Guardando agli acquisti futuri, il 9% degli italiani pensa di acquistare una nuova abitazione e in particolare la fascia d’età 30-44 anni una nuova auto. Nel 2020 la pandemia ha avuto un evidente effetto sulle condizioni economiche delle famiglie. La condizione di povertà assoluta, sulla base dei parametri definiti da Istat, ha riguardato oltre cinque milioni e seicentomila individui, vale a dire il 9% delle persone residenti in Italia, mentre nell’anno precedente la quota era pari all’8%. Dalla fine del lockdown ad oggi non solo le famiglie in povertà assoluta hanno risentito degli effetti economici della pandemia, questi si sono manifestati, in particolare nel Mezzogiorno, portando a situazioni di difficoltà anche nel rispetto degli impegni di pagamento. Nel 2021 emerge così una parte di italiani che ha dichiarato di essere riuscita a far fronte con fatica ai propri impegni finanziari, si tratti di bollette di luce e gas (12%), affitto dell’abitazione, rate dei mutui, dei finanziamenti o dei prestiti personali (8% nel complesso). E se da un lato ci sono famiglie in difficoltà, dall’altro ce ne sono altre che scelgono di non investire a causa della situazione di forte incertezza, incrementando i depositi di liquidità.